Capitolo 18

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"Camz, ci hai messo una vita..." Sussurrò Lauren mentre Camila si sedeva accanto a lei, mantenendosi il fianco con una mano. La cubana cercò di dissimulare una smorfia di dolore, con scarsi risultati. Lauren infatti le chiese subito: "Cosa succede?"

"Ne parliamo dopo." Divagò Camila. Cercò di concentrarsi sulla presentazione dell'attuale relatore, ma le parole di quella donna sovrastavano i suoi pensieri e le rimbombavano ancora nella testa.

"Camz... che succede?" Le richiese nuovamente, vedendola pensierosa ed arrabbiata.

"La tua cazzo di ex, ecco che succede." Sbottò, cercando di tenere basso il tono di voce.

"Cosa?" Lauren aprì la bocca incredula. Poi riuscì a collegare cervello e bocca. "Cosa diavolo vuole Lucy?"

"E lo chiedi pure?" Le rispose acida Camila. Sapeva che non era colpa di Lauren, ma le parole della sua ex l'avevano ferita, e pungolata proprio sui suoi punti deboli.

"Camz..." Lauren allungò la mano sulla sua coscia per raggiungere quella dell'altra, che però fu rapida a rimuoverla. La corvina si zittì, interdetta e stupita, mentre Camila si alzava.

"Scusa, ho bisogno di... ho bisogno di tempo." Le sussurrò prima di andare via e lasciarla ferma su quella scomoda poltroncina a seguire un congresso di cui in quel momento, sinceramente, non le fregava nulla. Cercò di concentrarsi, ma la preoccupazione era maggiore dell'interesse, così decise di lasciar perdere. Si alzò, guadagnando con indifferenza l'uscita, senza rendersi conto di due occhi marroni che la scrutavano.

Si diresse all'ascensore, aspettando che scendesse al piano terra. Si voltò leggermente, sentendo dei passi dietro di sé. I suoi occhi verdi si scurirono, mentre la mascella si contraeva.

"Ciao, piccola." La salutò Lucy, accostandosi troppo per i suoi gusti.

"TU. Cosa diavolo hai fatto?" Il suo sguardo si incupì ancora di più.

"Intendi al viso? È stata la tua pseudo-ragazza a farmelo. Dovresti dirle appunto due paroline!" Sorrise Lucy, indicando il rossore sulla guancia che probabilmente si sarebbe trasformato in livido il giorno dopo.

"Certo, lo farò. E le paroline che le dirò saranno precisamente: 'hai fatto benissimo, amore'." Si girò verso l'ascensore che stava ancora attendendo.

"Amore? AMORE???" Urlò Lucy, mentre la strattonava per cercare di guardarla in volto. Non sapeva se era più esterrefatta, o più arrabbiata. "Tu non ci credi nell'amore, e ora la chiami con questi nomignoli sdolcinati? Sei ridicola, Lauren!"

"Fottiti, Lucy." Disse la corvina, mentre le porte dell'ascensore si spalancavano. Entrò, ma quando vide che l'altra stava per seguirla ci ripensò subito su. Aveva già subito un'aggressione sessuale, voleva decisamente evitarne un'altra. Si voltò, piazzandosi in mezzo alle due porte con la mano tesa in avanti. "La tua presenza non mi è più gradita, se non l'hai capito."

"Non credi di avermela fatta pagare abbastanza, Laur? Ho sbagliato, ma sono pronta a farmi perdonare e a perdonarti."

"Perdonarmi?" La voce di Lauren era incredula. "TU? TU DOVRESTI PERDONARE ME? E PER COSA, DI GRAZIA?" Non riuscì a non urlare.

"Per esserti messa con quella lì." Lucy era seria mentre lo diceva, a Lauren invece, una volta scemata la rabbia, venne da ridere.

"Tu credi che la mia sia solo una ripicca, vero?"

"Lo è, Laur. Lo sappiamo entrambe. Sarà anche una bella donna, se vogliamo chiamarla così. Ma sappiamo entrambe che stai con lei solo per far ingelosire me. Brava, ci sei riuscita. Ora basta, però."

"Tu non hai capito un bel niente. Camila mi piace davvero, mi rispetta e io rispetto lei, e la nostra una relazione è sana, non tossica come quando stavo con te."

"Cazzate. Con me stavi bene, scopavamo dalla mattina alla sera, mentre lei nemmeno ti tocca." Lauren si fermò, stupita che la mora conoscesse tale dettaglio. "Credevi che non lo sapessi?" Rise con arroganza. "Come può essere una sana relazione, se non ti scopa? So quanto tu ami il sesso, me lo ricordo bene, Laur..." Avanzò di un passo, e la corvina d'istinto fece un passo indietro per riprendere le distanze. Fu uno sbaglio, perché Lucy entrò in ascensore, premendo dei tasti a caso per farlo partire, e quando le porte si chiusero, lo bloccò. Si voltò verso la corvina, sorridendo maliziosa. "Eccome se me lo ricordo... E lo ricorderò anche a te." Disse mentre si avvicinava, sbottonandosi la camicetta.



Camila fissò le due che si stavano confrontando davanti alle porte dell'ascensore, non vista. Restò in disparte, passando inosservata. Digrignò i denti quando Lucy si avvicinò troppo alla sua Lauren, non sapendo se intervenire o no. Sembrava stessero litigando, ma a quella distanza non poteva sentire nulla. Una vocina nella sua testa le diceva che lei non era abbastanza per la corvina, e quella vocina assomigliava fin troppo alla voce della Vives. Le diceva che Lauren aveva delle esigenze, che non avrebbe mai potuto soddisfare perché Lucy se la sarebbe ripresa, e che anche volendo rompere la sua promessa, Camila non sarebbe mai stata all'altezza della sua rivale. Lei non aveva esperienza, non sarebbe mai riuscita a far star bene Lauren.

Fissò le porte dell'ascensore che si chiudevano alle spalle delle due. Persa nei suoi pensieri, bloccata da quella vocina, non era intervenuta. Il display dell'ascensore si accese mostrando la freccia in alto, poi il numero uno. Le avrebbe raggiunte su, dovunque fossero dirette. Pochi istanti dopo, il display mostrò il simbolo che indicava che l'ascensore era stato fermato volontariamente. Strinse i pugni, carpendo in pieno i piani di quell'arpia di Lucy. Stava giocando veramente sporco.

I secondi iniziarono a trascorrere lentamente, mentre il display restava immutato sotto il suo sguardo. Diventarono minuti, mentre i suoi occhi diventavano lucidi, e le parole della Vives rimbombavano tra le sue meningi, con quella sua voce irritante, e quel tono saccente. Lauren èfelice solo quando viene scopata per bene. Cosa credi, che sia innamorata di te? Lauren non ama nessuno,non ci crede in quella cazzata dell'amore.

Trascorsi dieci minuti di angoscia, con l'ascensore ancora fermo, permise alle sue lacrime di scendere. Evidentemente la corvina aveva fatto la sua scelta, che non comprendeva lei. Si asciugò le guance bagnate con il polsino della giacca del tailleur grigio che aveva indossato, passandolo anche sotto al naso che sentiva colare.

"Maledetta Vives." Disse piena di risentimento, fissando la macchia di sangue che si spandeva sul tessuto grigio. Si voltò, avviandosi verso l'uscita dell'hotel, senza avere la possibilità di rendersi conto che l'ascensore aveva ripreso la sua ascesa.

Better together - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora