L'avvenimento che più li lasciò perplessi quella sera, fu la nuova canzone che il cappello parlante aveva in serbo per loro. Una volta terminata, iniziò la cerimonia vera e propria. Dopo che Zeller Rose fu smistata in Tassorosso, Silente si alzò e diede inizio al banchetto. Dopo che Ron si fosse riempito per bene il piatto, Harry chiese:
- Come mai il capello parlante ha cantato quella canzone? -
- Il cappello, si è sempre sentito in dovere di dare i consigli, secondo lui più adeguati, in tempi oscuri - disse Hermione pensierosa. Restarono in silenzio per qualche minuto. Hermione era certa che la resurrezione di Voldemort doveva per forza significare qualcosa in quella vicenda. Avrebbe voluto parlarne con Harry e Ron, ma non potevano iniziare un discorso del genere in sala grande, dove chiunque avrebbe potuto sentirli. In ogni caso però qualcuno si sarebbe sicuramente insospettito del fatto che, durante il banchetto di inizio anno, stessero tutti e tre in silenzio a riflettere, quindi, cercò di iniziare una conversazione, che sembrasse nata per caso, quindi sorrise, sperando che sembrasse spontaneo e disse:
- Oggi il succo di zucca è particolarmente intenso, trovate?
Si sentì avvampare mentre sia Ron che Harry scoppiavano in una risata liberatoria.
- Bè? Perché ridete?- Chiese senza accorgersi di aver assunto un tono da sapientona, che non fece altro che aumentare le risate di Harry e Ron.
- Guardate che io stavo solo tentando di alleggerire l'atmosfera - disse altezzosa. Si rese conto che, nonostante tutto la situazione doveva sembrare piuttosto ridicola e si mise a ridere anche lei.
- Va bene, ok, avete ragione sembrava che fossi andata dalla vecchia rospa per seguire un corso di galateo - disse fra le risate.
- Dai tanto lo sappiamo che prendi lezioni da lei, solo la prossima volta non scordare di farti dare qualche consiglio di moda, ceh, ma dico io, non ti guardi mai allo specchio?- aggiunse Ron.
- Appunto, no ragazza mia, così non va... - si sentì in dovere di dire Harry - Ma come ti vesti?- concluse infine. A questo punto Ron non capì la battuta e lanciò uno sguardo interrogativo verso Harry.
- Niente lascia stare Ron - disse il ragazzo interpretando la domanda negli occhi dell'amico.
- Piuttosto che avete fatto questa estate?- chiese mentre beveva un po' di burrobirra.
- Il solito, tu Hermione?-
- Niente, sono andata un po' in Francia con i miei... - rispose poco interessata. - Tu Harry?-
Il ragazzo sorrise malinconico.
- Non è che abbia poi così tante possibilità, con i babbani, lo sai - disse con un tono che fece pentire Hermione della domanda. - Qualche anno fa mi era sembrato, e probabilmente lo era e lo è ancora, già un incredibile risultate che mi avessero spostato dal sottoscala. E che mi dici della Francia? Sembrerebbe un paese stupendo."
Iniziarono a parlare distrattamente della Francia, e, non si sa come arrivarono a parlare di una specie di effetto speciale che i babbani chiamavano "film", trasmesso in uno strano aggeggio chiamato "televisione", ma a quanto pareva si poteva andare a vedere anche in un certo posto chiamato "cinema". Dopo un po' che andava avanti di questo passo, Hermione e Harry si erano messi a parlare di un certo film che Harry era riuscito a guardare di nascosto insieme ai suoi zii, nascosto dietro il divano, e che Hermione aveva visto insieme ai suoi chiamato Fairest Gamp o qualcosa di simile pensò Ron.
- Si, si molto interessanti le vicende di questo Fairist Gomp, ma non è tutto un po' troppo complicato? Voglio dire perché i babbani si interrogano tanto su certe cose, arrivando ad inventare cose assurde come questi film o le paperelle di plastica, che tra l'altro, secondo me sono sempre state malvagie - concluse con un sussurro come se temesse davvero che una paperella potesse sentirlo e farlo fuori.
Hermione sorrise.
- Forrest Gump, Ron - disse pazientemente - e ti posso assicurare che le paperelle di plastica sono innocue - aggiunse con una mezza risata. Fece per continuare ma fu interrotta da qualcuno che si schiariva la voce.
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Choice~Dramione
FanfictionSono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità.