17

16 4 4
                                    

Si risvegliò in un bosco, il terreno umido le dava sollievo alla pelle bruciata delle braccia. Aveva ancora il maglione intorno alla testa e sabbia ovunque, lentamente si mise a sedere poi si tolse il maglione guardando la nuova fiaba che la circondava. Alla sua sinistra il bosco finiva, un fossato circondava un castello con il ponte levatoio abbassato. Lucia era determinata a prendere il ruolo del protagonista in modo da poter tornare a casa, il Canta Storie le aveva confermato che doveva solo rispettare le regole di quella fiaba e sarebbe riuscita a vincere, era facile perché a lei sarebbe bastato capire quale storia fosse e interpretarla senza errori. Quando fu vicina al fossato Blu cominciò a svestirsi rimanendo solo con la maglietta, cominciò a sbattere tutti i vestiti per togliere la sabbia poi scesa la breve riva ed entrò in acqua. Era molto fredda e ne era felice, braccia e viso erano bruciati dal sole così l'acqua aiutò ad alleviare il bruciore. Cercò anche di togliersi il sangue di Rebecca dalle mani, come aveva immaginato ne rimase molto sotto le unghie spezzate, uscì dopo pochi minuti e strizzò la maglietta per rimuovere più acqua possibile e fece lo stesso con i capelli, poi si rivestì e andò verso il ponte per entrare nel castello.

Un tempo doveva essere un bel castello ma ora era rovinato pieno di crepe e sporco, il disordine era visibile sin dal primo corridoio che Lucia percorse alla ricerca di un personaggio. Svariati arazzi erano caduti o erano appesi storti e i loro colori un tempo vividi erano attenuati da uno spesso strato di polvere, sedie e candelabri erano ammassati vicino alle pareti, ogni tanto un tavolo appariva fra il resto del mobilio ed era colmo di oggetti vari e cibo ammuffito. Sulle pareti molti dipinti dimenticati la guardavano passare. La ragazza passò accanto a molte sale deserte cominciando a pensare che nessuno abitasse nel castello ma poco dopo udì un rumore distante e una voce arrabbiata che urlava, qualche secondo dopo un ragazzo svoltò l'angolo davanti a lei con in mano un vassoio con due brocche d'argento vuote. Quando lui la vide uno sguardo terrorizzato apparve sul suo viso. < Andate via signorina, questa fiaba è troppo pericolosa sceglietene un'altra. > Lucia guardò il personaggio, un servitore del protagonista probabilmente. < No, dimmi solo se sono in tempo per prendere il posto del protagonista. > Lei lo guardò dritto negli occhi. < Si ma per favore scappate lo dico per voi. > Blu lo superò, un breve corridoio la separava dalla possibilità di uscire da lì e lei non vi avrebbe rinunciato. Nella grande sala in cui entrò vi era un lungo tavolo di legno con diverse portate sopra, un uomo su i cinquant'anni sedeva a capotavola mentre colpiva il tavolo nervosamente con le dita della mano destra. Il servitore di prima superò Lucia, fra le mani portava due brocche piene di vino che adagiò vicino al suo padrone, s'inchinò e rimase in piedi infondo alla stanza. Mentre si versava il vino l'uomo alzò lo sguardo sulla ragazza, si accarezzò la folta e lunga barba e le fece cenno di avvicinarsi. < Tu devi essere la mia nuova promessa sposa. > Lucia fece una piccola riverenza. < Si signore. > Non aveva ancora abbastanza elementi per capire che fiaba fosse ma pensò che accontentare questo personaggio non fosse del tutto sbagliato. < Venite più vicina mia diletta. > Lei lo accontentò, lui si raddrizzò sulla sedia e le prese una mano per baciarla poi posò una mano sul fianco di lei e la fece scendere fino al suo sedere. Lucia tentò di fare un passo indietro ma lui con l'altra mano la teneva stretta per un polso, le faceva male e quando lui le strinse anche una natica lei gridò. < Lasciami andare! Mi fai male! > Lui si alzò in piedi con ancora la mano che stringeva forte il polso. Avvicinò il suo viso a Lucia e lei sentì la puzza di vino nel suo alito. < Come osi contraddire e ribellarti al tuo futuro marito. Nessuno dice di no a Barbablù. >

L'unica favola che a Lucia non era mai piaciuta era quella di Barbablù, ne aveva molta paura e aveva sempre pensato che fosse troppo macabra per le orecchie di un bambino. Fece spesso incubi su quell'uomo pericoloso della sua infanzia, le sarebbe piaciuto poter rimuoverlo dalla mente.

Il panico la pervase, cominciò a dimenarsi per riuscire a sfuggire alla presa di quell'uomo, era il doppio di lei e molto più forte, sul suo viso un sorriso animalesco era leggermente coperto dalla barba ma i suoi cocchi sbarrati e lattiginosi la guardavano con avido desiderio. Lucia riuscì a tiragli un calcio nell'inguine, lui si piegò e cadde in ginocchio sul pavimento, bestemmio per il dolore poi guardò verso la ragazza. < Tu sarei mia stupida puttana poi morirai come le altre. > Lei approfittò del momento e cominciò a scappare, doveva uscire dal castello ma presa dal panico si perse nel dedalo di corridoi dell'edificio. Voleva trovare un posto dove nascondersi ma non sapeva dove andare, cominciò a pensare a quale potesse essere un punto del castello che avrebbe potuto sfruttare a suo vantaggio, ma nella fiaba il luogo veniva solo parzialmente descritto. Non aveva scelta, doveva nascondersi per forza, perché anche se avesse trovato la strada per l'uscita aveva sentito urlare l'ordine di alzare il ponte. Cominciò a correre per i corridoi superando sale e stanze disabitate cercando un punto isolato oppure un tendaggio che potesse coprirla, ma tutte le porte che apriva davano su stanze vuote e impolverate, le finestre erano troppo strette per passarci attraverso ed erano sprovviste di tende. Poi notò una porticina al centro di un corridoio deserto con solo qualche candelabro a fare d'arredamento. Era bassa e tozza, incastrata nella parete, pezzi d'intonaco che si erano staccati dal muro incrostato di muffa riempivano il pavimento di pietra. Ovviamente la riconobbe subito, aveva popolato i suoi incubi per quasi tutta la sua infanzia, sapeva cosa vi fosse dentro e proprio per questo era probabilmente il posto più sicuro del castello. Riluttante Lucia si avvicinò alla porta e tentò di aprirla, un grosso lucchetto arrugginito le impediva l'accesso, velocemente si alzò e prese uno dei grossi e pesanti candelabri in ferro e con forza cominciò a colpire il lucchetto, quando questo si ruppe Blu lo staccò e lo mise in una delle tasche libere dei jeans, posò il candelabro ed entrò nella stanza. La puzza di cadavere in putrefazione l'accolse insieme a una parziale oscurità, la poca luce presente veniva da una finestrella rettangolare nella parete di fronte a lei. Lucia tentò di respirare con la bocca e mise il colletto del maglione sopra al naso tentando così di coprire la puzza, anche il caldo umido era insopportabile, la faceva sudare e bruciare gli occhi color nocciola. Poi, lentamente, trovò il coraggio di abbassare lo sguardo verso il pavimento, otto cadaveri in diversi stadi di decomposizione giacevano a terra sopra a un leggero strato di paglia secca e sporca di rosso. Lucia vomitò in un angolo, l'immagine di quelle donne riccamente vestite a cui mancavano degli arti era impressa nella sua mente. Alcune avevano della pelle ormai secca che le riscopriva le ossa, altre avevano liquidi densi e gialli che fuoriuscivano delle orbite degli occhi e dalle bocche. Nel rimettersi in piedi la ragazza appoggio il suo peso sulla mano destra che aveva inconsapevolmente appoggiato al petto di uno dei cadaveri, quando tentò di alzarsi il suo peso la fece sprofondare nella cassa toracica della donna, larve, sangue rappreso e organi squagliati le ricoprirono la mano fin sopra al polso. Istintivamente Lucia urlò e si alzò in piedi diretta verso la porta, nascondersi lì era stata una pessima idea, sapeva dei cadaveri delle mogli ma nella fiaba erano descritte come appena uccise e non in decomposizione, un altro conato di vomito le salì in gola. Nella fretta di uscire scivolò sulla paglia e cadde rovinosamente a terra, rischiò di colpire il cadavere meglio conservato, tirò un veloce sospiro di sollievo e andò verso la porta, ma qualcuno l'aprì prima di lei. < Eccoti qua moglie. > I suoi gridi e la mancanza del lucchetto avevano rivelato il suo nascondiglio. Barbablù la prese per i capelli e la trascinò fuori, Lucia urlava con tutto il fiato che aveva in corpo, tentò di aggrapparsi allo stipite della porta, era meglio nascondersi in una stanza piena di cadaveri piuttosto che essere vittima dell'uomo. L'unghia dell'indice sinistro si strappo di netto e per il dolore lasciò la presa. Barbablù la gettò a terra in mezzo al corridoio e Lucia si alzò subito ma lui fu più veloce e l'afferrò per un braccio tirandola. Lei gridava aiuto con ogni forza che l'era rimasta in corpo, si dimenava e lo colpiva ma lui non la lasciò. Cominciò a trascinarla per un'ampia rampa di scale in pietra, lei tentò di farlo sbilanciare in modo da farlo cadere per quei gradini ma lui rimase in equilibrio. L'uomo stanco dei tentativi di liberarsi della ragazza la schiaffeggiò con il retro della mano per tre volte, i denti tagliarono l'interno della guancia di lei che cominciò a sputare sangue. A quel punto le bloccò le mani sopra la testa e la fece stendere di forza sui gradini, la schiena di Lucia si ricoprì di brividi di freddo e paura, il maglione e la maglietta si erano leggermente alzati e la sua pelle era al contatto con la fredda pietra dei gradini. < No ti prego non lo fare. > Lucia era in lacrime, la sensazione di puro panico si fece più accesa quando Barbablù cominciò ad armeggiare con la chiusura dei sui jeans. < No! No! > Urlava la ragazza mentre dimenava le gambe tentando di liberarsi. < Zitta. > Disse lui nello stesso istante in cui la sua mano la violava. La ragazza cominciò a urlare sempre più forte, le faceva male, si sentiva impotente e immobile, completamente terrorizzata e nauseata. L'alito di lui la colpiva in volto, le lacrime continuavano a scorrerle sul viso e anche le sue urla, ora di dolore e paura, non si fermavano. < Devi stare zitta. > L'uomo tolse la sua mano dai polsi di lei per poterle coprire la bocca, Lucia ne approfittò e gli tirò una testata sul naso, lui tolse le sue mani da lei per coprirsi il viso sanguinante e Blu con la fronte che pulsava per il colpo lo spinse giù per le scale, poi senza fermarsi a vedere se fosse già in piedi o no, lei cominciò a correre senza fermarsi verso l'alto. Più correva e più saliva, non si fermava e non voleva, a un certo punto perse l'equilibrio e cadde sbattendo la testa contro la balaustra in ferro, una ferita le si aprì sulla tempia cominciando a sanguinare ma nonostante la testa le girasse lei non si fermò. Lo sentiva urlare qualche piano sotto di lei e con le lacrime che le coprivano ininterrottamente il viso raggiunse la fine della scalinata. Una porta in ferro si trovava in fondo a un breve pianerottolo, lei la oltrepassò e la chiuse con un gancio esterno già presente, il vento le soffiava fra le ciocche madide di sudore, era sul tetto e la vista del tramonto tingeva il mondo di rosa. Con mani tremanti si richiuse i jeans, e si guardò intorno, il tetto era piatto, tutto in pietra e intorno un muretto alto meno di un metro. Lucia non ci pensò troppo a lungo e s'incamminò verso il bordo, pesanti pugni colpivano l'unica porta segno che Barbablù l'aveva raggiunta e stava tentando d'entrare. Lei salì sul muretto e guardò giù, non sapeva quanti metri la dividessero dal suolo ma lei sperava che fossero abbastanza, prese un respiro profondo e guardò il sole tramontare un'ultima volta, poi si lasciò cadere.

Un braccio la bloccò prima che i piedi si staccassero dal bordo. Lucia aprì gli occhi e incrociò lo sguardo con il Canta Storie, lui non le sorrideva come al solito ma era serio quasi arrabbiato. < Qui si perde lealmente. > In un secondo Lucia si ritrovò sola ai piedi del castello vicino al bosco, lui le aveva impedito di suicidarsi, non le era nemmeno concesso questo ultimo gesto disperato, nemmeno la libertà di morire per sua scelta. Cadde in ginocchio, si circondò le braccia e cominciò a piangere disperatamente, non le importava se qualcuno dentro al castello potesse accorgersene, lei ormai si sentiva vuota e sporca, ormai lei stessa non voleva più vivere. < Lucia. > Lei si girò di scatto con il cuore a mille. < Clara. >

Un racconto per un'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora