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I due giorni erano passati abbastanza velocemente ed alla fine Namjoon era stato assunto in quella piccola caffetteria, anche Seokjin aveva cominciato a lavorare nel bar dove lo aveva mandato il suo vecchio capo. Tutto stava andando stranamente bene, se non fosse che i due innamorati si vedevano veramente poco. Il minore aveva i turni la mattina o il pomeriggio, mentre il maggiore il pomeriggio o la sera fino a tardi, a volte tornava a casa quando l'altra stava uscendo. Come se tutto questo non bastasse i casi di corona in Corea del Sud stavano aumentando e le misure erano diventate ancora più strette. Namjoon era preoccupato per Seokjin e lui era preoccupato per l'altro, era un piccolo cerchio vizioso.

Namjoon entrò in casa dopo un turno di sei ore, stanco ed assonnato, l'unica cosa che voleva fare era buttarsi sul divano e dormire, ma doveva prima farsi una doccia e cambiarsi, era una delle regole che aveva messo insieme a Seokjin quando la situazione era diventata più seria.
Si trascinò in bagno con le poche forze rimaste, si tolse i vestiti che buttò nel cestino dei panni là vicino per poi buttarsi sotto il getto caldo della doccia.
In neanche quindi minuti era fuori, vestito ed asciutto. Si buttò finalmente sul letto e tirò un sospiro di sollievo, aveva freddo, nonostante fossero a marzo, così fece scivolare il suo corpo sotto le coperte.
Verso le tre del mattino ritornò anche Seokjin, fece anche lui una doccia veloce per poi buttarsi sul letto ed abbracciare il suo fidanzato.

La mattina dopo Jin si svegliò verso le 10, era mercoledì e quello significava solo una cosa: giorno di riposo. Sorrise felicemente, scese le scale trovando in cucina la colazione lasciata da Namjoon, con affianco il solito bigliettino dove gli augurava una buona giornata e diceva quanto lo amasse. Sorrise dolcemente e cominciò a mangiare. Nonostante fosse il suo giorno libero aveva una marea di cose da fare. Cominciò pulendo la casa, che detta tra noi ne aveva abbastanza bisogno, poi uscì a fare la spesa, per poi ritornare, preparare il suo pranzo, sistemare alcune carte ed infine buttarsi sul divano a guardare la TV.
Si erano fatte le quattro del pomeriggio ma del minore ancora nessuna traccia, Jin cominciò a preoccuparsi, di solito a quell'ora era già a casa. Alla fine si autoconvinse che era a causa del traffico di Seoul, la cosa era anche molto plausibile, in fondo la grande capitale era quasi sempre in quella situazione.

Si erano fatte le quattro e mezza, prese in mano il telefono e cliccò sul nome del ragazzo, non rispondeva. Riprovò un'altra volta, niente. Li passò di mente anche di chiamare qualche suo collega, ma non aveva i loro numeri. In tutto questo si era messo davanti alla finestra che dava sulla strada per vedere quando arrivasse. Ma l'unica cosa a cui servì era a dargli speranza ogni volta che vedeva una macchina simile alla sua.
Lui era alla porta con una ciabatta in mano pronto a picchiarlo ed a urlargli contro le peggio cose per poi abbracciarlo e piangere perché era preoccupato. Erano passati circa quindici minuti ma ancora niente. Si era stufato, si mise velocemente la giacca e le scarpe, stava per uscire quando il telefono suonò.
"Pronto?!" Esclamò speranzoso.
"Parlo con il signore Kim Seokjin?" Domandò una voce femminile.
"Sono io, come posso esserle d'aiuto?" Ribatté sperando che non fosse qualche pubblicità.
"Per caso è un parente del signore Kim Namjoon?" Domandò.
"Per cosa lo vuole sapere?" Jin era confuso.
"La chiamo dall'ospedale di Seoul, il signor Kim è stato trovato svenuto davanti alla sua auto, quando lo abbiamo portato in ospedale li abbiamo fatto il tampone ed è risultato positivo al covid-19." Spiegò la ragazza con voce calma.
"Com'è possibile?" Sussurò sul pianto di scoppiare in un pianto disperato. "Abbiamo sempre rispettato le distanze e tutto il resto." Continuò con le lacrime agli occhi e tirando su con il naso. "Com'è possibile..." Sussurò.
"Lo posso vedere?" Domandò speranzoso.
"Le visite di persona sono vietate in questo momento, a causa della situazione, ma si possono fare videochiamate." Spiegò l'infermiera.
"Allora lo posso vedere, adesso?" Chiese.
"Adesso il paziente sta dormendo, ma appena si sveglierà la chiameremo, questo numero va bene?" Seokjin confermò. "Dobbiamo contattare qualche suo famigliare?" Domandò la donna.
"Lui, lui ha solo me. I suoi lo odiano... Lui, lui a solo me, ed io ho solo lui." Rispose piangendo.
"Lei è il ragazzo?" Chiese dolcemente.
"Si." Rispose Jin leggermente in imbarazzo, faceva strano ammetterlo per la prima volta, ma era una sensazione bella, anche se la situazione non era proprio la migliore.
"Ci prenderemo cura di lui signor Seokjin. La chiamerò non appena il paziente si sveglierà." Il ragazzo ringraziò per poi chiudere la chiamata.

Mandò un messaggio al suo capo chiedendo le ferie per alcune settimane, mandò anche un messaggio veloce al gruppo con i ragazzi spiegandoli la situazione, poi buttò il telefono in un angolo, si sedette sul divano, tirò a se le gambe ed appoggiò la testa sulle ginocchia. Dopo di che scoppiò in un pianto rumoroso e liberatorio. Com'era potuto succedere? Si domandava solo quello. E se fosse stata colpa sua? Oh, non voleva neanche pensarci. Pregava solo che Namjoon si riprendesse e che tornasse a casa, pronto ad abbracciarlo, baciarlo, fargli le coccole ed anche l'amore. Voleva il minore al suo fianco, non voleva finire tutto questo, non era durato abbastanza, non gli aveva ancora detto quanto cazzo lo amasse e di quanto gli migliorasse le giornate, non li avevo ancora detto di quanto avesse dannatamente bisogno di lui.
"Namjoon." Disse in preda ai singhiozzi.

[🤍] 𝐪𝐮𝐚𝐫𝐚𝐧𝐭𝐢𝐧𝐞 ❲𝐧𝐚𝐦𝐣𝐢𝐧❳Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora