Capitolo 12 (2^parte)

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«Non è stato un vampiro.» Clary vide Maia impallidire di fronte al tono sicuro della sua voce. «E se la smetteste di darvi la colpa a vicenda di ogni cosa brutta che accade nel Mondo Invisibile, forse i Nephilim comincerebbero a prendervi sul serio e farebbero davvero qualcosa per voi.» Si rivolse a Simon. I brutti tagli sulla sua guancia si stavano già rimarginando, ridotti ormai a strie di un rosso argenteo. «Stai bene?»
«Sì.» La sua voce era appena percepibile. Clary vide
il dolore nei suoi occhi e per un istante lottò contro l'impulso di rivolgere a Maia un'infinità di insulti osceni. «Sto bene.» Clary si girò nuovamente verso la giovane lupa mannara. «Sei fortunata che non è fanatico quanto te, altrimenti andrei a lamentarmi col Conclave e farei pagare un conto molto salato a tutto il branco per il tuo comportamento.» Maia andò su tutte le furie. «Non capisci. I vampiri sono quello che sono
perché sono contaminati da energie demoniache...»
«Come i licantropi!» esclamò Clary.
«Non saprò granché, ma questo lo so.»
«Ed è proprio questo il punto. Le energie demoniache ci cambiano, ci rendono diversi... chiamala malattia o come ti pare, ma i demoni che creano i vampiri e i demoni che creano i lupi mannari derivano da specie che erano in guerra tra loro. Si odiavano, perciò abbiamo nel sangue l'odio reciproco. Non possiamo farne a meno. È per questo che un lupo mannaro e
un vampiro non potranno mai essere amici.» Guardò Simon. I suoi occhi brillavano di rabbia e di qualcos'altro.
«Tra poco comincerai anche tu a odiarmi» disse. «E odierai anche Luke. Non potrai farci niente.»
«Odiare Luke?» Simon era color cenere, ma prima che Clary potesse rassicurarlo, la porta di casa si aprì di schianto. Clary si girò a guardare, aspettandosi di vedere Luke, ma non era lui. Era Jace. Era tutto vestito di nero, con due spade angeliche infilate nella cintura che gli cingeva i fianchi stretti. Alec e Magnus erano subito dietro di lui, Magnus in un lungo mantello scintillante che sembrava decorato di frammenti di vetro frantumato. Gli occhi dorati di Jace si fissarono immediatamente su Clary con la precisione di un laser. Se la ragazza pensava che potesse apparire contrito,
preoccupato o perfino vergognoso, dopo tutto quello
che era successo, si sbagliava. Sembrava soltanto arrabbiato. «Che cosa credi di fare?» le domandò con un fastidio esagerato e studiato. Clary abbassò lo sguardo su di sé. Era ancora appollaiata sul tavolino da
caffè con il coltello in mano. Soffocò l'impulso di nasconderlo dietro la schiena. «Abbiamo avuto un incidente. Me ne sono occupata io.»
«Ma va'.» La voce di Jace trasudava sarcasmo. «Ma lo
sai almeno come si usa un coltello, Clarissa? Senza
sforacchiare te stessa o qualche spettatore innocente?»
«Non ho ferito nessuno» sibilò Clary tra i denti.
«L'ha conficcato nel divano» disse Maia in tono fiacco, gli occhi che le si chiudevano. Aveva le guance ancora arrossate per la febbre e la rabbia, ma per il resto il suo viso era pallido in maniera allarmante. Simon la guardò preoccupato. «Credo che stia peggiorando.»
Magnus si schiarì la gola. Visto che Simon non si muoveva, disse: «Fuori dai piedi, mondano» in
un tono di immenso fastidio. Attraversò a grandi passi la stanza verso il divano su cui era stesa Maia gettandosi il mantello dietro le spalle. «Se ho ben capito, sei tu che hai bisogno delle mie cure?» chiese, abbassando lo sguardo su di lei attraverso le ciglia incrostate di glitter. Maia lo guardò con gli occhi persi nel vuoto.
«Sono Magnus Bane» continuò lui in tono tranquillizzante, allungando le mani ornate di anelli.
Scintille azzurre avevano cominciato a danzare tra
di esse come una bioluminescenza che danza nell'acqua. «Sono lo stregone che è qui per curarti. Non ti hanno detto che stavo arrivando?»
«So chi sei, ma...» Maia sembrava inebetita. «Sembri così... così... risplendente.» Alec fece un verso che
assomigliava molto a una risata soffocata da un colpo di tosse, mentre le mani sottili di Magnus intrecciavano una cortina azzurra di magia intorno alla lupa mannara.
Jace non rideva. «Dov'è Luke?» chiese.
«Fuori» rispose Simon. «Stava spostando il pick-up dal prato.» Jace e Alec si scambiarono una rapida occhiata.
«Buffo» fece Jace. Ma non sembrava divertito. «Non l'ho visto quando abbiamo salito la scala.» Una sottile spira di panico si dischiuse come una foglia nel petto di
Clary. «Hai visto il suo pick-up?»
«L'ho visto io» disse Alec. «Era nel vialetto. A luci spente.» A queste parole perfino Magnus, che si stava occupando di Maia, alzò lo sguardo. Attraverso la rete di incantesimi che aveva intrecciato intorno a sé e alla ragazza i suoi lineamenti apparivano sfocati e indistinti, come se li guardasse da sott'acqua. «Non mi piace» disse, la voce sorda e lontana
«Non dopo l'attacco di un Drevak. Si spostano in branchi.» La mano di Jace era già protesa verso una delle spade angeliche. «Vado a cercarlo. Alec, tu rimani qui, proteggi la casa.» Clary saltò giù dal tavolino. «Vengo con te.» «No.» Jace si avviò verso la porta di casa, senza guardarsi alle spalle per controllare se lo seguiva. Clary si lanciò velocissima e si infilò tra lui e la porta. «Fermo.» Per un istante pensò che Jace avrebbe continuato ad avanzare anche a costo di passarle attraverso,ma lui si fermò a pochi centimetri da lei, così vicino che quando parlò Clary sentì il suo alito sul viso. «Ti sbatterò a terra se sarà necessario, Clarissa.»
«Smettila di chiamarmi così.»
«Clary» disse allora Jace sottovoce,e il suono del suo nome sulle sue labbra era così intimo che le corse un brivido lungo la schiena. L'oro dei suoi occhi si era fatto duro, metallico. Si chiese per un momento se potesse
davvero balzarle addosso, che effetto le avrebbe fatto se l'avesse colpita, l'avesse atterrata o le avesse afferrato i polsi. Per Jace combattere era come per gli altri fare sesso. Il pensiero di lui che la toccava a quel modo le fece salire un flusso ardente di sangue alle guance. Parlò cercando di nascondere l'esitazione piena d'angoscia nella sua voce. «È mio zio, non il tuo...» Sul viso di Jace balenò un'espressione di ironia selvaggia. «Qualsiasi zio tuo è anche mio, cara sorella... E comunque lui non ha legami di sangue con nessuno dei due.»
«Jace...»
«E poi non ho il tempo di farti i marchi» aggiunse, gli occhi dorati che la scrutavano pigri «e tu hai solo quel pugnale. Non sarà di grande aiuto se dobbiamo vedercela coi demoni.» Clary conficcò il pugnale nel muro accanto alla porta e fu premiata dall'espressione di sorpresa sul viso di Jace. «E con questo? Tu hai due
spade angeliche; dammene una.»
«Oh, per l'amor del...» Era Simon, le mani infilate nelle tasche, gli occhi che ardevano come carboni neri sul viso bianco. «Vado io.»
Clary disse: «Simon, non...»
«Almeno non perdo il mio tempo standomene qui a vedervi flirtare mentre non sappiamo cos'è successo a Luke.» Le fece cenno di spostarsi dalla porta. Le labbra di Jace si assottigliarono. «Andiamo tutti.» Con gran sorpresa di Clary, tirò fuori una spada angelica dalla cintura e gliela porse. «Prendi.»
«Come si chiama?» chiese lei, scostandosi dalla porta.
«Nakir.» Clary aveva lasciato la giacca in cucina, e quando mise piede sulla veranda buia l'aria fredda che soffiava dall'East River le penetrò attraverso la maglietta sottile.
«Luke?» chiamò. «Luke?» Il pick-up era fermo sul vialetto con una delle portiere aperte. La lucina
interna era accesa ed emanava un bagliore fioco. Jace aggrottò la fronte.
«Le chiavi sono nel cruscotto. L'auto è in folle.» Simon chiuse la porta di casa alle loro spalle. «Come fai a saperlo?»
«Lo sento.» Jace guardò Simon meditabondo. «E lo
sentiresti anche tu se ci provassi, succhiasangue.» Balzò giù dalla scala e una lieve risatina fluttuò dietro di lui, portata dal vento.
«Mi sa che "mondano" mi piaceva più di "succhiasangue"» borbottò Simon.
«Con Jace non c'è verso di scegliersi un soprannome meno offensivo.» Clary si frugò nella tasca dei jeans finché le sue dita non incontrarono la pietra fredda e liscia. Sollevò la mano con la stregaluce, il cui chiarore si irradiava tra le dita come quello di un sole in miniatura. «Andiamo.» Jace aveva ragione; il pick-up era in folle. Clary, con un tuffo al cuore, sentì l'odore dei gas di scarico. Luke non avrebbe mai lasciato la portiera dell'auto aperta e le chiavi nel cruscotto a quel modo, a meno che non fosse successo qualcosa.
Ora Jace girò intorno al veicolo, accigliato. «Avvicina quella stregaluce.» Si inginocchiò nell'erba, sfiorandola con le dita. Da una tasca interna della giacca estrasse un oggetto che Clary riconobbe: un pezzo di metallo
liscio tutto inciso di rune delicate. Un sensore. Jace lo passò sull'erba e quello produsse una serie di sonori
rumori secchi, come un contatore Geiger impazzito. «Forti tracce di attività demoniaca.»
«Non potrebbero essere state lasciate dal demone che ha attaccato Maia?» chiese Simon.
«I livelli sono troppo alti. Stanotte qui c'è stato più di un demone.» Jace si alzò in piedi, con aria seria. «Forse è meglio che voi due torniate dentro. Mandate Alec qui fuori. Ha già avuto a che fare con questo genere di cose.»
«Jace...» Clary divenne nuovamente furibonda. Si interruppe quando qualcosa attirò il suo sguardo. Un movimento guizzante,al di là della strqda, lungo l'argine di cemento cosparso di sassi dell'East River. C'era qualcosa in quel movimento: una strana amgolatura, qualcosa di troppo rapido, di troppo
allungato per essere umano... Clary stese un braccio per indicare. «Guardate! Accanto all'acqua!» Jace seguì il suo sguardo e rimase senza fiato. Un attimo dopo correva seguito dagli altri due sull'asfalto di Kent Street e poi sull'erba stentata che costeggiava la banchina del fiume. La stregaluce oscillava nella mano di Clary mentre correva, illuminando a caso pezzi di riva: una macchia di erbacce, del cemento rotto che sporgeva e la fece quasi inciampare, un mucchio di immondizia e vetri rotti... poi, quando si furono avvicinati tanto da vedere chiaramente l'acqua che sciabordava, la figura afflosciata di un uomo.
Era Luke... Clary lo capì all'istante, anche se le due sagome scure curve su di lui le nascondevano il suo viso. Era supino, così vicino all'acqua che per un istante si chiese in preda al panico se le creature piegate su di lui
non lo tenessero giù cercando di annegarlo. Poi si ritrassero, sibilando attraverso bocche perfettamente circolari e prive di labbra, e Clary vide la testa di Luke poggiata sulla riva ghiaiosa. «Demoni Raum» sussurrò Jace. Simon aveva gli occhi sbarrati. «Sono gli stessi che hanno attaccato Maia?»
«No. Questi sono molto peggio.» Jace fece segno a Simon e a Clary di mettersi alle sue spalle. «Voi due, state indietro.» Alzò la spada angelica.
«Israfiel!» gridò, e ci fu un'improvvisa esplosione di luce quando la lama divampò. Jace balzò in avanti brandendo l'arma contro il più vicino dei demoni. Alla luce della spada angelica, l'orrido aspetto del demone divenne visibile: bianco come uno straccio, un buco nero al posto della bocca, occhi sporgenti, da rospo,e braccia che terminavano con tentacoli al posto delle mani. Di questi si servì per andare all'attacco, agitandoli verso Jace con incredibile rapidità. Ma Jace fu più svelto. Ci fu un suono sgradevole, una specie di zac,quando Israfiel tranciò il polso del demone. La sua appendice tentacolata volò in aria, atterrando ai piedi di Clary, dove continuò a contorcersi. Era bianco-grigia, coronata da ventose rosso sangue. All'interno di ogni ventosa c'era un grappolo di minuscoli denti aguzzi come aghi. Simon ebbe un conato di vomito. Clary fu lì lì per imitarlo. Sferrò un calcio al grumo di tentacoli che si dibatteva mandandolo a rotolare tra l'erba. Quando alzò lo sguardo, vide che Jace aveva atterrato il demone ferito e che stavano ruzzolando insieme sui
sassi lungo il margine del fiume. Il bagliore della spada angelica tracciava eleganti archi luminosi che si infrangevano sull'acqua mentre Jace si dimenava e si contorceva per evitare i restanti tentacoli della
creatura... per non parlare del sangue nero che
schizzava dal polso reciso. Clary esitò (doveva andare da Luke o correre in aiuto a Jace?) e in quell'attimo di esitazione sentì Simon gridare: «Clary, attenta!» e quando si girò, vide il secondo demone scagliarsi dritto su di lei. Non ebbe il tempo di sfilare la spada angelica dalla cintura e neppure di ricordare e gridare il suo nome. Allungò le braccia e il demone la colpì, facendola cadere all'indietro. Andò a terra con un grido, battendo dolorosamente la spalla sul terreno irregolare. I tentacoli scivolosi le raschiarono la pelle. Uno le circondò il braccio, stringendolo dolorosamente, l'altro scattò in avanti, avvolgendole la gola. Clary si portò freneticamente le mani al collo cercando si tirare via dalla trachea quell'arto elastico e sferzante. Le dolevano già i polmoni. Scalciò e si dimenò... A un tratto la pressione svanì; la creatura si era allontanata da lei. Clary inspirò sibilando e si mise in ginocchio. Il demone era mezzo accovacciato e la fissava coi suoi neri occhi privi di pupille. Si preparava ad attaccare di nuovo? Clary afferrò la spada, esclamò: «Nakir» e una lancia di luce le sprizzò fra le dita. Non aveva mai impugnato una lama angelica prima di allora. L'elsa le tremava e vibrava in mano; sembrava viva. «NAKIR!» gridò più forte alzandosi malferma, la lama allungata e puntata contro il demone Raum. Con sua grande sorpresa, il demone schizzò all'indietro agitando i tentacoli, quasi avesse (ma non era possibile!) paura
di lei. Clay vide Simon che le correva incontro con in mano quel che sembrava un tubo d'acciaio; dietro di lui, Jace si stava mettendo in ginocchio. Clary non vedeva il demone con cui aveva combattuto; forse l'aveva ucciso. Quanto al secondo demone Raum, aveva la bocca aperta ed emetteva un suono stridulo, afflitto, come un gufo mostruoso. Di colpo si girò e, coi tentacoli che si dibattevano, si precipitò verso la riva e saltò nel fiume. Un fiotto d'acqua nerastra schizzò in alto, poi la creatura scomparve, svanendo sotto la superficie
senza lasciare neppure una scia di bollicine a rivelarne la posizione. Jace le fu accanto proprio mentre scompariva. Era curvo, ansimante, macchiato del sangue nero del demone. «Che cosa... è successo?» domandò respirando a fatica.

Shadowhunters- città di Cenere Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora