"E tu invece? Tu, hai mai parlato di me a qualcuno? Hai mai parlato di me con gli occhi che luccicano, con un sorriso stupido che non riesci a nascondere neanche se ti ci metti veramente, hai mai parlato di me come se fossi una cosa preziosa da proteggere, come se tu stessi parlando della cosa più bella del mondo, come si parla delle librerie, dell'odore dei libri nuovi, della primavera, dei fiori, del primo bagno al mare, del primo bacio,
hai mai parlato di me alle persone a cui tieni di più dicendo che non volevi che andassi via,
trattenendo le lacrime,
hai mai parlato di me con il rossore sulle guance, guardando di lato,
vergognandoti appena perché è un sentimento che non hai mai provato con nessun altra?"Draco era ancora sulla soglia della porta della Stanza delle Necessità, come imbambolato. Asteria non gli avrebbe mai chiesto di andare via. Ma improvvisamente fu come se il Serpeverde si fosse svegliato. Sorrise. - Andiamo Principessa, mi auguro che ti ricordi la formula dell'incantesimo di disillusione - le strizzó l'occhio e puntó la bacchetta su se stesso. Asteria fece lo stesso, e i brividi di freddo che sentì contribuirono a riportarla alla realtà. Si ricompose e lanció al compagno un'occhiata torva. - Come scusa? No, no proprio no. Sono troppo meravigliosa per te. Mi dispiace. - finse un tono desolato. - Addio - concluse con fare melodrammatico. Pronunció a bassa voce l'incantesimo di disillusione e dopo i familiari brividi corse con tutte le sue forze verso la Sala Comune dei Serpeverde. Improvvisamente andò a sbattere contro qualcuno, che la circondó con braccia invisibili, dal quale dedusse che poteva escludere l'ipotesi che si trattasse di un muro. - Cosa vuoi, furetto? - disse. - Questo era un colpo basso, - rispose la voce - principessa - aggiunse poi. Asteria non poteva vedere Draco ma era sicura che in quel momento sul suo volto era stampato un ghigno. Stava per ribattere quando lui la interruppe di nuovo. - Allora principessa, ho pensato che siamo entrambi digiuni, e che magari mi potresti offrire il privilegio di una cena con sua maestà - disse lui. - Anche se ovviamente la proposta è una pura formalità perché se non mi segui di tua spontanea volontà ti ci porto di peso - sussurró all'orecchio della ragazza. Nonostante tutto Asteria si lasció sfuggire un sorriso. - Sai che sei molto inquietante vero? Però ho fame e sappiamo tutti che allo stomaco non si comanda. - disse lei. - Ah e per la cronaca sua maestà dovrebbe essere mio padre. Non sono omofoba, però per favore non provarci anche con mio padre. - - Quindi, devo supporre che hai accettato di essere la mia principessa? - scherzó lui. - Oh ma sta un po' zitto furetto - -Cho! Ehi Cho! - stava urlando Harry mentre scendeva gli scalini a due a due nel tentativo di raggiungerla. - Harry, ciao - disse lei con un espressione strana. - Come mai sei già sveglio a quest'ora di sabato? - - Cho sono le otto e mezza non le cinque del mattino - rise lui. - Comunque allenamenti di quidditch - affermó Harry. - Tu invece? - - Non riuscivo a dormire, e ho pensato di scendere a mangiare qualcosa - rispose lei. Harry pensó che Cho aveva detto la verità, date le due enormi borse violacee sotto gli occhi. - Allora ti andrebbe di fare colazione insieme? Magari potresti sederti al tavolo dei Grifondoro - chiese lui speranzoso. Sul volto della ragazza spuntò un timido sorriso. Si incamminarono verso la Sala Grande mentre lei rispondeva. - Bè magari si può fare. Basta che poi non mi convertiate. - - In realtà io ci avevo pensato>, <insomma dopo un po' non diventa noioso studiare tutto il giorno ed essere l'inc
ubo di ogni bibliotecario? - scherzò lui. - Perché cercare in tutti i modi di rompersi il collo in imprese spericolate e spesso stupide è meglio? - ribatté lei. - Ovvio - disse lui. Lei foto spallucce e sfoderó un sorriso. - Sai dicono che nella vita l'importante sia la convinzione - affermó lei. Dopodiché scappò da Harry e corse verso il tavolo di Grifondoro dove era seduta una ancora assonnata Hermione. Tuttavia quando la riccia si accorse dell'amica si alzò e la salutò con un abbraccio. Harry le guardò confuso 'Ma non si odiavano?' Pensò. - Ma salve - esordì non appena si avvicinò al suo tavolo. - Herm anche tu sveglia di prima mattina? - chiese sorpreso. - Dovevo recuperare alcuni compiti, sai lunedì sera inizio la punizione con Hagrid e non posso permettermi di restare indietro con lo studio. - disse lei.- Io avrei un'idea migliore - - Potreste venire a vedere i miei allenamenti e poi potremmo mangiare insieme, ci sarà anche Ron, dovrebbe essere qui fra poco, non sono riuscito a
STAI LEGGENDO
Choice~Dramione
FanfictionSono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità.