5

24 3 2
                                        

< Monica ancora grazie. > Disse il padre dandole un bacio sulla guancia. < Si si.> Rispose sbrigativa la ragazza con gli occhi attaccati allo schermo della sua console portatile. < Va a finire di prepararti se no farai tardi. > Gli ricordò la figlia per poi udire i passi svelti di Domenico che percorrevano le scale. < Monica grazie, dopo l'incidente non ero sicura di voler lasciare da sola la povera Mafalda. > Dichiarò Emilia alla ragazza che l'ascoltava distrattamente. Dopo l'incidente Monica odiava la quasi matrigna ancora di più, era colpa sua se Mafalda era quasi morta, solo un idiota compra una torta a cui la propria figlia è allergica. Fu la ragazza a trovarla, sdraiata a terra e con la gola così gonfia che l'aria quasi non passava, fortunatamente l'ambulanza arrivò in tempo. < Sai Monica, domani andrò in centro a fare compere vorresti venire con me? Così magari possiamo trovare qualche vestito carino e magari fare anche un salto dal parrucchiere. > Monica tirò un pugno con rabbia sul divano, si alzò in piedi e guardò dritto negli occhi Emilia. < Non ho intenzione di cambiare niente del mio aspetto perché, incredibile ma vero, io mi piaccio così come sono e tu mi hai rotto il cazzo con i tuoi tentativi inutili nel cercare di cambiare ciò che sono. Capito. > Emilia non si scompose neanche per un attimo, ricambiò il suo sguardo e fece un passo avanti. < Va bene non tenterò più di farti sembrare una persona normale, ma non osare ma più a parlarmi in questo modo, hai capito. > Il fuoco dell'odio ardeva negli occhi di entrambe. < Sono pronto, andiamo cara. > La donna raggiunse il compagno come se non fosse successo niente e lo baciò, poi si girarono e salutarono la ragazza. Non appena la porta si chiuse Monica alzò il dito medio verso le ormai inesistenti figure dei due coniugi. < Puttana. > Disse fra i denti mentre abbassava la mano, guardò l'orario sul cellulare, nove e venti. La ragazza salì le scale e raggiunse la bambina che era già nella sua cameretta. < Pronta per le fiabe della buona notte? > Chiese Monica avviandosi verso la cassa. < Sì. > La voce del Canta Storie riempì la stanza, si avviò verso la porta ma la mano di Mafalda si aggrappo alla sua canottiera nera. < Rimarresti con me finché non mi addormento? Ho paura di restare da sola al buio. > La quasi sorella maggiore si impietosì davanti a quella scena e nonostante tutto le sorrise e si avviò sulla poltrona ai piedi del letto. Accese la lucina da notte della bambina, spense la luce e si mise in attesa. Due fiabe dopo Mafalda ancora non dormiva, e lei non voleva parlarle poiché temeva che la piccola non si sarebbe addormentata, ma poco dopo la stanchezza di quella giornata l'assalì, la voce che usciva dallo stereo la cullò dolcemente. Monica si addormentò.

Un racconto per un'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora