Capitolo 13

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"È la discoteca più figa del posto." Esultò Sofi, guardandosi intorno con gli occhi che luccicavano. Era già strapiena, la musica alta, le luci soffuse. La gente ballava accalcata al centro della pista, spensierata, lasciandosi andare.

Dinah trascinò subito Normani tra la gente, iniziando a ballare con lei in modo sensuale, abbracciandola da dietro. Quest'ultima lanciò uno sguardo eloquente a Lauren, che capì il suggerimento dell'amica. Si voltò cercando Camila con lo sguardo, ma era già lontana da lei. Era diretta al bancone, ignara di essere osservata. Sentì una leggera spinta in direzione della cubana, volse lo sguardo senza stupirsi di vedere Sofi che la incitava a seguirla. Ma era indecisa, vista la distanza che la cubana aveva interposto tra loro due in quelle poche ore. Si morse il labbro, aspettando.

"Cosa aspetti?" Le chiese Sofi, notando la sua indecisione.

"Non sono sicura che sia la cosa giusta. E non credo nemmeno che sia quello che lei vuole."

"Magari sta così perché lo desidera troppo." Buttò lì la minore delle Cabello, conoscendo sua sorella. Lauren scosse la testa, non credendoci, e si allontanò nella direzione opposta. Doveva riflettere, lontana dalle pressioni esterne.

"Ciao, splendore..." Lauren alzò lo sguardo per incrociarli con quelli di un ragazzo di colore, alto, con delle ridicole treccine che scendevano lunghe attorno al suo viso. "Cerchi compagnia?" Aveva delle spalle larghe, e incuteva timore per la stazza fisica. I suoi occhi erano rossi, e dall'alito e dal suo ondeggiare, Lauren capì che fosse sbronzo o addirittura fatto.

"No, ti ringrazio. Sono qui con qualcuno." Rispose frettolosamente, cercando di allontanarsi da lui. Il ragazzo fece un passo avanti, bloccandole la strada.

"Non vedo nessuno qui. Dai, non fare la preziosa, balla con me." Allungò la mano per chiuderla sul polso di Lauren, che la tirò velocemente indietro, evitando lo spiacevole contatto.

"Io sarei nessuno?" Sentì la voce alle sue spalle, e sorrise riconoscendola. "Andiamo a ballare, piccola." La cubana incrociò le dita con le sue, tirandola verso la folla danzante sotto lo sguardo sbalordito del ragazzo.

"Dobbiamo smetterla di incontrarci così." Scherzò la corvina, ricevendo un'occhiataccia dal suo capo.

"Devi smetterla di attirare maniaci come il miele attira le api." Puntualizzò la cubana. "Ringrazia Sofi, che mi ha avvisata."

Oh, quindi lo ha fatto solo perché glielo ha chiesto la sorella. Non riuscì a nascondere la delusione nel suo sguardo, mentre raggiungevano le altre quattro che già ballavano. Ma in quel momento le era soltanto passata la voglia di fare tutto. Si voltò, lasciando le altre al centro della pista e raggiungendo il bancone. Chiese alla barista qualcosa di forte, e la biondina glielo porse con un gran sorriso, che lei preferì far finta di non notare. Buttò giù il liquido ambrato, che le bruciò l'esofago, chiedendone un altro.

Si perse nei propri pensieri, mentre buttava giù un bicchiere dopo l'altro. Sussultò quando una mano le strinse forte il fianco. Si ritrovò a fissare lo sconosciuto di prima negli occhi, se possibile ancora più rossi.

"Ora sei sola, non hai scuse... Balliamo, bambolina..." La presa dell'uomo fu decisa sul suo polso. Cercò di tirarsi indietro, senza riuscire ad opporsi però a quel tizio.

"Lasciami andare, ti ho detto che non voglio." Alzò la voce per cercare di spaventare l'uomo.

"Nessuno dice di no a Ty." La mascella gli si irrigidì mentre lo diceva, e lo sguardo diventò nervoso.

"Beh, io si. Mollami, cazzo. Non sono per niente interessata." Il polso iniziava a farle male sotto la stretta decisa dell'altro, che intanto la stava allontanando dalla zona più affollata della discoteca. Spalancò una porta antincendio, spingendola all'esterno. Il nevischio le colpì le guance, mentre si guardò intorno agitata. Si vedevano solo bidoni dell'immondizia nelle vicinanze, le poche luci che c'erano illuminavano male la zona, e la porta alle sue spalle si era richiusa, smorzando la musica alta. Era un vicolo senza uscita. Rabbrividì, e non solo per il freddo della serata invernale. Avrebbe potuto urlare, ma chi l'avrebbe sentita lì dietro?

Sentì l'impatto del suo torace e della guancia destra contro il muro del locale, perdendo il respiro. L'uomo era riuscito a bloccarle entrambe le mani dietro la schiena, intrappolando lei con il proprio corpo. Le sembrava che il torace non riuscisse ad espandersi a causa della pressione che lui esercitava, e quel po' di fiato che le era rimasto fuoriuscì dai suoi polmoni quando sentì una sua mano intrufolarsi sotto la gonna che aveva indossato un'ora prima.

"Lasciami, ti prego." Riuscì ad articolare prima di sentire le dita dell'uomo spostarle velocemente le mutandine. Sentì che si allontanava leggermente da lei, e quasi respirò dal sollievo, ma il rumore di una zip che veniva abbassata le fece capire in pieno le intenzioni dell'uomo. "No, non voglio, lasciami stare." Lo pregò ancora con le lacrime che ormai scorrevano sulle proprie guance.

"Sta' zitta puttana." Le intimò spingendola ancora più forte contro il muro, mentre Lauren sentì la punta del suo pene avvicinarsi al suo ano. Provò a reagire, ma non riuscì a spostarsi a causa della forza dell'uomo. "Nessuno dice di no a Ty, nemmeno una fottuta lesbica, cazzo."

All'improvviso sentì una gran confusione, delle urla, mentre il contatto con quel tizio finalmente spariva. Sentì una grande nausea, mentre le gambe non riuscirono più a reggerla e si accasciava al suolo. Si rese conto di star perdendo i sensi, ma non riuscì ad impedirlo.

Sentì soltanto di trovarsi tra le braccia di qualcuno, prima di cedere all'oblio.

Riprese i sensi poco dopo, qualcuno le stava facendo annusare qualcosa di disgustoso per farla rinvenire.

"Laur..." Le voci si accavallavano l'una sull'altra. Si costrinse ad aprire gli occhi, trovando gli occhi arrossati e preoccupati di Camila di fronte a lei. Riconobbe il tocco di Normani sul suo viso, e voltò lo sguardo verso di lei. Leggeva preoccupazione anche sul suo volto. Ricordò tutto in un istante, tirandosi su a sedere e abbassandosi istintivamente la gonna sulle cosce.

"Stai bene? Come ti senti?" Le chiesero.

"S-si." Rispose con un filo di voce, rabbrividendo. "L-lui..." Si fermò, guardandosi intorno.

"Siamo arrivate giusto in tempo, Ally e Sofi sono arrivate pochi istanti dopo con la sicurezza. Lo stanno tenendo in custodia mentre arriva la polizia." Le spiegò l'amica.

Lauren non riuscì a trattenere le lacrime, iniziando a singhiozzare. Normani la strinse forte, rassicurandola. Quando si fu calmata un po', Camila le offrì la mano per aiutarla ad alzarsi, continuando a fissarla con quegli occhioni preoccupati. Lauren l'accettò, intrecciando le dita alle sue come avevano fatto già diverse volte in precedenza. La cubana l'attirò in un lungo e caloroso abbraccio, mettendo da parte le proprie paure. Voleva solo darle conforto in quel momento.

Cercò anche di scaldarla un po', sentiva che stava tremando, e non solo di paura. Quando sentì che la corvina stava meglio, si allontanò leggermente da lei, continuando a stringere le dita tra le sue. "Andiamo a casa."

Better together - CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora