CAPITOLO 8 (PRIMA PARTE)

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DAL DIARIO DI CAN
Sono passati sei mesi da quando ho lasciato Istanbul.
Ma soprattutto sei mesi che ho lasciato lì il mio cuore e la mia anima persi in quello sguardo di Sanem...
Non riuscivo a reggere i suoi occhi che mi guardavano dubbiosi, impauriti...

Ho attraversato l'Oceano, ho affrontato tempeste...
Domandavo alle notti di lei e cercavo risposte nelle albe che annunciavano nuovi giorni...
Parlavo alla luna e al sole quando la sua mancanza mi impediva di respirare...
Le notti sembravano non finire mai e i giorni duravano secoli mentre il ricordo di Sanem, delle sue mani, delle sue labbra, dei suoi baci, della sua risata, dei suoi occhi mi impedivano di respirare facendo battere il mio cuore così forte da avere il terrore di non riuscire a rivederla, di non poterle spiegare il perché l'ho lasciata, di non poterle urlare che la amo ancora e che così sarà per sempre...

Non riesco più a sentire il calore dei raggi del sole che squarciano i nuvoloni grigi dopo una tempesta...
Ma sento tutto il dolore e il peso di una lontananza che ha lacerato la mia anima, che non ha scalfito però il mio amore per la donna che, nel bene e nel male, mi ha mostrato il diritto e il rovescio di un sentimento per me sconosciuto fino a quando le ho rubato un bacio al buio di una loggia...

Sono a Panama...
Come ogni mattina, appena sveglio, il mio primo pensiero è per lei...
Prendo dalla tasca la mia bandana e la porto al naso.
Le mie narici vengono investite dal suo meraviglioso profumo.
Possibile che il tempo non ha affievolito il suo odore?
Possibile che il tempo non abbia cancellato il suo profumo da questa stoffa che è ora tutto quello che ho di lei???
Si. È possibile.
Perché io non l'ho dimenticata.
Perché io la amo ancora come il primo giorno.
E, se possibile, ancora di più...
Perché adesso è l'ora...
L'ora di allontanare i miei demoni...
L'ora di spezzare queste catene che stringono il mio cuore...
L'ora che i miei battiti ritrovino i suoi...
L'ora che Can torni dalla sua Sanem...

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