Twenty Third

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Twenty Third

«Dove stiamo andando?»- sussurro per l'ennesima volta tra i denti, guardandomi a destra e sinistra per vedere molti dei miei colleghi guardarci in modo curioso, pronti a diffondere la notizia in giro, come se stessimo facendo chissà cosa davanti ai loro occhi attenti.

«Non sono obbligata a starti dietro!»-conginuo a insistere, questa volta a un tono più alto, approfittando  del fatto che mettiamo piede fuori dalla sua azienda per urlargli contro e fermarmi ai miei passi di fronte alla sua macchina lussuosa, pentendomi anche di averlo seguito fin qui, mentre lo guardo spalancare la portiera del lato del volante, ma appena solleva lo sguardo severo sulla mia direzione e si accorge che rimango sul posto e con le braccia incrociate al petto indurisce la sua espressione, sospirando pesantemente prima di portare una mano all'altezza dei capelli e passare le dita tra le ciocche nere per la frustrazione.

Alla sua reazione alzo un sopracciglio e trasformo il mio broncio in una smorfia orgogliosa, mentre i miei capelli sciolti e allisciati iniziano ad essere scompigliati dal vento gelido delle otto di sera, costringendomi a stringere con più forza le braccia al petto per il freddo.

Se all'inizio ho pensato di seguirlo perché mi ha letteralmente terrorizzata nel mio ufficio, ora lo spavento lascia spazio al fastidio che provo nell'essere trattata da lui come un giocattolo.

Non mi farò intimidire dal suo atteggiamento minaccioso o dalla mostruosità del suo fisico come ai vecchi tempi.
Non mi costringerà a stargli dietro solo guardandomi di traverso come sta facendo in questo momento, anche se mi vengono i brividi quando lo sento sospirare da lontano, per poi sbattere di nuovo la portiera con così tanta forza da farmi saltare sul posto, mentre spalanco gli occhi e faccio un passo indietro quando lo vedo dirigersi a passo felpato nella mia direzione, farfugliando qualcosa tra le labbra, per poi minacciarmi con un tono freddo e più rauco di prima,a sembra che lo dica più a sé stesso che alla sottoscritta:

«Farai come dico, ragazzina.»

Deglutisco rumorosamente e faccio un passo indietro quando lo vedo avvicinarsi rapidamente e piegarsi verso il basso davanti al mio corpo in un gesto talmente rapido che mi rendo conto delle sue intenzioni solo quando sento il suo braccio destro avvolgere il mio fondoschiena, coperto dal sottile tessuto del vestito, per poi sollevarmi in aria al punto che i miei piedi smettono di toccare il pavimento, mentre la mia fronte sbatte contro la sua schiena solida.

«Jason! Che fai, Jason!»- mi affretto ad allarmarmi, stringendo la sua camicia bianca tra le dita quando mi rendo conto di essere a testa in giù, con il ventre poggiato alla spalla possente del mio ex, come se fossi un sacco di patate, mentre i miei piedi si divoncolano in aria all'impazzata, come se mi potesse in qualche modo aiutare a liberarmi dalla sua presa, quando invece l'unica cosa che ottengo in cambio è gettare i tacchi in aria e rimanere scalza davanti agli occhi dei pochi passanti e dei colleghi che si affacciano sulle finestre del primo piano dell'azienda.

«Jason, porca miseria!»-questa volta il mio tono è supplichevole, non so se più per il disagio di essere fissata da centinaia di paia di occhi in questo momento o per il fatto che il braccio possente di Jason stringe le mie chiappe, riscaldando le mie cosce, che fino a un paio di secondi fa stavano congelando per il freddo.

Il mio petto inizia a fare sù e giù rapidamente per la rabbia quando finalmente ci troviamo davanti alla sua macchina alta, ma non mi libera dalla sua presa ferrea fino a quando non apre la portiera al posto del passeggero, per poi abbassarmi lentamente e lasciare che i miei piedi nudi tocchino il cemento del parcheggio.

«Sei un bastardo!» - inizio a urlare appena mi ritrovo con la faccia davanti al suo petto, ma non mi dà il tempo di dire altro che poggia una mano sulla mia pancia per spingermi lentamente sul sedile, ma al suo gesto mi affretto a zittirmi e allontanarmi di scatto, prendendo posto nella macchina prima che si accorga del mio ventre duro.

Al solo ricordo della dott.ssa Kimberly dilato le pupille all'istante, mentre smetto di respirare o trovare il coraggio di fiatare al pensiero di far aspettare Mikael davanti al mio appartamento.

Salto sul sedile quando lo sento sbattere di nuovo la portiera, questa volta con persino più forza, per poi accendere il motore con l'intenzione di allontanarco dal parcheggio dell'azienda prima che mi accorga che la macchina si sta davvero muovendo.

«Facciamo presto.»-sussurro con una smorfia arresa e arrabbiata allo stesso tempo in volto, gettando la testa indietro quando capisco che non accontentarlo e oppormi alle sue intenzioni non mi porterà altro se non   la possibilità di perdere l'appuntamento e aspettare un'altra settimana.

Sbuffo sonoramente, sperando che si tratti davvero di lavoro utile per l'azienda e non uno dei suoi stupidi modi per farmi impazzire o farmi capire che è lui che comanda, non solo a lavoro, ma anche nella mia vita privata.

Se fino a dieci giorni fa mi avessero detto che un giorno sarei stata trascinata da Jason nella sua macchina per essere portata chissà dove, gli sarei scoppiata a ridere in faccia.

Ma quello che non capisco è cosa vuole quest'uomo da me! È da quando l'ho trovato nel mio ufficio quella mattina che si comporta in modo strano, come se non mi avesse abbandonato due volte per un'altra donna e in cambio del posto che ora occupa nell'azienda di suo padre.

Al solo pensiero stringo i denti e mi trattengo dall'aprire la portiera e gettarmi fuori dalla macchina, anche se la macchina è già in movimento.

Non ho rivolto la parola ai suoi genitori da quando ho messo piede a Miami e mi sorprende il fatto che Bartol non sia venuto a controllare quello che suo figlio combina nella sua azienda, ma spero che continui a non venire per il resto dei giorni che sarò costretto a spendere a Miami.

Incrocio le braccia al petto per la rabbia, per poi raddrizzare la schiena e girarmi verso il finestrino per allacciare la cintura di sicurezza,a quando il mio sguardo finisce fuori dall'auto separo le labbra perplessa:

«Mi hai presa con te per comprare un braccialetto!» -la mia voce alta e infuriata echeggia in macchina appena mi accorgo che la macchina si ferma davanti a una gioielleria familiare vicino all'azienda, mentre giro la testa di scatto nella sua direzione con gli occhi spalancati e una smorfia così infastidita da farlo sospirare pesantemente, continuando a non degnarmi di un'occhiata mentre fissa il grosso negozio di fronte a lui e si limita a farfugliare tra i denti:

«Un anello, Channelle.»

Il suo tono di voce è così basso e freddo che faccio fatica a capire quello che viene fuori dalla sua bocca, ma quando realizzo quello che dice il mio cuore smette di battere nel mio torace, mentre le mani iniziano a sudare nell'esatto momento in cui finalmente decide di incrociare i miei occhi con il suo sguardo serio e concentrato, come se stesse cercando di studiare la mia espressione attentamente:

«Mi aiuterai a scegliere un anello.»- spiega dopo un paio di secondi, mentre la sua voce roca echeggia nelle mie orecchie e si ripete nella mia testa, facendo contrarre ogni singola fibra del mio corpo per l'ansia, non capendo cosa diamine ha in mente questo bastardo, ma non riesco a fiatare per insultarlo di avermi trascinata con lui per una sciocchezza.

Le mie pozzanghere rimangono fisse nelle sue pupille scure, mentre la sua dannata smorfia seria non si allontana dal suo volto, come se si aspettasse questa reazione da parte mia, quindi costringo me stessa a smettere di rimanere pietrificata e reagire, ma mi anticipa di nuovo con lo stesso tono indifferente:

«Voglio proporre a Sharon.»




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Ex 2 // In Love With My Ex (SECONDO LIBRO) //  Sequel Di 'Ex'- New Adult Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora