Passano giorni, settimane.
Kyle non si è fatto vivo, fino ad ora.
Sorseggio la mia tazza di tè caldo, cercando di concentrarmi per aiutare Lia a risolvere un semplice problema di matematica.
"Katherine, santo cielo!" esclama Lia.
"Cosa?" sbotto.
"Così non mi aiuti!" si lamenta.
Sbuffo.
"D'accordo, sì" le concedo "hai ragione. Sono una pessima sorella."
"No, non lo sei" Lia mi sorride "ma se non mi aiuti a risolvere questo problema, allora sì!"
Ridendo, mi tocca il polso, dal quale tempo fa è sparito il marchio.
Trasalisco istintivamente, proprio nel momento in cui anche lei reagisce alla stesso modo, schiudendo le labbra e sgranando gli occhi, che ora sono persi nel vuoto.
"Lia" la chiamo.
È impassibile.
"Lia, svegliati" cerco di rimanere calma.
La sua inizia a muoversi velocemente.
Sta sussurrando parole che escono dalla sua bocca rapide ed incomprensibili.
"Lia" dico alzando la voce "mi senti? Svegliati!"
Continua a sussurrare in una lingua che non conosco, tutte queste parole mi arrivano al cervello come schegge di vetro, provocandomi un forte mal di testa.
"Lia, basta!"
La afferro per le spalle ed inizio a scuoterla.
Lei pare riprendersi, uscire dal suo stato di trance, ma continua a fissarmi con occhi sgranati e pieni di qualcosa che sembra terrore.
"Lia" abbasso la voce.
"Kat sei in grave pericolo" mormora.
"Cosa hai visto?"
"Io..." balbetta con lo sguardo perso nel vuoto "non posso dirtelo."
"Come?"
"Non lo so" sussurra "non ricordo nulla."
La guardo interdetta.
Sto per parlare, ma l'ingresso di nostra madre in camera nostra non me lo permette.
"Katherine" mi chiama "potresti andare a prendere del latte? L'ho finito, e mi serve per cucinare."
"Certo" dico dopo un attimo di esitazione.
"So che può essere tardi, ma se ti sbrighi, dovresti farcela in tempo."
"Sì" annuisco "vado subito."
Esco da casa sistemandomi delle banconote nella tasca della giacca.
Arrivo al piccolo alimentari poco distante dalla scuola.
"Ciao, Katherine" mi saluta la proprietaria del negozio "desideri?"
"Prendo solo questo" dico passandole la bottiglia di latte da un litro.
Dopo aver pagato ed aver rifiutato una busta per contenere la bottiglia, esco dal negozio.
Il sole è già nascosto da buona parte della montagna che si staglia di fronte a me.
Decido di affrettare il passo quando un brivido di freddo mi attraversa la schiena.
Guardo la strada davanti a me e cerco di ignorare la strana sensazione che provo, come un formicolio alla nuca.
Come se qualcuno mi stesse osservando.
Deglutisco quando questa sensazione si fa più forte.
Poi niente.
Non la percepisco più.
Un urlo strozzato mi esce dalle labbra quando mi sento tirare indietro, all'ombra di uno dei pochi lampioni ancora accesi. La bottiglia del latte mi è scivolata dalle mani, ed ora sta rotolando via.
"Non avere paura" un lieve sussurro mi solletica la guancia.
Tiro un sospiro di sollievo quando riconosco la voce vellutata di Kyle.
Chiudo gli occhi per un istante, assaporando la sensazione della sua vicinanza, rilasso le spalle.
Mi volto verso di lui.
"Kyle!" esclamo dandogli una spinta leggera.
"Cosa diavolo hai fatto tutto questo tempo?"
"Abbassa la voce."
"Cosa pretendi di fare, eh? Prima sparisci per giorni e poi ti presenti così, all'improvviso?"
"Abbassa la voce" ripete lui.
"Voglio delle spiegazioni" lo ignoro.
Sento il rumore della saracinesca del negozio di alimentari chiudersi, poi una voce di donna che mi chiama.
"Kat?"
È la padrona del negozio.
"Tutto bene?"
"Sì, stavo...stavo solo..." balbetto, ricordandomi improvvisamente che probabilmente Kyle si è reso invisibile ai suoi occhi.
"Tutto bene" dico infine con un sorriso finto.
Lei annuisce.
"Torna a casa. Presto farà buio."
"Certo."
Quando è abbastanza lontana, lancio uno sguardo furente verso Kyle.
Lui accenna un sorriso, che però dura solo pochi istanti.
"Ti avevo detto di abbassare la voce" si difende.
I suoi occhi scattano sui lampioni della strada.
Ad uno ad uno, si stanno spegnendo tutti.
"Ti conviene andare, Katherine" mormora fissando i lampioni.
"Non voglio che ti trovi ancora fuori casa quando l'ultimo lampione si spegnerà."
"No" ribatto "prima devi darmi la spiegazione che merito."
"Non adesso" la sua risposta.
"Kyle..." tento di protestare.
"Vai" ordina, la voce ferma.
Lo guardo negli occhi.
Lui ricambia lo sguardo, poi lo distoglie.
"Mi accerterò che tu entri in casa."
Serro le labbra, poi inizio a camminare verso casa, proprio nel momento in cui la luce dell'ultimo lampione si affievolisce, fino a spegnersi del tutto.
Kyle sa qualcosa che non mi vuole dire.
Qualcosa di importante.
Non mi è sfuggita la strana luce nei suoi occhi preoccupati.
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After the midnight [IN REVISIONE]
ParanormalSono tanti, sono pericolosi. Sono dappertutto. Dopo la mezzanotte è meglio essere a casa. Al sicuro. Tutti i diritti riservati.