Giovedì venti ottobre
Faceva freddo quel pomeriggio, una leggera pioggia si abbatteva sul cemento e le urla erano attenuate dal rumore del treno sulle rotaie. < Basta vi prego! > Lorenzo era a terra, aveva il naso rotto da cui grondava sangue e l'occhio sinistro gonfio a causa di un gancio destro. I tre ragazzi capeggiati da Piero continuavano a colpire con calci e pugni il ragazzino a terra, ormai era solo un corpo in lacrime che urlava per il dolore. < Questo è ciò che ti meriti! Non provare mai più a guardare Giada neanche per sbaglio. Ciccione di merda! > I colpi si fermarono, il ragazzo sputò sul corpo inerme di Lorenzo, si allontanò accompagnato dai suoi amici che si complimentavano con lui per il gesto finale. Lorenzo rimase a terra piangendo per svariato tempo, non erano una novità gli atti di bullismo per lui ma non era mai stato picchiato così tanto. Quel giorno il motivo dell'odio verso di lui era nato da una semplice conversazione, durante l'intervallo si era fermato a parlare con Giada una sua compagna di classe molto dolce e gentile, lui voleva solo fare amicizia e adesso aveva un naso rotto. Piero, il bullo peggiore della scuola aveva una cotta per la ragazza e non poteva sopportare che qualcuno ci parlasse, specialmente Lorenzo, nel frattempo la pioggia si era trasformata in un diluvio e il sole era calato. Il ragazzo tremava, era completamente bagnato e ogni respiro era come una coltellata al petto. Quando l'ambulanza arrivò, Lorenzo aveva perso i sensi da quasi venti minuti, lo aveva trovato una signora sulla settantina che per evitare il traffico usava quel sotto passaggio come scorciatoia. Venne portato d'urgenza all'ospedale San Raffaele e i suoi genitori accorsero non appena saputo delle condizioni del figlio. Lorenzo aveva due costole incrinate, un braccio e una gamba rotte, ovviamente anche il naso e l'occhio avevano risentito dei colpi di Piero. < Ha solo dodici anni, come possono avergli fatto qualcosa del genere. Ho avuto così tanta paura Armando. > Il ragazzo sentì la madre piangere sulla spalla del padre. Riaprì lentamente l'unico occhio funzionante e si guardò in torno, i suoi genitori erano vicino alla porta della stanza e la pioggia colpiva forte contro i vetri delle finestre. L'orologio appeso al muro davanti al letto su cui era steso segnava le sei e dieci di sera. < Mamma. > Lorenzo faticò molto per parlare, le labbra erano incollate fra loro e la gola bruciava a ogni respiro, < Tesoro! >. La madre corse subito dal figlio poi lo baciò sulla fronte con delicatezza nel timore di fargli male. < Come stai? > Chiese il padre sedendosi ai piedi del letto. < Come se un autobus mi fosse passato sopra. > Rispose il ragazzino con un leggero sorriso ironico sul viso, i suoi genitori gli strinsero delicatamente una mano, < Amore, chi ti fatto questo? > Chiese la madre a bassa voce, Lorenzo non voleva risponderle. Sapeva che cosa sarebbe successo se avesse parlato, e lui voleva evitare il più possibile di avere altri problemi a scuola, scosse la testa. < Non me lo ricordo > Disse, i genitori sapevano che stava mentendo, ma non volevano insistere per il momento in modo da evitare che soffrisse ancora di più. < Va bene. Allora tesoro i dottori hanno detto che dovrai rimanere in ospedale per un po' di tempo. Noi verremo a trovarti tutti i giorni a turno dopo il lavoro, verranno anche la nonna e tua cugina Rebecca. > Lorenzo spalancò gli occhi. < No. Lei no. > Sentenziò il ragazzo. < Non dire così Lori, > Lo rimproverò il padre.< tua cugina non sarà la persona più amabile del mondo ma di sicuro ti vuole bene. > Disse guardando il figlio negli occhi. < No non è vero, è una egoista che pensa solo a stessa. Non le importa niente di me e di voi, sicuramente lo fa solo per fare bella figura con la nonna, così quando non ci sarà più magari le lascerà qualcosa. > Era vero, Rebecca voleva solo una grossa fetta di eredità per lei, ma tutti sapevano che la signora Ludovica la considerava la peggiore dei suoi tre nipoti, infatti già da tempo aveva scritto nel suo testamento che alla nipote spettava solamente una collana di perle e la sua bigiotteria scadente. < Smettila di dire cose del genere, vedrai che si comporterà bene con te, e sicuramente ti vuole bene anche se non lo dimostra spesso. > Disse la madre alzandosi e avvicinandosi al marito. < Non lo dimostra mai, ne a me ne a nessun altro, tranne al suo stupido telefono. >

STAI LEGGENDO
Un racconto per un'anima
FantasyQuando sei costretto a lottare per sopravvivere le fiabe non sono più magiche. Se i bambini muoiono mentre ascoltano le fiabe arriva una figura che gli propone un accordo, riavranno la loro vita in cambio di un'altra. Così Lucia si ritrova nei luogh...