[🤍] 𝐪𝐮𝐚𝐫𝐚𝐧𝐭𝐢𝐧𝐞 ❲𝐧𝐚𝐦𝐣𝐢𝐧❳

3.3

Erano passate due settimane dal momento in cui Namjoon era stato messo al respiratore. E Seokjin non stava facendo niente. Il suo periodo di ferie era finito, ma nonostante ciò non era ancora tornato al lavoro, il suo capo aveva capito la situazione e gli aveva dato un altro po' di tempo, ma se entro la fine di quella settimana non si fosse presentato, sarebbe stato obbligato a licenziarlo. La cosa non lo toccava neanche un po', una parte di sé sapeva però che aveva bisogno di quel lavoro, ma non aveva voglia di uscire e fare altro. Non aveva forza. Non faceva un pasto decente da chi sà quanto tempo, non parlando della doccia e del fatto che non mette a piede fuori casa da quasi un mese. Non riusciva neanche a dormire, ma non perché non lo volesse, ma semplicemente ogni volta che ci provava si svegliava subito dopo a causa di un incubo. Era stanco.

"Jin hyung." Yoongi lo chiamava ogni giorno e gli faceva compagnia, a volte stavano ore in chiamata senza neanche parlare o facendosi ognuno i fatti propri.
"Dovresti andare a lavorare." Continuò. "Lo so, che sei stanco ed altro. Ma ne hai bisogno, hai bisogno di soldi e di staccare da tutto questo. Qualche volta fa bene scappare dai problemi o evitarli per qualche ora. Perciò ti prego, prenditi cura di te stesso. Se non per te, fallo per Namjoon." Disse con tono supplicante, il maggiore si stava distruggendo davanti ai suoi occhi. "Pensi veramente che lui voglia vederti così, non dico ovviamente di fare salti di gioia, ma almeno prenditi cura di te. Per favore." Lo stava supplicando e non era di certo una cosa da Yoongi.
"Lo farò." Sussurò Seokjin dopo qualche minuto di silenzio. Dopo aver ascoltato le parole di Yoongi ed aver pensato un po', aveva deciso che, forse, era arrivato il momento di prendere in mano quella situazione schifosa.
"Adesso vado, devo chiamare Namjoon." Mise giù la chiamata e chiamò invece l'ospedale, aspettando di vedere il suo ragazzo. E come gli altri giorni cominciò a parlare di tutto e di più, dalle urla che sentiva dai vicini a qualche drama che aveva visto. Qualche volta era scoppiato anche a piangere, ma mascherava quel momento di debolezza con una delle sue solite pessime battute. Era questa la sua routine.