Inizialmente Lucia pensò fosse un sogno, era sdraiata su di un manto d'erba particolarmente comodo. Il sole colpiva a intermittenza il suo viso, i raggi di sole si facevano strada tra le foglie degli alberi mosse dal vento che trasportava il profumo di muschio e resina alle sue narici. I suoni della foresta componevano una melodia intorno a lei, il fruscio delle foglie e i vivaci versi degli animali erano la cornice perfetta per quel sogno. Ma non era un sogno. Lentamente la ragazza aprì gli occhi, in un primo momento vide solo il cielo e le verdi foglie appese sugli alti alberi che la circondavano, continuò a osservare quella foresta che le ricordava i bei momenti passati con i cugini in estate fra i boschi del Trentino, per un po' quel paesaggio calmo e familiare la fece sentire in pace. Si rese conto di quanto quel luogo fosse reale solo quando cominciò a disegnare dei cerchi nel sottile strato di fango che si era creato con l'umidità, la sensazione della terra nelle unghie era troppo vivida, troppo vera. Si alzò di scatto e si mise a sedere, analizzò le sue unghie ripulendole dalla terra, poi annuso il profumo della polvere su di esse e accarezzò l'erba capendo quanto quel luogo fosse reale. Il cuore iniziò a battere più velocemente, il suo respiro divenne irregolare, gli occhi saettavano ovunque senza mai fermarsi su di un punto preciso e la paura cominciò a preme come un macigno all'altezza della cassa toracica. "Non è un sogno. Mi hanno rapita? Dov'è Ornella?" pensò. Il panico prese il controllo della sua mente e del suo corpo, cominciò a tremare e subito dopo si alzò in piedi e corse verso l'albero più vicino, vi si aggrappò e dopo essere caduta sulle ginocchia tremanti vomitò tutto ciò che conteneva il suo stomaco finché il sapore della bile le riempì la gola. Aveva le lacrime agli occhi e un attacco di panico in atto, aveva un disperato bisogno del suo inalatore, senza di esso sapeva che sarebbe svenuta da un momento all'altro. < Curiosa reazione, di solito gli altri piangono e basta. > Lucia si girò di scatto in direzione di quella voce così familiare, il Canta Storie era seduto a un tavolo da tè riccamente apparecchiato per due in stile barocco, vestito in modo sfarzoso il ragazzo si comportava come se fosse totalmente normale sorseggiare tè in mezzo a una foresta. < Vieni cara, siediti qui con me. > Lucia lo avvertì subito, non aveva più il controllo sul suo corpo. I suoi muscoli si rilassarono e smise di piangere, sentiva un impulso impossibile da reprimere che gli imponeva di andargli in contro. Tentò disperatamente di sottrarsi da quella spiacevole sensazione d'impotenza, ma per quanto la sua mente fosse abbastanza lucida da capire che il suo corpo non le rispondeva più, lei non riuscì a fermare i suoi piedi che, legati nelle scarpe da ginnastica, facevano un passo alla volta verso quella inquietante figura. < Non ti preoccupare, avrai qualche risposta. > Blu si sedette e incrociò gli occhi con quelli del Canta Storie, i quali erano azzurri come il ghiaccio, pericolosi e maligni. Davanti a lei in un piatto decorato era appoggiato il suo inalatore, voleva prenderlo ma il suo corpo era immobile su quella sedia. La ragazza riuscì a riprendere il controllo della proprie corde vocali. < Dove sono? Perché sono qui? E dov'è mia nipote? > Il ragazzo le sorrise mentre masticava un piccolo biscotto con marmellata d'arancia. < Vedi, in realtà è molto semplice. Tu ti trovi in una fiaba, una delle mie e sei qui perché io prediligo la vita dei bambini, quindi la tua piccola nipote ha scelto te per fare in modo di tornare. > Non riusciva a crederci, Lucia non poteva capacitarsi di essere in una delle fiabe della sua infanzia, sicuramente l'uomo mentiva e in realtà erano in una foresta qualunque, inoltre non aveva capito la seconda parte di quella spiegazione. < In che senso avrà il modo di tornare? Le hai fatto qualcosa? > Lei lo osservò ripulirsi le mani dai resti del biscotto. < Tua nipote è morta, il giorno della fuga di gas lei è morta. > A Lucia si mozzò il fiato, era morta, ma com'era possibile se solo poche ore prima avevano passato un intero pomeriggio insieme. < Devi sapere che quando dei bambini muoiono mentre ascoltano le mie fiabe io gli concedo una scelta, morire o sacrificare qualcuno in cambio della loro vita. La piccola Ornella è morta ma ha deciso che la tua anima può ridonarle la vita. > Non credeva a una sola parola del Canta Storie, niente di ciò che aveva detto poteva essere vero, però si rese conto che la sua incapacità di muovere il suo corpo sembrava quasi qualcosa di magico. Anche il fatto che lui fosse apparso dal nulla con un tavolo apparecchiato era sospetto, eppure la parte logica di Lucia le diceva che tutto questo era impossibile e che probabilmente lui era un sadico che aveva organizzato qualcosa di macabro per uccidere lei e Ornella. < Non preoccuparti cara, non dovrai necessariamente morire. > Disse il Canta Storie, Lucia alzò il viso verso di lui che le sorrideva amorevolmente. <Quando i bambini compiono questa scelta sono consci del fatto che ciò li trasformerebbe in degli assassini, quindi io ho deciso che coloro che scelgono da sacrificare per tornare a vivere hanno il diritto di lottare per tenersi la loro anima. > Il ragazzo si alzò e con calma si sistemo i vestiti lisciando ogni piega. < Ora vado, manderò lei a spiegarti come funziona siccome io devo presentarmi ad altre anime. Buona fortuna mia cara. > Le baciò la mano, e quando la ragazza sbatté gli occhi lui era già scomparso insieme al tavolo, l'unica cosa rimasta era la sedia sulla quale Lucia era seduta e il piatto con l'inalatore posato a terra su di una roccia coperta di muschio, quando si alzò per prenderlo la sedia scomparve e lo stesso fece il piatto. Era tutto vero, era intrappolata in una fiaba.

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Un racconto per un'anima
FantasíaQuando sei costretto a lottare per sopravvivere le fiabe non sono più magiche. Se i bambini muoiono mentre ascoltano le fiabe arriva una figura che gli propone un accordo, riavranno la loro vita in cambio di un'altra. Così Lucia si ritrova nei luogh...