Guerra

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"... l'ho visto; a volte ho delle visioni la notte. E nell'ultima ho visto un'armata di elfi schierati davanti alla Montagna Solitaria... quindi ho pensato..." dissi, pensando che la mia non era proprio una bugia, ma solo una mezza verità; o meglio una parte della verità.

"Le visioni non sono sempre attendibili, dovresti saperlo." disse il Re con voce dura.

"Lo so, ma pensavo che..." cercai di rispondere. 

"Le visioni sono una cosa, la tua immaginazione un'altra; non dovresti utilizzarle con tanta leggerezza. Sono un dono molto prezioso, non dato per essere interpretato da una ragazzina." disse quasi con disprezzo verso di me.

"Io non le interpreto, penso solo a ciò che vedo e provo a trovargli un senso a seconda di ciò che vedo e comprendo nel presente. Sono stufa di essere trattata con superiorità da un uomo che neppure conosco!" replico quasi urlandogli in faccia.

Poi mi voltai e feci per andarmene il prima possibile; non desideravo altro che uscire dalla porta e non fare più ritorno dal Re per un bel po'.
Ma una mano mi bloccò il polso e mi costrinse con le spalle contro una colonna di pietra. Soffocai un urlo in gola.

"Non mi parlare mai più in questo modo: sei nel mio regno e io ti tratto come voglio e..." la sua voce assomigliava molto ad un ringhio, tuttavia non fece tempo a finire la frase che un violento schiaffo gli colpì la guancia.
Insperatamente lasciò la presa ferrea sul mio polso e, cogliendo la palla al balzo, corsi via, attraversando frettolosamente i vasti saloni del palazzo.

Raggiunsi Elros che avevo ancora il fiatone; avevo percorso più di metà palazzo correndo, accidenti a quelle dannate gallerie!
Appena la guardia mi vide mi venne incontro chiedendomi cosa fosse successo.

"C'è un problema; un grosso problema..." dissi ansante.

"Questo l'avevo capito, basta guardare la tua faccia! Quale sarebbe questo problema insormontabile?" chiese sorridendo.

"Ho dato uno schiaffo al Re." risposi in un soffio.

"Che cosa hai fatto?!" chiese di nuovo lui, strabuzzando gli occhi.

"Gli ho dato un ceffone sulla guancia..." ripetei, osservando il colorito dal viso del mio amico scemare.

"Ma sei impazzita per caso?! Come ti è saltato in mente? Che ti ha fatto per farti reagire così, si può sapere?!" Elros era diventato più bianco di un cadavere. Non risposi però alle sue domande e cambiai discorso.

"Cosa faccio adesso?" chiesi.

"Ti conviene sparire dalla circolazione per un po'... Te lo avevo detto che il Re era irascibile!" disse Elros.

"E dove potrei andare? Per lasciare il palazzo serve l'autorizzazione del Re, e non credo sia molto propenso a fornirmela, ora come ora." dissi.

"Potresti venire a stare da me..." propose lui.

"Va bene, facciamo come dici tu." risposi. Poi vedendo che stava per tornare nella sua postazione di guardia sulle mura esterne lo richiamai.
"Elros?"

"Sì?"

"Ti voglio bene. Sei una persona speciale per me; ci sei sempre stato, fin da quando eravamo bambini, e di questo ti ringrazio davvero tanto."

Lui sorrise e si avviò verso l'uscita del palazzo.

Passarono diversi giorni, nei quali io passai molto del mio tempo con Elros, come eravamo soliti fare da bambini. In cuor mio speravo di poter far pace presto con il Re, in modo da poter tornare al mio regno. Un giorno una voce preoccupante si diffuse nel reame: il drago Smaug aveva attaccato Pontelagolungo. I nani dovevano essere arrivati alla Montagna Solitaria e dovevano aver risvegliato il drago...

"Siamo in guerra: partiremo domani all'alba. Ci dirigeremo verso Erebor. Tutti i guaritori sono chiamati a raccolta, viaggerete con noi. Preparati." disse Elros con convinzione.

"Cosa?" domandai stupita da quella convocazione improvvisa.

"Tu sei una delle migliori guaritrici che abbiamo a disposizione: hai curato persino il Re. Devi venire anche tu; abbiamo bisogno di te. Gli uomini, le donne e i bambini di Pontelagolungo hanno bisogno di guaritori come te, Aredhel! Potrai inoltre darmi prova delle tue particolari abilità di cui mi hai accennato poco tempo fa."

"Tutto ciò che dici è vero, ma dimentichi un piccolo particolare: il Re non sarà per niente felice della mia presenza, soprattutto alla luce di quello che è successo tra noi poco tempo fa." replicai convinta.

"Ti prego, fallo per i soldati e per gli uomini del lago: l'attacco di Smaug avrà ferito molte persone. Ci servono i guaritori! Dai, inizia a preparare le tue cose." cercò di convincermi.

"Va bene, dammi qualche ora e sono pronta" risposi.

L'indomani, appena il sole iniziò a sorgere all'orizzonte, ci mettemmo incammino. Cavalcavo insieme ad Elros e ad un suo amico: Galion. Mi erano giunte voci su di lui che dicevano fosse il maggiordomo del Re, e che aveva un debole per il vino.
Dopo quattro ore di marcia arrivammo in città: era stata completamente distrutta, ma degli abitanti non c'era neanche l'ombra. Dovevano essere fuggiti verso le rovine di Dale, in cerca di un rifugio visto l'inverno in arrivo.

Proseguimmo allora verso la città. Un tempo Dale era davvero magnifica: il punto di scambio tra le ricchezze dei nani e gli altri prodotti che venivano dal resto della Terra di Mezzo

 Come avevamo previsto gli uomini erano accampati lì, e le loro condizioni non erano certo rosee. Portammo cibo, acqua e coperte ed insieme agli altri guaritori montammo la tenda che avrebbe fatto da ospedale. Io ed i guaritori decidemmo di passare lì la notte, così in caso di bisogno avrebbero saputo dove trovarci.

Si mormorava che ci fosse una trattativa di pace in corso. Sembrava che uno dei nani avesse rubato qualcosa di inestimabile valore, che avrebbe convinto Thorin, il Re sotto la Montagna, a pagare il suo debito con gli abitanti del lago. 

Sfortunatamente i nani erano cocciuti e rifiutarono ogni proposta di pace. La guerra infine era arrivata. La notte passò tranquilla, i nostri cuori erano pensanti, conoscevamo l'orrore della guerra, lo stesso che sarebbe arrivato sopra di noi di lì a poco.

L'indomani i soldati partirono. Seguii dalle mura l'evolversi degli eventi. Era arrivato un esercito di nani dai Colli Ferrosi, guidati da Dàin Piediferro, un nano tozzo che cavalcava uno strano e assurdo maiale da guerra. La battaglia era cominciata e mi piangeva il cuore a vedere tutte quelle persone che si combattevano solo per un po' d'oro.

Poi dal nulla arrivarono gli orchi. Battaglioni arrivati da Nord, utilizzando i Mangiaterra come scavatori da gallerie sotterranee.

Non ebbi il tempo di seguire il resto del conflitto. I troll erano arrivati nella città: le donne e i bambini fuggirono in panico verso la parte più alta delle mura.
Insieme agli altri guaritori ci preparammo a combattere. Uscendo dalla tenda mi misi al collo il mio ciondolo di opale, ricevuto da mia madre, e guardai il piccolo neo a forma di mezzaluna che fin dalla nascita avevo sul polso destro. Sperai con tutto il cuore di non dover usarlo.

Trovammo un buon posto per combattere, ampio ma allo stesso tempo ben difendibile dagli arcieri. Ma i nostri nemici erano troppi. Uccisi un buon numero di orchi. Poi arrivò un troll; non feci tempo a voltarmi verso di lui che un'altra orda di orchi ci fu addosso. Prima di poter vedere il mio neo brillare in risposta alla mia chiamata sentii un dolore lancinate al ventre, abbassai lo sguardo e vidi il sangue impregnare velocemente la mia tunica.

* Angolo dell'autrice *
Ciao a tutti!
Mi scuso per il ritardo ma ho avuto diversi problemi con il Wi-fi... perciò ho dovuto riscrivere daccapo il capitolo -.-''
In onore di questo mio sacrificio mi aspetto tanti commenti e voti!
Nah, dai, commentate solo se volete? ;)
Nel prossimo capitolo ci sarà una sorpresa: che sarà secondo voi?
A presto!

Hir o Heleg (Occhi di Ghiaccio)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora