Capitolo 37

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"Katherine?" ripete Kyle, la voce tremante.
Guardo con occhi sgranati la figura minuta che avanza verso di noi, e reprimo un urlo quando un debole raggio di luna le illumina il viso.
La vista mi si annebbia, sento che presto o tardi perderò i sensi.
Kyle si volta a guardarmi.
O almeno, a guardare la me sdraiata sotto di lui.
È palesemente confuso, ma non quanto lo sono io.
Si rivolta in direzione della ragazza in piedi davanti a lui, immobile, l'espressione terrorizzata.
"Kyle, non farlo" sussurra "torna in te."
È identica a me.
Quella ragazza sono io.
"Katherine, ma che..." prova a dire Kyle, spostando freneticamente lo sguardo da me a lei.
"Non mi uccidere" continua lei, e sento la sua voce affievolirsi, così come la sua immagine.
"So che non sei così."
Le sue parole mi rimbombano in testa, boccheggio aprendo gli occhi che non mi sono resa conto di aver chiuso.
"Katherine" sento Kyle che invoca il mio nome.
"Katherine!"
Ho gli occhi aperti, ma non riesco a vedere davvero.
"Che cosa ho fatto..." il suo tono di voce è disperato.
"Mi dispiace" continua a ripetere.
Mi solleva da terra.
La mia testa cade all'indietro, incapace di reggersi da sola.
"Ti porto a casa, Kat" si china a sussurrarmi.
"Kyle" tento di dire, ma non è la mia voce a chiamarlo.
Nello stesso momento, infatti, una voce maschile risuona nell'aria.
"Kyle" ripete Alain.
Finalmente riesco a mettere a fuoco ciò che mi circonda.
Il ragazzo ci compare davanti, le braccia incrociate sul petto, un ghigno sulle labbra.
"Wow" esclama, ma senza un reale entusiasmo "dev'essere davvero importante per te, se sei riuscito a spezzare il nostro sigillo."
Mi indica con un cenno del mento.
"Il sigillo dei tuoi fratelli!" tuona sprezzante.
Kyle arretra di un passo, mi posa a terra sostenendomi e sistemandosi davanti a me.
"Riesci a stare in piedi?" mi domanda.
Annuisco debolmente.
"Devo ucciderla io?" chiede Alain.
"Non la ucciderà nessuno" la risposta secca di Kyle.
Alain sbuffa.
"Non puoi proteggerla per sempre. Non puoi proteggerla proprio tu."
Sento Kyle digrignare i denti.
"Sei sempre uno di noi. Un demone."
"Lasciala in pace."
"È una debolezza. E i demoni non hanno debolezze."
"Non sono come voi, Alain. Non sono come te."
Alain fa un passo in avanti.
"Ti sbagli" sussurra minaccioso e suadente al tempo stesso "noi siamo una sola cosa. O te lo devo ricordare?"
Alain ride, notando la mascella contratta di Kyle.
"Goditi questi ultimi tempi di pace, Kyle. Perché poi non sarà più così. Non la uccideremo noi, ci penserai tu."
Viene inghiottito dall'oscurità, seguito dalla sua risata.

La mattina dopo, una volta essermi data una ripulita dal sangue incrostato sulla pelle e tra i capelli, devo subire l'ennesima ramanzina di mia madre su quanto io sia diventata così insolente e ribelle.
"È l'adolescenza, Bet" commenta papà cercando di sollevarle il morale, ma ottiene, ovviamente, l'effetto contrario.
"Ha diciassette anni!" esplode lei "è abbastanza grande da poter essere responsabile e padrona di sé."
"Appunto, Bethany" azzarda papà "lo hai detto tu. È abbastanza grande e responsabile da poter andare a dormire da una sua amica, qualche volta."
"Non mi sta bene!" fulmina con un'occhiata mio padre, che pare pentirsi di averla contraddetta.
"Ma ora è qui, sana e salva. È questo che conta" papà mantiene un tono tranquillo, poi con un sospiro, si rivolge a me, rivelando il sup aspetto autoritario.
"E tu, signorina, avvertici la prossima volta, o ci farai morire di preoccupazione."
Mi dà una pacca sulla spalla, poi esce di casa.
Mia madre mi rivolge una lunga occhiata di ammonimento, poi si dirige verso i fornelli.
Io, invece, vado in camera dove mi lascio cadere sul letto.
Devo vedere Kyle.
Ci sono ancora tante cose da chiarire.

After the midnight [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora