Capitolo 17
A ORIENTE DELL'EDEN
«Ma come hai fatto?» chiese Clary mentre il pick-up correva verso Uptown con Luke al volante.
«Vuoi dire come ho fatto a salire sul tetto?» Jace era reclinato sul sedile, gli occhi semichiusi. Aveva delle bende bianche legate ai polsi e macchie di sangue secco sull'attaccatura dei capelli. «Per prima cosa mi sono arrampicato fuori dalla finestra di Isabelle e su per il muro. Ci sono parecchi doccioni ornamentali che forniscono buoni appigli. Fra l'altro, vorrei far notare che la mia moto non è più dove l'ho lasciata. Scommetto che l'Inquisitrice l'ha presa per farsi un giro a Hoboken.»
«Volevo dire» ribatté Clary «come hai fatto a saltare dal tetto della cattedrale e a non morire?»
«Non lo so.» Alzando le mani per strofinarsi gli occhi, Jace le sfiorò un braccio. «Tu come hai fatto a creare quella runa?»
«Non lo so neanch'io» sussurrò. «La Regina della Corte Seelie aveva ragione, vero? Valentine... lui ci ha fatto sul serio qualcosa.» Lanciò un'occhiata a Luke, che fingeva di essere tutto concentrato a svoltare a sinistra. «Non è vero?»
«Ora non è il momento di parlarne» rispose Luke. «Jace, avevi in mente una meta particolare o volevi solo allontanarti dall'Istituto?»
«Valentine ha portato Maia e Simon sulla barca per compiere il Rituale. Vorrà eseguirlo al più presto.» Jace tirò una delle bende che aveva al polso. «Devo andare là e fermarlo.»
«No» disse bruscamente Luke.
«Okay, dobbiamo andare là e fermarlo.»
«Jace, non voglio che torni su quella nave. È troppo pericoloso.»
«Hai visto che cosa ho appena fatto» disse Jace «e sei preoccupato per me?»
«Sì, sono preoccupato per te.»
«Non c'è tempo per questo. Una volta uccisi i vostri amici, mio padre riunirà un esercito di demoni che non potete neanche immaginare. Dopo,sarà inarrestabile.»
«Allora il Conclave...»
«L'Inquisitrice non farà nulla» disse Jace. «Ha impedito l'accesso dei Lightwood al Conclave. Non ha voluto chiamare rinforzi, neanche quando le ho detto che cosa ha in mente Valentine. È ossessionata dal suo stupido piano.»
«Quale piano?» domandò Clary. La voce di Jace era amara. «Voleva cedermi a Valentine in cambio degli
Strumenti Mortali. Le ho detto che lui non avrebbe mai
accettato, ma non mi ha creduto.» Rise, una risata stridula, a scatti.
«Isabelle e Alec le diranno che cosa sta succedendo a Simon e Maia. Ma non sono troppo ottimista. Non mi crede, riguardo a Valentine, e non butterà all'aria il suo prezioso piano solo per salvare un paio di Nascosti.»
«Comunque non possiamo stare semplicemente ad aspettare loro notizie» disse Clary. «Dobbiamo raggiungere immediatamente la nave. Luke, se tu potessi portarci là...»
«Mi dispiace darti questa brutta notizia, ma per arrivare a una barca ci serve un'altra barca» annunciò Luke. «Credo che neanche Jace sia in grado di camminare sulle acque.» In quel momento il telefono di Clary squillò. Era un messaggio di Isabelle. Clary si accigliò. «È un indirizzo. Sul lungofiume.» Jace guardò al di sopra della sua spalla. «È dove dobbiamo incontrare Magnus.» Lesse l'indirizzo a Luke, che eseguì una brusca inversione a U e si diresse a sud. «Magnus ci trasporterà sull'acqua» spiegò Jace. «La nave è protetta da incantesimi difensivi. Io ci sono salito perché mio padre voleva che lo facessi. Ma questa volta avremo bisogno di Magnus per affrontare le protezioni.»
«Non mi piace.» Luke tamburellò sul volante. «Dovrei andare io e voi due dovreste rimanere con Magnus.»
Gli occhi di Jace balenarono. «No, devo andarci io.»
«Perché?» chiese Clary.
«Perché Valentine si serve di un demone della paura» spiegò Jace. «È così che è riuscito a uccidere i Fratelli Silenti. E ad ammazzare lo stregone, il lupo mannaro nel vicolo fuori dall'Hunter's Moon e probabilmente anche il piccolo elfo nel parco. Ed è per questo che i Fratelli avevano quelle espressioni sul viso. Quelle espressioni terrorizzate. Sono letteralmente morti di paura.»
«Ma il sangue...»
«Li ha dissanguati dopo. E nel vicolo è stato interrotto da un licantropo. Per questo non ha avuto abbastanza tempo per procurarsi il sangue che gli serviva. Ed è per questo che ha ancora bisogno di Maia.» Jace si passò la
mano tra i capelli. «Nessuno può resistere a un demone della paura. Ti entra nella testa e ti distrugge la mente.»
«Agramon» disse Luke. Era rimasto in silenzio, lo sguardo fisso sul parabrezza. Aveva il viso grigio e tirato. «Sì, è così che l'ha chiamato Valentine.»
«Non è un demone della paura. È il demone della paura. Il Demone del Terrore. Com'è riuscito Valentine a indurre Agramon a eseguire i suoi ordini? Perfino uno stregone avrebbe difficoltà ad assoggettare un Demone Superiore, e fuori dal pentagramma poi...» Luke rimase senza fiato. «È così che è morto il giovane stregone, no? Evocando Agramon?» Jace fece di sì con la testa, e gli spiegò come Valentine aveva ingannato Elias. «La Coppa Mortale» terminò «gli permette di controllare Agramon. A quanto pare dà un certo potere sui demoni. Non come la Spada, però.»
«Adesso sono ancora meno propenso a lasciarti andare» disse Luke. «È un Demone Superiore, Jace. Ci vorrebbero tanti Cacciatori quanti gli abitanti di questa città per affrontarlo.»
«Lo so che è un Demone Superiore. Ma la sua arma è la paura. Se Clary è in grado di tracciarmi una runa
Antipaura, posso sconfiggerlo. O almeno provarci.»
«No!» protestò Clary. «Non voglio che la tua sicurezza dipenda dalla mia stupida runa. E se non funziona?»
«Ha già funzionato» disse Jace mentre uscivano dal ponte e si dirigevano a Brooklyn. Stavano percorrendo la stretta Van Buren Street, tra alte fabbriche in mattoni le cui finestre e porte, serrate da assi e lucchetti, non lasciavano trapelare nulla di quanto si trovava al loro interno. In fondo alla strada, il lungofiume scintillava tra gli edifici. «E se questa volta mi sbaglio?» Jace girò la testa verso di lei e per un istante i loro occhi si incontrarono. Quelli di Jace avevano il colore dorato della luce del sole in lontananza. «Non succederà» disse.
«Sei sicura che sia questo l'indirizzo?» chiese Luke frenando gradualmente il pick-up. «Magnus non c'è.»
Clary si guardò intorno. Si erano fermati davanti a un
a grande fabbrica che sembrava essere stata distrutta da un terribile incendio. I muri di mattoni stavano ancora in piedi, ma spuntavano qua e là travature metalliche incurvate e bruciacchiate. In lontananza Clary vedeva il distretto finanziario di Lower Manhattan e la prominenza nera di Governors Island, al largo.
«Verrà» disse. «Se ha detto ad Alec che sarebbe venuto, verrà.» Scesero dal pick-up. Sebbene la strada fosse fiancheggiata da altre fabbriche, il posto era tranquillo, tanto più che era domenica. Non c'era un'anima, in giro, e neppure i rumori tipici dei quartieri commerciali - camion in retromarcia, uomini che urlano, che Clary associava alle zone dei magazzini. Al loro posto c'erano silenzio, una gelida brezza che spirava dal
fiume e le grida dei gabbiani. Clary si mise il cappuccio, tirò su la zip della giacca e rabbrividì. Luke chiuse la portiera del pick-up e la cerniera della sua giacca di flanella. In silenzio, porse a Clary un paio di guanti di lana. Lei se li infilò e mosse le dita. Le stavano così grandi che le sembrava di indossare delle zampe. Si guardò intorno.
«Un momento... dov'è Jace?» Luke glielo indicò. Era inginocchiato sulla riva, una sagoma scura dai capelli biondi, unica macchia di colore contro il cielo grigio-azzurro e il fiume scuro.
«Pensi che voglia stare da solo?» gli chiese.
«In questa situazione, stare da soli è un lusso che nessuno di noi può permettersi. Vieni.» Luke si avviò a
grandi passi lungo il vialetto d'accesso, seguito da Clary. La fabbrica si spingeva quasi fino all'acqua ed era fiancheggiata da una spiaggia ghiaiosa. Basse onde lambivano i sassi cosparsi di alghe. C'erano delle pietre disposte rozzamente intorno a una buca nera dove una volta aveva bruciato un fuoco. Il posto era disseminato di lattine arrugginite e bottiglie. Jace stava sulla riva, senza giacca. Mentre Clary lo osservava, lanciò in acqua un oggetto piccolo e bianco, che colpì la superficie sollevando qualche schizzo e scomparve.
«Che cosa fai?» gli chiese. Jace rivolse loro il viso sferzato dai capelli biondi mossi dal vento.
«Mando un messaggio.» Al di sopra della sua spalla, a Clary parve di vedere un viticcio scintillante, come un pezzo di alga animato, emergere dall'acqua grigia del fiume stringendo qualcosa di bianco. Un attimo dopo svanì, e Clary rimase lì sbattendo gli occhi.
«Un messaggio a chi?» Jace aggrottò la fronte. «A nessuno.» Girò le spalle all'acqua e attraversò la spiaggia di ciottoli diretto al punto in cui aveva steso la giacca. Vi erano posate tre lunghe spade. Quando si voltò, Clary vide anche dei dischetti taglienti infilati nella sua cintura. Jace passò le dita sulle tre lame... erano piatte, tra il bianco e il grigio, in attesa di essere nominate.
«Non sono riuscito a passare in armeria, perciò abbiamo solo queste armi a disposizione. Tanto vale prepararsi come meglio possiamo, mentre aspettiamo
Magnus.» Sollevò la prima lama. «Abrariel.» Non appena venne nominata, la spada angelica scintillò e cambiò colore. Jace la porse a Luke.
«Io sono già a posto» disse questi, e aprì la giacca per mostrare il kindjal,il pugnale a doppio taglio che portava infilato nella cintura. Jace porse Abrariel a Clary, che prese l'arma in silenzio. La sentiva calda tra le mani, come se al suo interno vibrasse una vita segreta.
«Camael» disse Jace alla spada successiva, facendola tremare e risplendere. «Telantes» disse alla terza.
«Usate mai il nome Raziel?» chiese Clary mentre Jace si infilava le spade nella cintura e si rimetteva la giacca, alzandosi in piedi
«Mai» rispose Luke. «Non si fa.» Il suo sguardo scrutava la strada alle spalle di Clary in cerca di Magnus. Lei percepiva la sua ansia, ma, prima che potesse dire qualcos'altro, le squillò il telefono. Lo aprì e lo porse a Jace senza dire una parola. Lui lesse il messaggio inarcando le sopracciglia.
«Pare che l'Inquisitrice abbia dato tempo a Valentine fino al tramonto per decidere se tiene di più a me o agli Strumenti Mortali» disse. «Lei e Maryse hanno discusso per ore, per questo non si è ancora accorta che me la sono filata.» Restituì il cellulare a Clary. Le loro
dita si sfiorarono, nonostante lo spesso guanto di lana che le ricopriva la pelle, e Clary ritrasse la mano. Vide un'ombra passare sui lineamenti di Jace, che però non disse nulla. Invece si rivolse a Luke e chiese in tono sorprendentemente brusco: «Il figlio dell'Inquisitrice è morto? È per questo che lei è così?» Luke sospirò e si ficcò le mani nelletasche della giacca. «Come l'hai capito?»
«Dal modo in cui reagisce quando qualcuno pronuncia il suo nome. Sono state le sole volte in cui l'ho vista manifestare dei sentimenti umani.» Luke fece un sospiro. Si era spinto su gli occhiali e aveva gli occhi socchiusi per ripararli dal vento pungente che soffiava dal fiume. «L'Inquisitrice è così com'è per molte ragioni.
Stephen è solo una di queste.»
«Strano» disse Jace. «Non ha l'aria di una a cui piacciono molto i ragazzi.»
«Non quelli degli altri» spiegò Luke. «Ma con il suo era diverso. Stephen era un ragazzo d'oro per lei. Anzi, lo era per tutti... per tutti quelli che lo conoscevano. Era una di quelle persone che sono brave in tutto, sempre
carino senza essere lezioso,bello senza attirarsi l'antipatia di nessuno. Be', forse noi lo trovavamo un po' antipatico.»
«Veniva a scuola con voi?» chiese Clary. «E con mia madre... e Valentine? Per questo lo conosci?»
«Gli Herondale avevano il compito di dirigere l'Istituto di Londra e Stephen andava a scuola là. Lo frequentai soprattutto dopo che ci fummo diplomati, quando si era trasferito di nuovo ad Alicante. E ci fu un periodo in cui lo vedevo molto spesso.» Gli occhi di Luke erano diventati assenti, dello stesso grigio-azzurro del fiume. «Dopo che si era sposato.»
«Dunque era nel Circolo?» chiese Clary.
«Non allora» disse Luke. «Entrò nel Circolo dopo che io... be', dopo quello che mi successe. Valentine aveva bisogno di un secondo, nel comando, e scelse Stephen.
Imogen, che era fedelissima al Conclave, divenne isterica, supplicò il figlio di ripensarci, ma lui non le diede retta. Non voleva neanche parlarle, né a lei né a
suo padre. Era completamente asservito a Valentine. Lo seguiva ovunque come un'ombra.» Luke rimase un istante in silenzio. «Fatto sta che Valentine pensava che la moglie di Stephen, Amatis, non fosse adatta a lui, a uno che era destinato a diventare il secondo nel comando del Circolo. Aveva legami familiari... indesiderabili.» Il dolore nella voce di Luke sorprese Clary. Teneva così tanto a quelle persone? «Valentine costrinse Stephen a divorziare da Amatis e a risposarsi... La seconda moglie era una ragazza molto giovane, di diciotto anni, Céline. Anche lei era completamente in balia di Valentine, faceva tutto quello che le diceva, per bizzarro che fosse. Poi Stephen rimase ucciso durante un'incursione del Circolo in un covo di vampiri.Quando lo seppe, Céline si suicidò. Al tempo era incinta di otto mesi. E morì anche il padre di Stephen, di crepacuore. Perciò tutta la famiglia di Imogen scomparve. Non poté neppure seppellire le ceneri della nuora e del nipote nella Città di Ossa, perché Céline s'era suicidata. Fu sepolta presso un incrocio, nei pressi di Alicante. Imogen sopravvisse ma... divenne di ghiaccio. Quando il vecchio Inquisitore fu ucciso durante la Rivolta, le fu offerta la sua carica. Tornò a Idris da Londra... Da quanto ne
so, non ha mai più parlato di Stephen. Questo però spiega perché odia tanto Valentine.»
«Perché mio padre avvelena tutto quello che tocca?» chiese amaramente Jace. «Perché tuo padre, indipendentemente da tutte le sue colpe, ha ancora un
figlio, e lei no. E perché lei lo incolpa della morte di Stephen.»
«E ha ragione» disse Jace. «È stata colpa sua.»
«Non proprio» ribatté Luke. «Lui offrì a Stephen la possibilità di scegliere. E lui scelse. Valentine si è macchiato di molte colpe, ma non ha mai costretto nessuno a entrare nel Circolo con il ricatto o la minaccia. Voleva seguaci convinti. La responsabilità delle scelte di Stephen è tutta sua.»
«Libero arbitrio» disse Clary.
«Non c'è nulla di libero, in tutto questo» protestò Jace. «Valentine...»
«Ti ha offerto una possibilità, no?» domandò Luke. «Quando sei andato da lui. Voleva che tu rimanessi, vero? Che rimanessi e ti unissi a lui?»
«Sì.» Jace spinse lo sguardo verso Governors Island. «È così.» Clary vedeva il fiume riflesso nei suoi occhi:
erano del colore dell'acciaio, come se l'acqua grigia ne avesse sommerso l'oro. «E tu hai detto di no» disse Luke. Jace lanciò un'occhiata di fuoco. «Vorrei tutti voi che la piantaste di indovinarlo.