CAPITOLO 6 (PRIMA PARTE)

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DAL DIARIO DI CAN

Sono finalmente arrivato sulla barca.
E ti scrivo...
Mi manchi tantissimo...
Non immagini nemmeno quanto...

Sono stato dimesso oggi dall'ospedale di Durazzo.
Ho avuto un piccolo incidente in barca.
La Guardia Costiera Albanese mi ha trovato svenuto in barca dopo aver lasciato il porto di Chania mentre vagavo in mare senza una meta precisa.
Ricordo solo che una sera, mentre mi accingevo a raccontare a queste pagine il peso della tua mancanza, ho sentito il bisogno di stringerti, accarezzarti, baciarti...
Ho preso la parte di te che porto sempre con me, la nostra bandana, l'ho avvicinata alle mie narici e ho chiuso gli occhi...

Ti ho stretta forte a me, ho baciato le tue labbra così morbide, ho accarezzato i tuoi capelli, sentito il calore del tuo corpo...
Il mio corpo ha reagito alla mia voglia di te ma quando ho aperto gli occhi la tua immagine si è allontanata piano piano e nei tuoi occhi, bagnati di lacrime, ho visto solo dolore, sofferenza, tristezza...

Ho bevuto Sanem...
Ho bevuto per stordirmi...
Ho bevuto perché non riuscivo a cancellare l'immagine di quegli occhi senza vita...
Ho bevuto perché il desiderio di te era diventato insopportabile...
Ogni fibra del mio corpo bruciava di passione per te mentre prendevo coscienza di quanto dolore tu potessi provare, di quanto la tua assenza pesasse come un macigno...

E anche adesso è così...
Sarà sempre così: perché io ti amo...
Sei e sarai sempre tutto il mio mondo...
E per quanta distanza possa esserci tra noi, io sarò sempre con te...
E tu sempre con me...
Anche adesso, qui, questo lungomare che sto guardando mi parla di te.
E i ricordi mi uccidono...

Sanem, amata e lontana Sanem, il lungomare di Durazzo mi ricorda tanto il lungomare di Istanbul...

Sono qui dove potevamo essere insieme.
Avremmo visitato la città e avrei immortalato, in ogni scatto, i tuoi occhi, il tuo sorriso, il tuo volto.

Ripenso al servizio fotografico per l'Associazione delle donne lavoratrici...
I ricordi mi investono con una violenza che non riesco a fermare...
Con pari violenza le lacrime escono dai miei occhi...

Ripongo la macchina fotografica nella custodia e la metto sul fondo dell'armadio.
Non scatterò più foto.
Non posso...
Non ce la faccio...
Non più se non posso fotografare lei...
Sanem era la mia ispirazione...
Sanem ora è tutto il mio dolore...

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