Capitolo 20

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Era lunedì, erano trascorsi dieci giorni dall'improvviso allontanamento di Camila. Di lei si erano perse le tracce, nessuno aveva avuto sue notizie. Lauren si trascinò stancamente in ufficio, con due occhiaie impossibili da camuffare, e si lasciò quasi cadere sulla sedia girevole, stanca ancor prima di iniziare a lavorare.

Voltò la testa in direzione dell'ascensore, ma lo fece senza alcuna speranza, era un semplice riflesso. Rimase di sasso, vedendo Camila entrare nell'ingresso. Restò a fissarla mentre passava a pochi metri da lei, col volto scavato, lo sguardo basso. Si riscosse solo quando la porta dell'ufficio della cubana si richiuse violentemente.

Inviò rapidamente un messaggio alle altre, avvisandole della novità, prima di riporre il cellulare in borsa, e al suo posto prendere il coraggio a due mani. Entrò senza bussare, silenziosamente, e richiuse la porta alle sue spalle, poggiandovisi contro mentre la osservava. La cubana era seduta al suo posto, aveva il volto tra le mani, i gomiti poggiati alla scrivania.

"Camz..." Mormorò piano, avvicinandosi. La cubana non le rispose, non le diede segno nemmeno di averla sentita. Decise di avvicinarsi, girando attorno alla scrivania. Con le mani fece ruotare la sedia girevole di Camila, di modo da trovarsela di faccia, e si inginocchiò tra le sue gambe, fasciati in un paio di pantaloni di stoffa. Finalmente riuscì a rubare uno sguardo all'altra, leggendole negli occhi un dolore e una disperazione che non avrebbe mai immaginato di poterle vedere dentro. Tutto quello la distrusse, facendole più male di una coltellata al torace.

Camila iniziò a singhiozzare, mentre anche sul suo viso le lacrime iniziavano a scorrere piano.

"Ti giuro, ti giuro che non è successo nulla con Lucy." La sua voce si ruppe, ma continuò a parlare. "Devi credermi, Camz, non mi è nemmeno passato per l'anticamera del cervello. Non mi interessa per niente. Io voglio te, voglio solo te."

Non ebbe più modo di dire nulla, le labbra fameliche di Camila furono sulle sue, togliendole il fiato. Sentiva il suo sapore, misto a quello delle lacrime di entrambe che pian piano andavano asciugandosi. La cubana la sbilanciò fortemente, facendola atterrare col sedere sulla moquette dell'ufficio. Non ebbe il tempo di riflettere, che già le mani dell'altra la stavano spogliando, mentre la bocca le marchiava il seno, il collo, le clavicole, l'addome. Boccheggiò, rendendosi conto che Camila le aveva appena alzato la stretta gonna che aveva indossato quella mattina.

"Camz, aspetta..." Mormorò mentre le mani dell'altra si infilavano sotto l'elastico delle mutandine. Il suo corpo la pregava di stare zitta e far continuare l'altra, ma il suo cervello e la sua coscienza le dicevano che era sbagliato.

"La promessa l'ho fatta io, mica tu. Mi vuoi, Laur?" Chiese abbassandole lo slip fino alle caviglie e risalendo con le mani lungo i polpacci, sulle ginocchia, per poi accarezzare le cosce perfettamente depilate, dove depositò innumerevoli baci.

"Da morire, ma"

Camila la penetrò con due dita, senza sentire altro. Aveva bisogno di sentirla, aveva bisogno di viverla. Il calore che la avvolse, sciolse il gelo che aveva avvolto il suo cuore negli ultimi giorni. Si rese conto di non essere stata esattamente dolce, quindi ammorbidì i movimenti, prendendo il ritmo dettato dai fianchi di Lauren, che boccheggiava davanti a lei.

Voleva tutto di lei. Il calore. La passione. Il sapore. Raggiunse l'intimità dell'altra col volto, baciandola con timore. Il gemito di piacere che fuoriuscì dalla gola di Lauren, le diede lo stimolo per continuare, più spavalda. Concentrò i movimenti della lingua sul suo clitoride, mentre il respiro di Lauren si faceva più veloce e rarefatto. Aggiunse un terzo dito mentre aumentava la velocità delle spinte, sentendo quasi subito le pareti dell'altra contrarsi spasmodicamente. La vista della sua fidanzata che godeva, la fece venire senza nemmeno essere toccata. Cazzo. Non è possibile.

Il suo respiro era affannato quanto quello di Lauren. La corvina unì le loro fronti, fissandola negli occhi con i suoi smeraldi da incantatrice. Avrebbe voluto dirle quanto l'amava, quanto le fosse mancata, quanta angoscia aveva provato in quei giorni lontana da lei. Prese fiato per aprirle il cuore, ma non riuscì a dirle quelle parole. Un rivolo di sangue colò dal naso della cubana, che si alzò subito per arrestarlo.

"Camz, che succede?" Si alzò anche lei, tirando su le mutandine e sistemandosi la gonna ormai sgualcita. Raggiunse la sua fidanzata, che si era voltata di spalle, in cerca di un fazzolettino per asciugare il sangue. "Piccola..." Lauren l'abbracciò da dietro, baciandole una spalla ancora coperta dalla camicetta.

"Laur..." La voce di Camila era di nuovo rotta, gli occhi nuovamente lucidi. "Perdonami, ti prego."

"Per cosa? La nostra è stata solo un'incomprensione, tutta colpa di quella lì." Non voleva pronunciarne più nemmeno il nome.

"Per tutto, Laur. Non avrei dovuto portarti in questa storia. Dovresti andartene, sei ancora in tempo."

"È qui che ti sbagli. È decisamente tardi, non posso andare più da nessuna parte. Perché ormai ho capito di amarti."

La fece voltare tra le sue braccia, baciando dolcemente le sue labbra. Camila si strinse a lei, piangendo al suono di quelle parole che sperava di sentire già da un po'. Avrebbe dovuto dirle che lei non provava lo stesso, che i suoi sentimenti non erano reali. Ma non ci riuscì. Decise per una volta di pensare a sé stessa, essere egoista. Solo una volta, una misera volta.

"Oh, Laur..." La voce era rotta dall'emozione, il cuore e il cervello erano spezzati da sentimenti contrastanti. Si abbandonò nell'abbraccio dell'altra, respirando a fondo il suo profumo, sperando di ricordarlo sempre. "Non immagini quanto ti amo." Mormorò, con la voce attutita dal corpo dell'altra, sperando da una parte che l'avesse sentita, da un'altra parte che non ci fosse riuscita. Cuore e cervello oramai erano entrati severamente in conflitto. Uno dei due a breve avrebbe vinto sull'altro, ma non c'era ancora nulla di deciso. Era una partita aperta su tutti i fronti.

Better together - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora