«C'erano dei rumori, nella biblioteca. Forse qualcuno sta cercando di contattare l'Istituto.» Spostò lo sguardo su Clary. «Chi è?»
«Clary» rispose Alec. «La sorella di Jace.» Max sgranò gli occhi. «Credevo che Jace fosse figlio unico.»
«È quello che pensavamo tutti» disse Alec prendendo la maglia che aveva lasciato su una sedia e infilandosela con foga. I capelli gli si sollevarono a raggiera intorno alla testa come un soffice alone scuro, crepitando per l'elettricità statica. Lui se li tirò indietro con un gesto insofferente. «Sarà meglio che vada in biblioteca.»
«Vengo anch'io» disse Isabelle estraendo da un cassetto la sua frusta arrotolata e infilandosene
l'impugnatura nella cintura. «Forse è successo qualcosa.»
«Dove sono i vostri genitori?» chiese Clary.
«Hanno ricevuto una chiamata qualche ora fa. Un elfo è stato assassinato a Central Park. L'Inquisitrice è
andata con loro» spiegò Alec.
«E voi non li avete accompagnati?»
«Non ce l'hanno chiesto.» Isabelle si avvolse le due trecce scure sulla testa e infilò un piccolo pugnale di cristallo nella crocchia. «Ti dispiace badare a Max? Torniamo subito.»
«Ma...» protestò Clary
«Torniamo subito.» Isabelle sfrecciò nel corridoio, seguita da Alec. Quando la porta si chiuse alle loro spalle, Clary si sedette sul letto e rivolse uno sguardo ansioso a Max. Non aveva mai passato troppo tempo con i bambini (sua madre non le aveva mai permesso di fare la baby-sitter) e non sapeva bene come parlare con loro o che cosa poteva divertirli, anche se un po' l'aiutava il fatto che quel ragazzino le ricordava Simon alla sua età, con le braccia e le gambe ossute e gli occhiali troppo grandi per il suo viso. Max la osservò a sua volta, rivolgendole uno sguardo indagatore, non
timido, ma pensieroso e controllato.
«Quanti anni hai?» chiese infine. Clary fu colta di sorpresa. «Quanti me ne dai?»
«Quattordici.»
«Ne ho sedici, ma la gente pensa sempre che ne ho di meno per via della statura.» Max annuì. «Capita anche a me. Ho nove anni, ma me ne danno sempre sette.»
«Per me ne dimostri nove» disse Clary. «Che cos'hai, lì? Un libro?» Max tirò fuori la mano da dietro la
schiena. Teneva un tascabile largo e piatto, grande all'incirca come una rivista. Aveva una copertina a colori vivaci con una scritta in caratteri kanji sotto le parole inglesi. Clary si mise a ridere. «Naruto» disse. «Allora ti piacciono i manga. Dove l'hai preso?»
«All'aeroporto. Mi piacciono le figure, ma non capisco come si legge.»
«Dai qua.» L'aprì, mostrandogli le pagine. «Si legge a
ll'incontrano, da destra a sinistra invece che da sinistra a destra. Anche le pagine vanno girate al contrario, in senso antiorario. Sai cosa significa?»
«Certo» disse Max. Per un attimo Clary temette di averlo irritato, ma lui sembrava piuttosto contento quando riprese il libretto e andò all'ultima pagina. «Questo è il numero nove» disse. «Forse prima di leggerlo dovrei procurarmi gli altri otto.»
«Buona idea. Magari puoi chiedere a qualcuno di accompagnarti da Midtown Comics o al Pianeta Proibito.»
«Pianeta Proibito?» Max sembrava confuso, ma prima che Clary potesse spiegarsi, Isabelle fece irruzione nella stanza respirando affannosamente.
«Qualcuno ha cercato davvero di contattare l'Istituto» disse prima che Clary potesse fare domande.
«Uno dei Fratelli Silenti. È successo qualcosa nella Città di Ossa.»
«Cosa intendi con qualcosa?»
«Non lo so. Non avevo mai sentito che i Fratelli Silenti avessero chiesto aiuto prima d'ora.» Isabelle era chiaramente in ansia. Si girò verso il fratello. «Max, vai nella tua stanza e restaci, okay?» Il ragazzino irrigidì la mascella. «Tu e Alec uscite?»
«Sì.»
«Andate nella Città Silente?»
«Max...»
«Voglio venire anch'io.» Isabelle fece segno di no. L'elsa del pugnale scintillò come un punto infuocato dietro la sua testa. «Assolutamente no. Sei troppo piccolo.»
«Neanche tu hai diciotto anni!» Isabelle si girò verso Clary con un'espressione a metà ansiosa e a metà
disperata. «Clary, vieni qui un attimo, ti prego.»
Clary si alzò stupita... e Isabelle la agguantò per un braccio e la trascinò fuori dalla stanza, richiudendosi la
porta alle spalle. Si sentì un tonfo quando Max ci si gettò contro. «Accidenti» fece Isabelle, tenendo la maniglia «puoi prendermi lo stilo, per favore? È nella tasca...» Clary tirò fuori alla svelta lo stilo che Luke le aveva dato qualche ora prima. «Usa il mio.» Con pochi rapidi movimenti, Isabelle intagliò una runa di Chiusura sulla porta. Clary sentiva le proteste di Max dall'altra parte, mentre Isabelle si scostava dalla porta con una smorfia e le restituiva lo stilo. «Non sapevo che avessi uno di questi arnesi.»
«Era di mia madre» disse Clary, rimproverandosi subito mentalmente. È di mia madre. Sì, è di mia madre.
«Uh.» Isabelle batté sulla porta con il pugno. «Max, c'è qualche barretta di cioccolato nel cassetto, casomai ti venisse fame. Torneremo appena possibile.» Si sentì un altro urlo offeso da dietro la porta; con una scrollata di spalle Isabelle si girò e corse lungo il corridoio, con Clary al fianco. «Che cosa diceva il messaggio?» chiese Clary. «Solo che c'era un problema?»
«Che c'è stato un attacco. Nient'altro.» Alec le aspettava fuori della biblioteca. Indossava un'armatura di cuoio nero da Cacciatore sopra i vestiti. Le braccia erano protette da lunghi guanti e sulla gola e sui polsi erano impressi dei marchi. Alcune spade angeliche, ognuna col nome di un angelo, scintillavano alla cintura che gli cingeva la vita. «Sei pronta?» domandò alla sorella. «Max è sistemato?»
«Sta bene.» Allungò le braccia. «Fammi i marchi.»
Mentre tracciava le rune sul dorso delle mani di Isabelle e all'interno dei suoi polsi, Alec lanciò un'occhiata a Clary. «Probabilmente dovresti andartene a casa» le disse. «Meglio che tu non ti faccia trovare qui da sola, quando tornerà l'Inquisitrice.»
«Voglio venire con voi» disse Clary. Le parole le erano uscite di bocca prima che potesse fermarle. Isabelle ritirò una mano da Alec e ci soffiò sopra come se raffreddasse una tazza di tè troppo calda. «Sembri Max.»
«Max ha nove anni. Io ho la vostra età.»
«Ma non hai ricevuto nessun addestramento» ribatté Alec. «Ci sarai solo d'intralcio.»
«No. Uno di voi è mai stato nella Città Silente?» chiese Clary. «Io sì. So come entrare. So come orientarmi.»
Alec si raddrizzò e mise via lo stilo. «Non credo...»
Isabelle lo interruppe. «Non ha tutti i torti. Forse dovrebbe venire, se vuole.» Alec sembrò spiazzato. «L'ultima volta che abbiamo affrontato un demone si è rannicchiata a terra e si è messa a strillare.» Vedendo lo sguardo acido di Clary, le lanciò un'occhiata dispiaciuta. «Scusa, ma è la verità.»
«Io credo che abbia bisogno di un'occasione per imparare» disse Isabelle. «Sai cosa dice sempre Jace. A volte non devi cercare il pericolo, perché è il pericolo a trovare te.»
«Non potete rinchiudermi come avete fatto con Max» aggiunse Clary vedendo la determinazione di Alec indebolirsi. «Non sono una bambina. E so dov'è la Città di Ossa. Posso arrivarci anche senza di voi.» Alec distolse lo sguardo, scuotendo la testa e borbottando qualcosa a proposito delle ragazze. Isabelle allungò una mano verso Clary. «Dammi il tuo stilo» disse. «È tempo
di farti qualche marchio.»