Cure

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"Ma che risposta è?!" sbottò Elros. Non lo avevo mai visto così tanto teso da rispondermi in questo modo. E sì che ci conoscevamo da secoli.

"Elros, per favore, cerca di calmarti; questo non è né il momento né il luogo adatto per litigare! Ho detto semplicemente che non è sicuro che sopravviva. Se adesso hai finito di discutere potrei iniziare a darmi da fare per dargli una mano. Che dici? Vuoi parlare o voi aiutarmi?" sbottai io. Solitamente non ero una persona che perdeva la calma facilmente, ma la reazione di Elros in questa situazione mi innervosiva.

"Va bene, principessa - borbottò Elros - Che devo fare?"

"Prova a vedere se in cucina c'è un mortaio con cui posso ridurre l'Athelas in polvere. Sarebbe meglio che il pestello sia di legno, in modo da velocizzare il processo."

Elros annuì e tornò nell'altra stanza. Nel frattempo continuai a controllare le ferite del sovrano: era stata sicuramente una freccia a causare quella lacerazione. La cosa peggiore è che la punta era ancora dentro e dai margini slabbrati della ferita si poteva chiaramente intuire che Thranduil doveva averla spezzata. Questo non va bene, se la freccia si è spezzata ci potrebbero essere dei frammenti di legno nella ferita...

Guardai il sovrano. Il respiro era debole, appena udibile dalle orecchie sensibili di un elfo, ma si era regolarizzato; evidentemente l'asciutto doveva avergli giovato.

Continuai l'esame e poco dopo scoprii un'altra ferita, identica alla prima, sul fianco opposto; questa però presentava delle macchie più estese e più scure della prima, era probabile che fosse la più vecchia. La seconda oltretutto era più aperta: doveva risalire a prima che Thranduil uccidesse gli orchi trovati nella radura. Data la posizione l'elfo si poteva reputare fortunato se non aveva leso gli organi interni.

Mi alzai e mi sciacquai la faccia. Ero stupita per la forza che stava dimostrando questo Elfo. Con due ferite del genere aveva resistito per più di un'ora sotto la pioggia ed al freddo... Doveva essere veramente attaccato alla vita.

Intanto Elros era tornato, evidentemente i Valar ci erano favorevoli: era riuscito a trovare il mortaio, anche se il pestello era in pietra.

"Aredhel.... - iniziò Elros - quante ferite ha il Re?"

"Io ne ho contate due: una sul fianco e l'altra sulla spalla. Entrambe sono state inferte da una freccia, e in entrambi i casi la punta sembra essere ancora dentro." dissi girandomi.

"Ora Elros, se non ti spiace, vammi a prendere dei pezzi di stoffa, possibilmente puliti, una bacinella di acqua fresca e una di acqua calda in cui mettere in infusione la vulneraria." dissi il più cordialmente possibile. Quanto c'era in gioco una vita spesso tendevo a dimenticarmi delle buone maniere, ma non volevo che l'Elfo si sentisse offeso dalle mie parole. 

Iniziai poi a polverizzare l'Athelas. Poco dopo tornò Elros con tutto quello che gli avevo chiesto. Appena posate le cose sul tavolino fece per andarsene, ma lo fermai: "Ho bisogno di te."

"Per cosa? - chiese dubbioso - Io non sono un guaritore..."

"Anche se non sei un guaritore non vuol dire che tu sia inutile: potresti tenerlo fermo mentre gli estraggo la punta della freccia e gli pulisco la ferita?" chiesi sorridendogli.

L'elfo annuì e si mise di fianco alla testiera del letto, poi con un breve cenno del capo mi disse che era pronto. Non avendo un divaricatore per estrarre frecce fui costretta ad usare uno dei pugnali che portavo sempre con me.

Dopo venti lunghissimi minuti in cui sia io che Elros ci eravamo dati da fare, chi per togliere la freccia e chi per tenere il Re fermo, la punta era stata estratta.

Procedetti allora con la pulizia della ferita: presi un panno caldo e lo immersi nell'acqua in cui poco prima avevo messo la vulnararia e lo appoggiai il più delicatamente possibile sulla spalla di Thranduil.
Appena entrò in contatto con la pelle il sovrano lancio' un grido e si divincolò; persino Elros fece fatica a tenerlo giù, sdraiato sul letto, tanto che si mosse violentemente. Ogni volta che ripetevo l'operazione si levava un grido da un elfo e sbuffi di fatica dall'altro.

Presi poi l'Athelas ridotta il polvere e la miscelai con un po' di acqua fredda, in modo da ottenere una pasta malleabile che applicai sulle ferite. Usando le poche bende trovate nella casa fasciai le varie ferite, in modo che non si infettassero.

Guardai di nuovo il Re: era tutto sudato, evidentemente era sfinito.

Hir o Heleg (Occhi di Ghiaccio)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora