Fourth

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«Puoi prenderlo in braccio, non morde.»-non ricordavo che la voce di mia sorella fosse così fastidiosa, ma alle sue parole guardo con la coda dell'occhio mio nipote, per poi distogliere subito gli occhi quando mi accorgo che il piccolo mi sta fissando.

Mi schiarisco la voce alle sue parole, scuotendo la testa lentamente quando la vedo allungare le braccia nella mia direzione con mio nipote, al che corruga la fronte e assume una smorfia di confusione:

«Che ti prende?» - chiede dopo un paio di secondi, costringendomi a voltarle le spalle per non incrociare il suo sguardo interrogatorio, mentre stringo la tazza bollente di cioccolata calda tra le dita, avvicinandomi alla finestra del suo soggiorno quando mi accorgo che sta ancora piovendo forte.

«Dov'è tuo marito?»-cambio discorso con un tono basso, poggiando la fronte al vetro della finestra e chiudendo gli occhi per la frustrazione quando il bambino riprende a piangere come fa da  quando siamo tornati a casa.

Quando Mikael cercò di convincermi di non tornare a Miami, non gli ho dato retta. Ha insistito che venisse solo lui per rinnovare il mio contratto con la sua azienda a New York, ma quando mia sorella ha chiamato per dirmi che era stata ricoverata, non ci ho pensato due volte prima di preparare le valige e chiedere a Mikael di prenotare un biglietto anche per me.

Solo ora capisco di non aver pensato bene alle conseguenze, mentre brucio l'esofago con la cioccolata calda nella speranza di distrarmi e fingere che mia sorella non abbia tra le braccia un neonato in questo momento.

'Puoi farlo smettere?!' - voglio urlare senza pensarci due volte, mentre cerco di farmi tranquillizzare dalle gocce di pioggia che sbattono contro il vetro della finestra  con forza e porto la mano destra istintivamente sulla mia mia pancia dura, coperta dal leggero tessuto del mio vestito, che non ho fatto in tempo a cambiare, avendo dovuto portare mia sorella a casa.

«Saranno qui a momenti.»-dice dopo un paio di secondi, mentre la mia mano trema sul mio grembo appena i pensieri iniziano a tormentarmi.

Per l'ennesima volta cerco di convincere me stessa che sia la cosa giusta da fare, ma il bimbo alle mie spalle continua a piangere con una voce così tenera che il mio battito cardiaco aumenta all'istante, mentre il sangue mi ribolle nelle vene per la rabbia, perdendo quel poco di pazienza che è rimasta in me da quando ho rimesso piede in questa casa.

Se mia sorella non fosse più nervosa di me in questo momento, inizierei a riempirla di domande per avermi tenuto nascosto la sua gravidanza.
Vorrei poterla rimproverare per essere stata così stupida, ma mi affretto a tappare la bocca prima che tra noi inizi una brutta discussione e io stessa inizi a sentirmi in colpa del fatto che non sono più innocente di lei.

Vorrei che Mikael fosse qui in questo momento, a dirmi che ritorneremo a New York il prima possibile per mettere fine a tutto questo orrore, ma  non riesco a trattenermi e giro i tacchi alti di scatto verso mia sorella per dirle di zittire quella palla sonora che mi sta dando sui nervi, ma appena faccio per aprire bocca, mi anticipa di nuovo, nell'esatto momento in cui il portone della sua casa viene spalancato con violenza.

«Eccoli.»

Raddrizzo la schiena quando apre bocca, alzando il mento nella direzione di suo marito, che vola dentro il soggiorno così velocemente che mi accorgo della sua presenza solo quando lo vedo inginocchiarsi ai piedi del divano, prendendo tra le mani la testa di suo figlio delicatamente e poggiando subito le labbra sulla sua fronte:

«Piccolo...»-lo sento sussurrare, completamente preso da suo figlio da non accorgersi nemmeno della mia presenza, quindi mi affretto a voltargli di nuovo le spalle per non assistere a quella scena nauseante, per poi alzare la testa di scatto quando il rumore di un paio di tacchi si diffonde in soggiorno, facendosi sempre più vicino lentamente, rendendo conto del suo passo pesante.

«Che tenerezza!» - poggio la mano sulla pancia di nuovo, stringendo i denti più di prima appena riconosco la voce acuta e fastidiosa di quella donna, stringendo il tessuto del mio vestito in un pugno sul grembo al solo pensiero che in questo momento si trova dentro l'appartamento di mia sorella e si sta avvicinando a mio nipote, ma la mia smorfia passa da incazzata a confusa quando il rumore di altri passi inizia a diffondersi in soggiorno, mentre il portone viene sbattuto alle sue spalle con violenza.

«Jason, sbrigati!»-la voce di Sharon echeggia nella mia testa, costringendomi ad alzare di nuovo il mento in alto di scatto e stringere ancor di più la presa intorno al mio grembo, mentre il mio sguardo si offusca così tanto per la rabbia da non riuscire più a vedere in modo chiaro le gocce di pioggia.

Il nome di quel bastardo rimbomba nella mia testa come se fosse una bestemmia, e al solo pensiero che è alle mie spalle in questo momento e che stiamo respirando la stessa aria mi fa venire un'improvvisa voglia di vomitare contro il vetro della finestra, quindi mi affretto a prendere un forte respiro e portare la tazza all'altezza della bocca, con la speranza che la strana sensazione svanisca.

Una parte di me vorrebbe scappare in questo momento, approfittando del fatto che sono tutti distratti dal neonato per scappare di nascosto.

Quello che temo è il fatto di non sapere come reagirò se mi volto verso di loro e incrocio i maledetti occhi freddi di quel bastardo puttaniere.
Prendo un altro forte respiro quando mi sembra di essere sul punto di perdere le forze e svenire sul posto, ma spalanco le mie pozzanghere chiare e deglutisco rumorosamente con la cioccolata calda a mezz'aria quando la voce di mio cognato arriva dritto alle mie orecchie:

«Ma è Channelle?» - lo sento sussurrare alle mie spalle, portandomi a stringere gli occhi e imprecare tra me e me appena mi sembra di sentire tre paia di occhi bruciare alle mie spalle.

Al solo pensiero mi affretto a lasciare il mio grembo e stringere la tazza con entrambe le mani, per poi convincere me stessa di non degnare di un'occhiata nessuno dei due bastardi che mi hanno presa per il culo    alle spalle, quindi mi volto lentamente verso di loro, sforzando un sorriso sincero verso il marito di mia sorella e sciogliere ogni suo dubbio.

Lo guardo dritto negli occhi, trattenendomi con tutte le forze dall'alzare lo sguardo verso i maledetti occhi scuri del mio ex, sentendo il suo sguardo addosso, come se stesse attraversando con le pozzanghere il tessuto del mio vestito, facendomi i raggi x dalla testa ai piedi.

Mi sento così nuda davanti ai suoi occhi che porto la tazza davanti al mio grembo, terrorizzata all'idea che possa accorgersi del mio ventre gonfio, nonostante la taglia del vestito nasconda quello che quel bastardo non deve vedere:

«Sei tornata!» - dice con un tono sorpreso, senza muoversi dalla sua posizione, mentre con la coda dell'occhio vedo Sharon poggiare una mano sul petto del mio ex.
Mi basta un occhiata di un millesimo di secondo per notare come i suoi pettorali larghi si contraggono, facendomi perdere un battito quando mi rendo conto di quanto sono diventati giganteschi in soli cinque mesi, nascosti da una pesante felpa nera, mentre le sue gambe sono fasciate da un paio di jeans così stretti da far notare le sue cosce possenti.

Al gesto di Sharon il sorriso muore sulle mie labbra, mentre mi affretto a rispondere al mio cognato con un tono sicuro e il mento alzato in segno di orgoglio, per far capire a quella stronza di avere di fronte un'altra donna:

«Per poco.»


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Ex 2 // In Love With My Ex (SECONDO LIBRO) //  Sequel Di 'Ex'- New Adult Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora