Giovedì quindici ottobre
Erano quasi le cinque del pomeriggio e a Bologna era la tipica giornata di nebbia della pianura padana, Lucia stava rientrando a casa dopo aver passato tutto il pomeriggio a un corso pomeridiano di matematica. Scese dal bus pochi istanti dopo che una leggera pioggia cominciasse a scendere, i famosi portici della città la difesero dalle gocce d'acqua che cadevano. Dopo pochi minuti fu davanti al cancello di casa, velocemente prese le chiavi e aprì, una dei suoi vicini che stava a sua volta rientrando in casa le tenne il portone principale aperto < Grazie. > Prese la posta e salì in ascensore, la luce si accese sul pulsante del quarto piano non appena lo premette, quando uscì si diresse alla seconda porta a sinistra, civico numero dodici. Entrò in casa, appena la vide il suo gatto cominciò a miagolare. < Salve Biagio come sta? > In risposta il felino si mise a fare le fusa. < Mi fa piacere sapere che ha sentito la mia mancanza signore. > Amava dare del lei agli animali, sin da piccola credeva che meritassero lo stesso rispetto delle persone, forse anche di più. Appoggiò lo zaino in camera sua, si tolse giacca e felpa e si diresse in bagno per fare una calda e rilassante doccia. Quel rigido giorno d'ottobre le aveva riempito le ossa di freddo e umidità, le giornate si accorciavano mentre la temperatura si abbassava e lei che era un'amante dell'estate non ne era felice. Si avviò ad accendere la stufetta canticchiando, I suoi genitori erano via per qualche giorno, una breve vacanza per festeggiare la promozione della madre, ciò le permise di fare una doccia rilassante senza che qualcuno la disturbasse o le mettesse fretta. Si svestì e aprì la tenda di plastica rilasciando una nuvola di vapore, sotto l'acqua poté distrarsi dall'ansia per la maturità che la stressava molto, anche se mancavano svariati mesi i professori amavano mettere gli alunni sotto pressione, tutti i giorni gli ricordavano che ogni voto o nota contava e ovviamente anche i suoi genitori non erano molto utili in questo. Suo padre pretendeva che iniziasse già a prepararsi per l'esame d'ammissione all'università e sua madre voleva che mantenesse la sua media quasi perfetta. Lei sognava di entrare nella facoltà di astronomia a Bologna, sin dalle medie sapeva che voleva seguire un percorso nella scienza e quando scelse il liceo scientifico ci mise poco a realizzare il suo obbiettivo. Lucia fece un respiro profondo, l'acqua calda che scendeva sul suo corpo era una delle sensazioni che lei preferiva al mondo, approfittò della casa vuota per cantare a pieni polmoni le sue canzoni preferite anche se non era molto intonata. Si insaponò i capelli, li sciacquò, con l'aiuto di una spugna lavò anche il corpo e dopo aver passato altri cinque minuti sotto il getto caldo uscì dalla doccia. Avvolta nel suo accappatoio passò la mano sul vetro appannato dello specchio, poi cominciò a pettinarsi eliminando ogni nodo, ci mise quasi mezz'ora per asciugare i capelli scuri e lunghi e quando finì dovette raccogliere molti capelli dal pavimento. Si vestì in fretta con un semplice pantalone di tuta grigia, una maglia marrone e una felpa nera, il campanello del citofono risuonò per tutta la casa e lei corse a rispondere. < Chi è? > Chiese portandosi la cornetta all'orecchio. < Io! Muoviti a darmi il tiro che qui fuori si congela. > Rispose l'acuta voce della cugina. Martina era la maggiore dei cugini di Lucia e nonostante i dieci anni di differenza erano sempre andate molto d'accordo sin da piccole rimanendo molto legate. < Salite. > Mise giù la cornetta e andò a chiudere Biagio in camera sua, il gatto aveva la mania di tentare la fuga ogni volta che la porta si apriva e quella sera non voleva rincorrerlo per le scale. Pochi istanti dopo una giovane donna con gli stessi capelli della ragazza ma dai profondi occhi verdi bussò energicamente alla porta, quando la ragazza aprì trovò la cugina che con la mano destra stringeva quella di una bambina e con la sinistra teneva una borsa. < Hey come stai? > Chiese Lucia mentre si avvicinava a baciare sulle guance la cugina, la bambina la guardava sorridendo e lei ricambiò. < Benissimo, non vedo l'ora che Giacomo mi venga a prendere. Oggi è il nostro anniversario e credo voglia fare qualcosa di molto speciale. > Disse con un leggero tono malizioso nella voce. < Dovreste mettere in cantiere il secondo figlio.> Rispose facendole l'occhiolino. < In che senso? > Chiese la bambina. < Niente tesoro! La zia scherzava >. Martina lanciò uno sguardo di fuoco alla cugina. Teoricamente Ornella e Lucia erano cugine di secondo grado ma visto la differenza di anni avevano deciso che zia fosse più adatto. Rimasero per qualche minuto a chiacchierare davanti all'ascensore, il cellulare di Martina squillò e lei cominciò a cercare nella borsa. < Si amore scendo subito. > Mise giù la chiamata e abbracciò la cugina per poi rivolgersi alla figlia. < Dai un bacio alla mamma pulcetta. > La piccola si mise sulla punta dei piedi e si allungò nel tentativo di raggiungere la guancia della madre ma lei dovette inginocchiarsi per riuscire ad arrivare all'altezza della figlia. < Torno domani a prenderla per mezzo giorno, mettila a letto per le nove, ne prima ne dopo. Evita i latticini, e per favore non dargli degli zuccheri o qualsiasi cosa la possa tenere sveglia! > Lucia rise nel vedere Martina con uno sguardo disperato sul volto, ormai lei lo conosceva, era lo sguardo di una madre che aveva bisogno di una pausa dai figli. < Non preoccuparti, ora va a divertirti e salutami Giacomo. > La bambina diede un ultimo abbraccio alla madre ed entrò in casa, intanto Martina era entrata nel piccolo ascensore e salutava la figlia dal vetro sporco della porta. Lucia Sorrise un'ultima volta alla cugina, entrò in casa con la nipote e si richiuse la porta alle spalle. < Allora, Ornella come va? > La piccola Ornella era la fotocopia della madre, grandi occhi verdi e i tipici capelli scuri della famiglia Migli, li portava in due trecce ordinate e aveva una frangetta così lunga che quando sbatteva le palpebre la sfiorava con le ciglia. < Dammi lo zaino che lo appoggio in camera mia, a proposito dormirai lì stanotte. Io sarò nella stanza dei miei genitori che è la porta accanto. > Mise lo zaino sul letto e iniziò a svuotarlo, posizionò il pupazzo preferito della nipote sul letto e il pigiama sul cuscino. < Possiamo giocare al parco? > Chiesa Ornella con lo sguardo verso il basso. Sapeva che era inutile chiederlo visto che fuori pioveva già da un po', ma lei ci sperava visto che la zia era sempre gentile e buona con lei. Amava costruire castelli col fango ma a casa sua non aveva un giardino, quindi il parco era la sua unica possibilità e quella era la giornata perfetta. < Mi spiace Ornella ma con questo tempo non si può uscire, ormai è buio per andare fuori, mi spiace pulcetta. > La piccola si lasciò sfuggire un sospiro deluso. Lucia non voleva che la nipote fosse triste a causa sua e amava vederla sorridere. < Facciamo così, > Guardò l'orologio che aveva al polso. < sono le sette, se vuoi puoi aiutarmi a cucinare. Va bene? > Sul viso della bambina comparve un enorme sorriso, sua madre non la faceva mai avvicinare alla cucina. < Okay. > Disse contenta e Lucia ricambiò il sorriso. Verso le sette e quaranta, i fornelli vennero accesi. La ragazza aveva setacciato casa alla ricerca di qualcosa di commestibile, si era dimenticata di fare la spesa mentre tornava a casa. Trovò una bottiglia di passata di pomodoro e optò per un piatto di pasta. < Per prima cosa bisogna mettere a bollire l'acqua per la pasta, poi si mette a rosolare la cipolla con un filo d'olio in un secondo pentolino. Dai prova tu. > Abbassò il pentolino con dentro la cipolla all'altezza della bambina. Dopo qualche tentativo, con movimenti un po' impacciati, riuscì a versare la giusta quantità d'olio. Per aiutarla la ragazza prese una sedia e l'avvicino al piano cottura. < Ora mettiamo la passata con un goccio d'acqua nella stessa pentola e mescoliamo. Dopo questo, appena l'acqua bolle, la saliamo e poi si aspetta che la pasta sia cotta. > Riuscirono senza troppi problemi a finire di cucinare e cenare parlando della giornata della più piccola, Ornella era felice che la zia le avesse permesso di cucinare insieme.

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Un racconto per un'anima
FantasíaQuando sei costretto a lottare per sopravvivere le fiabe non sono più magiche. Se i bambini muoiono mentre ascoltano le fiabe arriva una figura che gli propone un accordo, riavranno la loro vita in cambio di un'altra. Così Lucia si ritrova nei luogh...