Capitolo 2

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"Brad, io vado. Oggi sono a pranzo da Normani."

"No, Lauren... Non puoi andare. Oggi c'è quella riunione con i nuovi colleghi." Da quando c'era stata la fusione con una delle aziende concorrenti, c'era sempre una riunione.

"Un'altra! Ce n'è sempre una... Non ne posso più, io me la filo." Disse, chiudendo i fascicoli sulla sua scrivania.

"Laur, potresti diventare la responsabile del progetto se fai buona impressione al nuovo capo. Non fare la cretina."

"Modera le parole, Brad." Si innervosì la corvina. "Sanno tutti che sono la migliore nel mio campo, e se vogliono un responsabile che sappia quello che fa, sono l'unica scelta. Ma non sacrificherò la mia pausa pranzo per leccare il culo al nuovo capo. O meglio, al figlio del capo... Sai perfettamente che non sono il tipo. Il mio curriculum parla chiaro, è tutto nero su bianco. Quindi la mia presenza non è fondamentale." Raccattò la sua roba lanciandola nella borsa, prese gli occhiali da sole e se li mise, sorridendo spavalda. Era più che convinta di avere l'incarico. Prese la giacca del suo tailleur e se la poggiò sulle spalle, tenendola con un dito. "A dopo, Brad." Disse allontanandosi, senza nemmeno aspettare una risposta dal collega.

Chiamò l'ascensore, sbuffando per l'attesa. Prese il cellulare per controllare l'orario, mentre le porte dell'ascensore si spalancavano. Una spallata la sorprese facendola barcollare.

"E sta' un po' attenta. Cazzo." Urlò dietro alla mora che l'aveva quasi travolta. "Spocchiosa." Continuò tra sé e sé, scuotendo la testa. Girò lo sguardo verso l'ascensore, congelandosi sul posto. Dei familiari occhi marroni la scrutavano, soffermandosi sulla camicetta sbottonata sul seno. Lauren serrò la mascella.

"Laur, amore..." La voce le arrivò dolce, conciliante.

"Amore un cazzo. Sparisci dalla mia vista." Il suo tono era gelido, al contrario della mora.

"Lasciami spiegare, ti prego..." La ragazza avanzò un passo nella sua direzione, allungando una mano verso di lei. Lauren si scostò brutalmente.

"No. Hai finito di prendermi in giro, Lucy. Non sarò più una bambola tra le tue mani, hai giocato per l'ultima volta."

"No, non lo accetto... io ti amo, e anche tu mi ami, lo so... Ho commesso un errore, può accadere a tutti. È capitato. È stato un incidente!"

"È capitato??? È CAPITATOOO???" Sbraitò. "Spiegami come può essere un incidente quello che ho visto." Abbassò la voce, non le piaceva dare spettacolo di sé. "Sei inciampata e sei finita di faccia nella figa della tua segretaria? È successo così? Eh?"

"Laur..." Aveva una faccia stupita, era rimasta senza parole.

"Niente Laur. Abbiamo chiuso, cazzo, e questa volta è finita per davvero." Le tirò una spallata, entrando nell'ascensore e premendo ossessivamente il pulsante di chiusura delle porte. Non voleva vedere quella faccia mai più in vita sua.

Peccato che doveva vederla ogni giorno in ufficio.

Quando finalmente l'ascensore iniziò la sua discesa, permise alle sue lacrime di scenderle per le guance. Lacrime di delusione, di rabbia, di frustrazione. Ringraziò mentalmente di aver indossato gli occhiali da sole. Quella donna non meritava di vedere i suoi occhi lucidi, di essere consapevole del dolore che le aveva procurato

Raggiunse rapidamente Normani nel ristorante tailandese all'angolo, il loro preferito. Le scoccò un bacio sulla guancia, prima di raccontarle dell'incontro con la sua ex. L'amica scoppiò a ridere.

"Davvero le hai detto così? Avrei voluto esserci."

"Si. Avresti dovuto vedere la sua faccia."

"Dopo un mese finalmente trova il coraggio di parlarti, e tu la smerdi così. Avrei voluto esserci." La voce di Normani era quasi sognante. I loro pensieri furono interrotti dall'arrivo del cameriere, e dopo aver ordinato, fu Lauren a ricominciare a parlare.

Better together - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora