Twentieth

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«L'hai combinata grossa, Channelle.»

Se c'è una cosa che odio di Mikael è che è troppo sincero, ma ogni volta che mi rimprovera lo fa con una dolcezza tale da farmi sentire molto più in colpa di quanto non mi senta già.

«Ho baciato Jason.»-ripeto di nuovo in un sussurro arreso, continuando a fissare il soffitto da ore, senza riuscire a muovere un muscolo per muovermi dal divano, per poi portare entrambe le mani davanti agli occhi per la frustrazione, come se mi potesse aiutare a dimenticare quello che è successo stamattina nel mio ufficio, ma appena chiudo le pupille mi sembra di sentire i suoi sospiri sul mio viso, mentre le sue labbra sembrano di nuovo incollarsi alle mie, al che mi affretto a chiudere gli occhi con forza e mettermi seduta sul divano all'istante, alzando gli occhi verso Mikael, che piega il corpo in avanti davanti al mio camino per mettere un grosso pezzo di legna sulle fiamme già presenti.

«Vuoi veramente abortire, Channelle?»-chiede con un tono persino più gentile di prima, quando in realtà dovrebbe insultarmi e prendermi a schiaffi per essermi lasciata andare come una stupida, ma quando realizzo quello che è appena venuto fuori dalla sua bocca alzo la testa di scatto nella sua direzione, indurendo la mia espressione per far capire al mio amico di aver appena detto qualcosa che non doveva nemmeno pensare.

«Certo che sì.»-il mio tono di voce viene fuori più severo di quanto avrei voluto, mentre la sua domanda si ripete nella mia testa più volte.

Non so come reagirebbe Jason se sapesse che tra me e Mikael è tutta una farsa per tenerlo lontano da me e non farlo dubitare del fatto che dentro di me in questo momento cresce suo figlio, ma so come potrebbe reagire invece se sapesse che sono incinta di lui e che mancano meno di cinque giorni per abortire.

La parte più stupida di me immagina cosa accadrebbe se venisse a sapere la verità.
Probabilmente all'inizio si infurierebbe con me e non mi rivolgerebbe la parola, anzi probabilmente mi minaccerebbe lui stesso di abortire.

Jason è un bastardo, uno stronzo che ama solo due cose nella vita, il sesso e i soldi e sono sicura che non potrebbe vivere senza nessuno dei due.
Non posso nemmeno immaginarlo nei panni di un padre responsabile, anche se più volte nella mia testa ho sognato ad occhi aperti di stare seduta su questo stesso divano, mentre lo vedo stringere in braccio nostro figlio e fare avanti e indietro davanti al camino, mentre il mio piccolo poggia la testolina sulla sua spalla gigantesca.

Al solo pensiero la mia frequenza cardiaca accelera al punto che sono costretta a portare il palmo della mano all'altezza del torace e costringere me stessa a riprendere a respirare in modo normale.

«Certo che sì.»-ripeto di nuovo, questa volta annuendo con la testa per mostrarmi ancor più sicura davanti agli occhi attenti del mio amico, che preme le labbra in una linea dura appena incrocia il mio sguardo, facendomi capire di non fidarsi più delle mie parole, ma appena faccio per aprire bocca e convincerlo del contrario il suono del campanello mi fa saltare sul posto e costringe a girare la testa di scatto verso la porta.

Impreco mentalmente, lanciando una rapida occhiata a Mikael con un'espressione confusa prima di alzarmi dal divano su cui sono rimasta sdraiata per tutto il pomeriggio a fissare il soffitto, per poi spalancare il portone del mio piccolo appartamento.

Ma mi pento amaramente della mia decisione quando il mio sguardo finisce sulla figura di mia sorella, in piedi davanti all'ingresso e con una smorfia così infuriata in volto che faccio un passo indietro all'istante per lo spavento e il fastidio allo stesso tempo.

È da meno di due settimane che Maddy è diventata madre, ma è già la terza volta che la guardo andare in giro invece di riposarsi e riprendersi, è soprattutto senza suo figlio in braccio.

Se John non l'avesse combinata grossa l'ultima volta che ci siamo visti proverei quasi pietà per lui, per diver prendersi cura di quello che tocca fare alla donna di fronte a me.

«Tu.»

Spalanco le pupille quando inizia ad avanzare lentamente nella mia direzione, lanciando una rapida occhiata a Mikael alle mie spalle, ma senza degnarlo di una parola prima di puntarmi l'indice contro e sbattere la porta alle spalle con l'altra mano, ma con così tanta forza che salto di nuovo sul posto, facendo un passo indietro per ogni passo che fa in avanti.

«Mi hai chiuso il telefono in faccia.»-si sofferma su ogni singola sillaba con così tanta rabbia che persino Mikael dall'altra parte del soggiorno raddrizza la schiene.

La mia esperessione passa ta stupita a scocciata appena realizzo che è venuta fin qui e ha fatto tutta questa scenata teatrale solo perché non l'ho lasciata sfogarsi con me al telefono stamattina.

«Ero in ritardo, Maddy.»-provo a spiegarle con un tono indifferente, incrociando le braccia al petto e alzabdo un sopracciglio per capire se vuole altro.

La sua presenza in casa mia non mi piace affatto, dato che ogni volta che mette piede in questa casa non porta mai nulla di buono.
Pensavo di poter avere più tempo per me una volta che mia sorella si sarebbe sposata e avesse formato la sua famiglia, e invece la ritrovo come al solito nel soggiorno del mio piccolo appartamento a chiedere spiegazioni sul perché le ho chiuso il telefono in faccia.

«Non ti capisco.»-questa volta è lei a incrociare le braccia al petto e assumere una smorfia seria in volto, mentre la lascio continuare a parlare con lo stesso tono indagatore:

«Sei strana. Da quando sei tornata da New York non sei più in te.»-aggiunge dopo un paio di secondi, portandomi a sciogliere le braccia e lasciarle cadere ai fianchi, mentre la mia smorfia si trasforma in un cipiglio.

«Per favore, Maddy.»-sussurro per implorarla di smettere di farmi il lavaggio del cervello. Sappiamo entrambe che è solo un modo da parte sua per farsi raccontare tutto quello che si è persa della mia vita a New York.

Infondo era questo che voleva. Cacciarmi e tenermi lontano dal mio ex.

«Sono tua sorella. Ho sempre voluto vederti felice. »-insiste appena mi vede roteare gli occhi al cielo, ma alle sue parole il sangue inizia a ribollirmi nelle vene, portandomi a serrare le dita in due pugni ai lati dei miei fianchi, mentre cerco di scacciare dalla testa l'idea di farle fare la fine di Sharon.

«Felice?»








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