Cinque mesi dopo
«Prendi un forte respiro, Meddie!» - urlo, con un tono più allarmato del suo, lanciando una rapida occhiata all'uomo alle mie spalle, che si affretta a trascinare le valige con entrambe le mani, correndo alle mie spalle mentre mi guardo intorno per andare in cerca dell'uscita dell'aeroporto.
Non avrei mai pensato di trovare l'aeroporto di Miami così vuoto, soprattutto di lunedì, ma ne approfitto per muovermi ancor più in fretta e cercare ovunque la scritta 'exit', ma mi trattengo dallo sbuffare sonoramente e mi fermo ai miei passi quando per un attimo mi sembra di perdere le forze.
«Adesso inspira!»-alzo di nuovo il tono della voce, come se potessi davvero tranquillizzare mia sorella, ma non riesco nemmeno a finire di parlare che mia sorella inizia a rimproverarmi con un tono strozzato dall'altra parte del telefono:
«Dovevi essere qui mezz'ora fa!» - il tono della sua voce è molto più alto del mio, ma ancora non capisco perché se la prende con me quando vicino a lei in questo momento doveva essere suo marito!
Riprendo a camminare per la rabbia e l'ansia contemporaneamente, questa volta senza riuscire a tenere la bocca chiusa:
«Dovevi dirmi di essere incinta otto mesi fa, non ieri sera!»-non riesco a trattenere la rabbia e sputo acida quello che avrei voluto dirle ieri sera, quando mi ha detto di essere stata ricoverata perché probabilmente è arrivato il momento di partorire mio nipote.
Non so come ho fatto a non accorgermene il giorno del suo matrimonio, quando mi ha chiesto di non stringerle troppo il vestito. O quando è rimasta chiusa in bagno a vomitare tutto quello che aveva mangiato prima al pranzo del suo grande giorno.
Quello che non capisco è perché non me lo abbia detto, maledizione!
Non so se sono più arrabbiata con lei per il fatto che mi ha nascosto la verità o per il fatto che sono costretta a ritornare a Miami dopo aver deciso di vivere il resto della mia vita a New York.
Ho persino rinunciato all'idea di trovare i miei genitori, anzi, ho imparato a convincere me stessa che se a loro importasse qualcosa di me avrebbero potuto cercarmi come ho fatto io per vent'anni di fila.Ho imparato ad accettare quello che mia sorella mi ha ripetuto per anni.
«Chanelle!!» - mi fermo ai miei passi quando la sento urlare dall'altra parte del telefono, mentre le mie gambe iniziano a tremare e approfitto della presenza dell'uomo al mio fianco per poggiare una mano sulla sua spalla.
Ho comprato così tanti libri sul parto negli ultimi mesi che credo di potermi specializzare in ginecologia, ma mi ero dimenticata di chiedere quanto faccia male il parto.
Le mie mani iniziano a sudare e le parole si bloccano nella mia gola quando mia sorella riprende a urlare per il dolore, per poi spegnermi il telefono in faccia senza pensarci due volte.
«Sei stanca? Sediamoci.»-salto sul posto e ritorno alla realtà quando una voce dolce arriva dritto alle mie orecchie, mentre una mano calda si poggia sulla mia pancia, accarezzando il mio ventre lentamente.
«No, Mikael.»-stringo il telefono tra le dita, mentre costringo me stessa a non svenire per terra in questo esatto momento, alzando il mento in segno di forza per fargli capire che sto bene e che il mio ritorno in questa città non mi farà del male.
«Mia sorella è in ospedale. Dobbiamo sbrigarci.»-sussurro dopo un paio di secondi, costringendolo a far scivolare la mano lontano dal mio stomaco quando riprendo a camminare, questa volta verso il gigantesco portone di vetro dell'uscita.
Vorrei poterlo aiutare a reggere le mie valigie in questo momento, e vorrei anche che non fosse venuto di nuovo a Miami solo per colpa mia, ma se non fosse per Mikael probabilmente ora non potrei stare affianco a mia sorella, anche se siamo già in tremendo ritardo e a quest'ora sarei già dovuta essere in ospedale.
Con la coda dell'occhio lancio una rapida occhiata nella sua direzione per rassicurarmi che non si sia offeso del mio atteggiamento, ma mi tranquillizzo quando capisco che riprende a seguirmi con un sorriso sulle labbra.
Ha imparato a conoscermi così bene che oramai non si offenderebbe nemmeno se lo prendessi a parolacce.Devo tanto a Mikael. Non solo l'avermi accompagnata nella città in cui avevo pensato di non mettere piede per il resto della mia vita, ma anche per non avermi lasciata sola nemmeno un giorno a New York, dal primo momento in cui sono entrata nel mio nuovo appartamento nella capitale a oggi, come se i miei problemi fossero anche i suoi.
Mi stringo nel cappotto pesante appena il vento freddo di Miami si scontra con la mia pelle, mentre una scia di brividi attraversa la mia spina dorsale quando mi sembra di riconoscere persino l'odore della terra su cui sono nata.
Mi guardo intorno lentamente, mentre il mio respiro si fa pesante, come se all'improvviso mi rendessi conto di quanto ho sbagliato a tornare in questa città. Tornare al mio passato.
Lascio le mie ciocche farsi cullare dal vento gelido, mentre porto gli occhi in alto per fissare il cielo coperto di nuvole, a differenza di quello di New York che ho lasciato alle spalle, così soleggiato che ho iniziato a odiare il sole nelle ultime settimane.
Il mio respiro riprende a essere normale mentre fisso la sua espressione rilassata.
I suoi lineamenti sono così dolci che rimarrei a fissare il suo profilo per ore, mentre i suoi capelli biondi sono cresciuti al punto che i suoi ciuffi si mescolano alle sue ciglia, ma distolgo gli occhi all'istante dalla sua figura quando mi rendo conto di essere stata beccata a fissarlo.
Se fino a un paio di mesi fa non volevo avere a che fare con Mikael per il modo in cui mi aveva toccato davanti a sua zia e alla mia amica, ma da quando mi sono trasferita a New York l'uomo al mio fianco si è trasformato in un migliore amico, fratello e padre contemporaneamente.
«Channelle!» - mi fermo sul posto quando la voce di Alison mi riporta di nuovo alla realtà, portandomi ad alzare la testa di scatto in alto per vedere la mia amica in lontananza alzare un braccio in aria per farsi notare nel gigantesco parcheggio affollato, al che aumento spontaneamente il passo nella sua direzione.
Avevo promesso a me stessa di non versare una lacrima al mio ritorno a Miami, quindi mi affretto ad alzare gli occhi al cielo quando mi avvicino al suo corpo abbastanza da poter portare le braccia intorno al suo collo e stringerla a me come non ho mai fatto da quando questa ragazza è entrata a far parte della mia vita.
Odio New York. L'ho odiato dal momento in cui vi ho messo piede e non solo per il suo clima instabile, ma soprattutto per la solitudine che provo nella grande capitale, piena di abitanti così altezzosi che ogni volta che mi guardano sembra che si stanno prendendo gioco di me mentalmente.
Alison e Kristen sono state le uniche a non dimenticarsi di me in questi mesi, chiamandomi ogni fine settimana per chiedermi quando sarei tornata.
Ho dovuto mentire alle mie due migliori amiche ogni volta che aprivo bocca, facendole credere che sarebbero stati solo cinque mesi e poi sarei di nuovo tornata a vivere nel mio piccolo appartamento, di cui al momento Mark si prende cura.Non so perché continuo a pagare l'affitto di quei malandati trenta metri quadrati, come se una parte di me continuasse a sperare che un giorno i miei genitori bussino in quella porta e si ricordino di avere una figlia.
Al solo pensiero mi vengono i brividi e chiudo gli occhi con forza, cercando di convincere me stessa che ad aspettarmi in quel condominio non solo il mio vicino di casa, anche se Mark è stato così gentile in queste settimane da comportarsi non solo da vicino di casa, ma da grande amico.Sapevo che ci fosse qualcosa di diverso in lui dal primo giorno che l'ho incontrato, ma mi ha sorpreso quando ha cercato di convincermi di non lasciare l'appartamento e continuare a sperare di trovare la mia famiglia.
Lui e Alison si sono presi cura della mia casa durante la mia assenza, facendomi sentire in colpa quando ho deciso di rinnovare il contratto a New York, senza dire nulla a nessuno dei due. Nemmeno a Kristen, nonostante sono stati sempre al mio fianco in questi mesi.Non averli vicino è stato un motivo in più per odiare New York.
Instagram: ema_8570
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Ex 2 // In Love With My Ex (SECONDO LIBRO) // Sequel Di 'Ex'- New Adult
ChickLit«Sei...» - inizia a balbettare con un tono basso, guardandomi dalla testa ai piedi con lo stesso cipiglio, per poi concludere con un tono pieno di sorpresa, come se se ne fosse accorta solo ora: «Cambiata.» «Già.»-riesco a sussurrare, abbassando l...