IL BUIO

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Cara Me,

questo è stato il momento più duro! Io lo so, io ero li in ogni istante, ero accanto a te quando tu non riuscivi a percepire nemmeno te stessa, quando non capivi nemmeno dove ti trovassi.

Io ti ho vista crollare a terra, nel vero senso della parola, in preda agli attacchi di panico, ti ho vista tremare stremata, presa dalle convulsioni.

Tu non sentivi la mia mano sulla tua spalla, ma io ero lì con te a cercare di darti conforto, c'erano le mie braccia a stringerti e tirarti su. Ti ho vista vedere all'improvviso intorno a te il buio totale!

Quanto è profondo l'abisso? Tu ci sei stata, io ti ho vista scendere!

Ti sentivi un animale in gabbia, e appena salivi in camera tua tornavano gli attacchi. Quando la giornata finiva e tu ti trovavi sola con me all'improvviso eri colta dal panico, tutto iniziava a muoversi intorno a te, non riuscivi a respirare e in quel momento pensavi di morire.

Ti hanno dovuta letteralmente raccogliere e ti hanno dovuta placare con le benzodiazepine e con gli antidepressivi. È iniziato così il tuo lungo percorso con gli psicofarmaci, proprio quelli a cui tu sei sempre stata contraria, eppure eccoli qui: la tua unica soluzione al momento.

Solo la tua famiglia sa come stavi e cosa accadeva, erano solo loro a rialzarti e supportarti, le spalle su cui piangere e le braccia che contenevano le tue crisi. Il dolore dei loro cuori nel vederti così era grande come la forza che hanno avuto per darla a te, che in quel momento avevi una fragilità che mai in vita tua avevi mostrato.

Hai passato cose peggiori durante questi tuoi trentatre anni, eppure non sei mai arrivata a stare così, non avevi la forza che hai avuto in passato per affrontare cose di maggiore entità. Per qualche strano motivo questa rottura ti ha colpita quando avevi la guardia abbassata e ogni tua difesa inesistente, il tuo cuore era in mano proprio di chi l'ha distrutto!

Hai imparato quanto siano lunghe e pesanti le notti, quando le passi nascosta sotto le coperte a nasconderti da quella realtà che non riconosci e che non vuoi accettare, cercando di combattere un pianto ormai ininterrotto che non ti abbandona più.

Quanto tempo hai passato chiusa in te stessa, in posizione difensiva, come se dovessi continuamente proteggerti dalla vita stessa e da tutto quello che stava succedendo?

Ho l'immagine di te rannicchiata con la sua felpa addosso abbracciando un cuscino ormai pieno di lacrime, mentre non riuscivi più nemmeno ad aprire gli occhi, un po' per il pianto ma un po' perché avevi paura e rifiutavi la sua assenza, non riuscivi a vederti sola in quel letto senza di lui, e non riuscivi a immaginare lui in un altro letto.

Tu che se per sbaglio ti cade a terra un cuscino vai a riprenderlo per abbracciarlo perché ti dispiace, quasi a chiedergli scusa, sei arrivata a tirare calci e pugni a porte e muri, facendoti anche piuttosto male!

Perché ridursi così? Per chi?

Ti sei sentita sola, persa, abbandonata, e sei diventata sempre più fragile, giorno dopo giorno, quasi fino a perdere coscienza della tua stessa identità.

Ti mancava da morire, ti giravi e lui non c'era, e non sapevi nemmeno dove fosse perché anche qui ha tenuto per te il trattamento di quella dell'ultimo posto: alle altre dopo averle lasciate era sempre subito lì a chiamarle per chieder loro come stavano, preoccupato, con te non aveva avuto nulla di tutto ciò. Anche quando vi capitava di litigare in modo un po' più brusco, tu tornavi a casa a pezzi e lui non c'era nemmeno il giorno dopo a chiederti come stavi, ancor meno quando vi siete lasciati... eppure era un'attenzione che aveva per tutte, ma anche qui tu eri sempre l'ultima.

Ti voltavi senza trovarlo, cercavi le sue mani da intrecciare, i suoi occhi con cui parlare, la notte abbracciavi il cuscino piangendo perché non c'era lui ad alzare il braccio per farti posto e dormire sul suo petto dicendoti "vieni qui"; ti mancava il suo buongiorno e il bacio della buonanotte, lo avresti voluto li ad abbracciarti e rassicurarti, a dirti che lui c'era e ad asciugare le tue lacrime, così che tu smettessi di tremare.

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