Capitolo 28

3.1K 207 11
                                    

Entro in casa di corsa.
Mia madre sta apparecchiando la tavola, Lia è di sopra e mio padre si sta riposando sulla poltrona.
"Katherine, finalmente" esclama mamma venendo verso di me.
"Hai preso ciò che ti ho chiesto?"
"Mamma ho fatto il più presto possibile" le parole mi escono di bocca rapidamente "ecco il la..."
Mi blocco a metà frase.
Il latte!
"Oh, no" mormoro "il latte!"
"Non dirmi che ti sei dimenticata di comprarlo" scatta mia madre, pronta a cimentarsi in una bella predica "hao sempre la testa fra le nuvole! E ultimamente non hai solo quella fra le nuvole! Ma cosa sei andata a fare, una passeggiata serale?"
"No" la fermo muovendo le mani "l'ho preso. Solo che...è uscito all'improvviso un gatto da un cespuglio, così dallo spavento ho fatto cadere la bottiglia del latte e poi mi sono dimenticata di riprenderla" cerco di giustificarmi.
"Ho proprio ragione: hai la testa fra le nuvole!" mi rimprovera mamma.
"Non preoccuparti" dico "mi è caduta qui vicino, posso andarla a prendere."
"No, Katherine" ribatte mia madre "sai benissimo che non devi uscire quando cala il buio."
"Starò attenta. Ci metterò pochissimo."
"Non è questione di stare attenti" mamma scandisce abbassando la voce.
Con un gesto brusco si toglie da davanti gli occhi un ciuffo castano chiaro, come il colore dei miei capelli.
"Falla andare, mamma" mormora Lia, la voce leggermente diversa dal solito.
"Deve andare."
Alzo un sopracciglio, la fisso.
"Sì" balbetto, tentando di mantenere la voce ferma "ci metterò solo un attimo."
Dopo un attimo di esitazione, mamma sopsira un "sì".
Così, mi ritrovo ad uscire nuovamente da casa.
Una ventata fredda mi investe non appena inizio a camminare verso il negozio di alimentari.
E tutto per una stupida bottiglia di latte.
"Katherine"
Una cantilena.
Mi congelo sul posto.
Un fruscio dietro di me.
Tento di mantenere la calma, di controllare il ritmo affannoso del mio respiro.
Con la coda dell'occhio, scorgo una sagoma accanto a me, fulminea.
Mi volto di scatto, mi guardo intorno.
Sono sola.
"Katherine"
I miei occhi vagano freneticamente, attenti a scorgere il minimo movimento nell'oscurità.
Passano alcuni secondi, troppi perché il mio cuore possa reggere una simile emozione.
E poi, in lontananza, scorgo due punti rossi come il fuoco.
Mi manca il fiato.
Due occhi rossi.
È qui.
Senza riflettere, inizio a correre.
Non mi rendo conto della meta verso cui sono diretta finché non mi ritrovo nel bosco, lasciandomi alle spalle le utlime case.
Mi addentro ancora di più fra gli alberi, mi impongo di continuare a correre.
I rami sporgenti degli alberi mi graffiano le mani, il viso, le gambe.
Continuo a correre finché non ce la faccio più.
Ansimando, mi chino poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
Morirò.
È l'unico pensiero che mi occupa la mente.
Lui non è come Derek. È diverso.
È più potente.
Alzo la testa.
Una sagoma indistinta si staglia davanti a me.
Indietreggio istintivamente, sforzandomi di non urlare.
La metto fuoco e, lentamente, i suoi contorni diventano nitidi.
È una ragazza.
Riesco a distinguerne i capelli che le ricadono fino alle spalle, dove sono leggermente scompigliati.
È appoggiata ad un albero.
Stringo gli occhi per cercare di vedere meglio.
Si avvicina.
Trasalisco quando la riconosco.
"Tess?" la chiamo, la voce incerta.
"Ciao, Katherine" mi saluta lei, fa un gesto con la mano.
"Che fai qui?"
"Potrei chiederti la stessa cosa" dice, mantendendosi a distanza.
"Comunque, sto facendo una passeggiata" le parole assumono uno strano tono, quasi sinistro.
"A dire la verità" dice dopo un po' "sto cercando una cosa. È molto importante. Ed è estremamente utile per me; è estremamente ingenua, poi."
Ingoio forte.
"Ha un nome, ciò che sto cercando."
"Davvero?" rantolo.
Annuisce, vedo che sorride lievemente.
"Il suo nome è Katherine Todd."
Inizio ad indietreggiare quando lei si avvicina ancora di più a me, accorciando le distanze tra noi.
"C-cosa vuoi?" balbetto.
"Giochiamo" la sua voce cambia, i suoi occhi si accendono di un rosso fuoco.
È lei.
Alla mia finestra. Era lei.
Vuole uccidermi.
"Perché vuoi uccidermi?"
"Non devo spiegarti nulla, Kat."
Mi volto e inizio a correre.
Urlo quando una forza soprannaturale mi fa cadere a terra.
Mi volto verso di lei.
È in piedi, a pochi metri da me.
Un altro urlo, stavolta più forte, mi esce dalle labbra quando sul polso inizia a riformarsi il marchio.
Tess ha le sopracciglia alzate, in un'espressione di pura ammirazione.
"Esattamente" la sento mormorare.
Poi, qualcosa nel suo viso cambia.
Una smorfia le incurva le labbra piene, poi si trasforma in un sorrisetto beffardo.
"Abbiamo visite."
"Disturbo?" una voce familiare.
Kyle.
"Assolutamente no!" esclama Tess "sei proprio arrivato nel momento giusto."
Sorride entusiasta.
"Bene, allora" fa lui.
"Ho sentito che volevi giocare" dice "amo i giochi."
Tess ghigna.
"Ah, davvero? Menomale."
Si trasforma nuovamente, i suoi occhi sono rossi.
"Iniziamo, quindi."
Kyle fa per avvicinarsi a me, ma si blocca all'istante.
"Sai, Kyle" inizia Tess "non voglio faticare, perciò io starò qui seduta a godermi lo spettacolo."
"Voglio che tu faccia una cosa" si avvicina pericolosamente alle labbra di Kyle.
Poi si allontana, si siede su una roccia.
Punta i suoi occhi rossi nei miei.
"Uccidila."

After the midnight [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora