Twelveth

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Getto la testa indietro appena chiudo alle spalle la porta di vetro di quello che fino a pochi mesi fa era il mio ufficio, trovandolo vuoto come Mikael mi aveva promesso.

Poggio le spalle alla porta di vetro alle mie spalle, pernedendo un forte respiro per riempire i polmoni d'aria, ma il mio petto continua a fare sù e giù rapidamente, mentre cerco di cacciare l'odore della sua pelle dalle narici.

La sua maledetta voce rauca continua a tormentarmi, mentre deglutisco più volte per cercare di scacciare dalla testa l'immagine dei suoi occhi neri dannatamente vicini ai miei.

Non so dove ho trovato la forza di tenergli testa pur avendo quel bastardo a sue millimetri di distanza dal mio viso, ma l'odio che ho accumulato per lui in questi mesi ha preso il sopravvento, tanto che mi sono dovuta trattenere dal prenderlo a schiaffi e fargli del male come quello stronzo mi ha fatto, abbandonandomi per questa maledetta azienda.

Al solo pensiero stringo di nuovo i denti e mi affretto a raggiungere la finestra a pochi passi di distanza, spalancandola di scatto per far entrare l'aria gelida nel mio ufficio.

Mi stringo nel cappotto stretto appena il vento si scontra con la mia pelle già pallida, mentre cerco di liberarmi dalla sensazione di nausea che continua a minacciarmi da quando ho bevuto quel maledetto caffè.
Lascio la finestra aperta, anche se alcune gocce di pioggia la scavalcano e si scontrano con le mattonelle del pavimento, per poi girare i tacchi e decidere che è arrivato il momento di iniziare a lavorare, non tanto per la voglia di leggere e firmare documenti, quanto per la speranza di potermi distrarre e fingere di non aver appena affrontato il mio ex o di essere costretta a lavorare per lui per non so quante settimane.

Una parte di me consiglia di chiamare Mikael e chiedergli se ci sono novità, ma scuoto la testa mentalmente e prendo posto davanti al computer già acceso sulla mia scrivania, scacciando dalla testa l'idea di disturbare Mikael per ogni piccola sciocchezza.

Con tutti i pensieri che continuano a tormentarmi, inizio ad aprire la cartella della storia economica dell'azienda per capire cosa hanno combinato i miei colleghi durante la mia assenza, iniziando a concentrarmi così tanto che il tempo scorre senza che nemmeno me ne accorga, mentre il freddo continua a entrare nel mio ufficio, dandomi una sensazione rilassante, insieme al rumore della pioggia che sbatte contro il vetro della finestra sempre con maggiore violenza.

«Non ci sperare.»

Alzo la testa di scatto quando una voce fastidiosa arriva dritto alle mie orecchie, così acuta e familiare che la mia espressione passa da concentrata a infastidita in un millesimo di secondo, prima ancora che i miei occhi finiscano sulla figura di Sharon e si accorgano della sua presenza nel mio ufficio.

«Se pensi di poter allontanare Jason da me, ti sbagli...»-inizia a sputare acida, ma non le do il tempo di finire che porto le spalle indietro per poggiarmi sullo schienale della sedia con una smorfia scocciata in volto, aprendo bocca per provocarla:

«Hai paura, Sharon?» - vado dritto al punto senza distogliere gli occhi dai suoi, che mi guardano con così tanto odio da incoraggiarmi ad alzare il mento in segno di sfida.

So che questa stronza avrà fatto di tutto pur di rimettersi con il mio ex, tra cui aprirgli le gambe per convincerlo a non perdere tempo con una donna come me, ma non ha mai avuto il coraggio di venire a minacciarmi come sta facendo in questo momento.

Ma non vedevo l'ora di averla di fronte a me e sbatterle in faccia il disprezzo che provo nei suoi confronti in questo momento, solo per farle capire che non sono la donna di cinque anni fa.

«Paura?»-ripete con un tono ironico, lasciandosi andare ad una risata isterica e incrociando le braccia al petto con fare altezzoso.

«Ha scelto un azienda al posto tuo.»-ribatte dopo un paio di secondi, inziando a fare dei passi lenti nella mia direzione, mentre gli angoli della mia bocca si piegano verso il basso, cercando di trovare un modo per replicare, ma per quanto voglia farle del male in questo momento, sappiamo entrambe che ha ragione, quindi mi limito a stringere il mouse del computer tra le dita senza smettere di guardarla avvicinarsi alla mia scrivania, per poi poggiare i palmi delle mani sul tavolo e avvicinare il viso al mio con un tono di sfida:

«Ti ha lasciata per i soldi.»-aggiunge dopo un paio di secondi, costringendomi a stringere ancor di più le dita intorno al mouse, mentre la mia espressione si rabbuia al punto da essere sul punto di perdere la pazienza:

«Ha scelto me perché si era stancato di te.»-inizia a dire con un tono più alto di prima, ma il sangue scorre così rapidamente nelle mie vene e serro con così tanta forza i denti, che smetto di collegare il cervello alle mie azioni, alzando la mano destra in aria e stringendo le dita in un pugno stretto, mentre i miei occhi si appannano per la rabbia al punto di rendermi conto del mio gesto solo quando le mie noche entrano in forte contatto con la sua guancia e un gemiti di dolore esce dalla sua bocca:

«Ah!» - l'urlo che scappa dalla sua bocca è così forte che i passanti che si ritrovano ad attraversare il corridoio si fermano all'istante voltandosi verso di noi con un'espressione spaventata in volto.

«Sei... Sei matta!?» - si affretta a chiedere appena perde l'equilibrio e il suo culo si scontra con il pavimento, alzando la testa di scatto nell'esatto momento in cui mi alzo lentamente dalla sedia, senza muovere un ciglio nel vederla sofferente e scioccata dall'alto.

La guardo dritto nelle pupille dilatate senza un bricciolo di pietà, mentre una strana sensazione di piacere si impossessa di me, cercando di scacciare i sensi di colpa per continuare a guardarla con disprezzo e soddisfazione, come se potesse aiutarmi a vendicarmi con lei per tutto quello che ha fatto, mentre stringo la stessa mano in un pugno quando sento la porta del mio ufficio spalancarsi e una voce rauca echeggiare tra le mura di vetro:

«Cazzo...?»

Il suo tono interrogatorio e minaccioso allo stesso tempo mi porta ad alzare temporaneamente gli occhi nella sua direzione, incrociando le sue pozzanghere spaventosamente scure per un millesimo di secondo, ma la sua espressione passa da incazzata a preoccupata all'istante quando sposta lo sguardo sulla figura di Sharon, che si affretta a balbettare di nuovo per fare la vittima:

«Mi ha tirato un pugno.»-dice, mentre Jason si affretta ad avvicinarsi a lei a passo felpato per abbassarsi alla sua altezza e dimenticarsi della mia presenza a un metro di distanza, ma la mia smorfia non fa altro che alimentarsi di disprezzo mentre lo vedo abbassarsi all'altezza di Sharon per prenderle il volto tra le mani e accarezzarle in fretta la guancia con il pollice, per poi aprire bocca:

«Stai bene?»

La sua voce roca mi porta ad allungare la mano verso la borsa poggiata sulla mia scrivania e decidere di allontanarmi dal mio ufficio prima di vomitare davanti alla scena che si presenta davanti ai miei occhi, ma non prima di trovare il coraggio di sbattere alla nuova fidanzata del mio ex in faccia:

«Ha scelto te perché sei una puttana.»


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Ex 2 // In Love With My Ex (SECONDO LIBRO) //  Sequel Di 'Ex'- New Adult Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora