Tenth

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«Dove vai?! Dobbiamo parlare!» -stringo i denti e mi pento amaramente di aver chiesto a mia sorella di darmi un passaggio oggi, ma senza nemmeno degnarla di un'occhiata mi affretto ad avviarmi verso l'uscita:

«A lavorare, Maddie.»-le ricordo, sentendola seguirmi alle spalle mentre frugo nella mia piccola Chanel 2.55 nera in cerca del telefono, ma spalanco gli occhi quando accendo il cellulare e vedo l'orario sullo schermo.

Maledizione! Sono sempre stata puntuale, non posso permettermi di fare ritardo, porca miseria! Non oggi! Non nell'azienda di quel bastardo!

«È vero quello che hai detto ieri sera?» - si affretta a chiedere, uscendo dal mio appartamento per lasciarmi sbattere il portone d'ingresso, per poi affrettarmi a raggiungere le spalle, trattenendomi dal mandarla a quel paese per il nervoso.

Sono sicura che la notizia abbia a dir poco entusiasmato Maddie, a giudicare dal modo in cui cercava di avvicinarmi a lui prima che partissi per New York, ma il suo insistere da stamattina non fa altro che aumentare in me la voglia di sbatterle in faccia la verità, solo per non vederla così eccitata mentre io soffro in silenzio senza poterne parlare con nessuno.

Mia sorella ha sempre voluto che tra me e il fratello di Sharon ci fosse qualcosa, anche senza conoscere Mikael.
Il mio amico non ha alcun difetto, anzi, Mikael è il principe azzurro che ogni donna vorrebbe, e non solo per i suoi capelli biondi e i suoi occhi azzurri, ma soprattutto per la sua gentilezza.
È così attento ai dettagli che qualche volta davvero mi stupisce.

Ma Maddie ha pensato che lui fosse perfetti per ne senza nemmeno conoscerlo.

Era l'ultima persona a cui avrei dovuto chiedere di accompagnarmi al lavoro, se non fosse che Mark oggi non è a casa e ho già scocciato abbastanza Mikael da vergognarmi di chiedergli un altro favore.

Entro nella sua macchina prima che possa dire altro, sbattendo forte la portiera appena la vedo avvicinarsi alla parte opposta con la stessa smorfia elettrizzata in volto, quindi mi affretto ad accontentarla con un tono arreso:

«Mikael mi è stato vicino a New York.»-ammetto appena sento il motore accendersi, lasciando le mie onde schiacciarsi tra la mia schiena e il sedile alle mie spalle, mentre mi stringo nel cappotto con il tentativo di riscaldare il mio corpo tremante per il freddo, ma evito di guardarla, girando la testa verso il finestrino per veder scorrere i grossi grattacieli davanti ai miei occhi.

«Non mi sembri molto felice.»-la sento schiarire la voce dopo un paio di secondi di silenzio, al che corrugo gli occhi, cercando di capire se è stato frutto della mia immaginazione o veramente a mia sorella importa di come mi sento veramente, a prescindere dalla sua voglia matta di vedermi con Mikael.

Mi ha guardata con orgoglio durante tutta la serata ieri, mentre Bartol e la moglie non facevano altro che scambiare strane occhiate tra di loro, così frequenti che non mi sono passate inosservate, ma ho continuato a evitarli dal momento in cui ho messo piede nel ristorante al momento in cui ho voltato le spalle a tutti gli invitati per darli la buonanotte.

La cosa di cui vado più orgogliosa è il fatto che ho trovato il coraggio di non segnare di nemmeno un'occhiata quel bastardo e la sua prostituta, riuscendo a riempire di attenzioni solo il mio finto fidanzato, ma non ci sarei mai riuscita se Mikael non avesse recitato bene la sua parte, soprattutto al momento io cui guardavo Jason negli occhi e gli menti o spudoratamente di averlo sostituito come lui ha fatto con me tempo fa.

Ero sul punto di svenire in quel momento, ma non per la soddisfazione, quanto per la sensazione di nausea che ho provato mentre mi guardava con un misto di perplessità delusione, tanto che per un attimo, per un millesimo di secondo... mi sono sentita maledettamente in colpa.

«Ti devo un favore, grazie del passaggio.»- mi affretto a cambiare discorso appena mi accorgo che ferma la macchina davanti al familiare grattacielo in cui lavoravo fino a cinque mesi fa, e da cui non vedo l'ora di allontanarmi il prima possibile.

Lancio una rapida occhiata a mia sorella, che mi guarda con un'espressione talmente seria da farmi venire i brividi, il che mi convince ancor di più ad allontanarmi dalla sua auto, chiudendo la portiera per farla tornare il prima possibile a casa da suo figlio, invece di farmi fare ancor più ritardo.

Maledico mentalmente me stessa per aver dormito più del solito stamattina, sbuffando sonoramente per la frustrazione quando capisco che i tacchi e il vestito corto e stretto non mi aiutano a correre per raggiungere l'ascensore.

«In bocca al lupo, tesoro...»-deglutisco rumorosamente quando vedo Kristen uscire dall'ascensore in lontananza, incamminandosi verso di me con una grossa tazza di caffè in mano, al che i miei occhi si illuminano e mi affretto a prendergliela di mano appena ci incrociamo, senza degnarla di nemmeno un saluto per la fretta, mentre la sento urlare alle mie spalle:

«Ti servirà!»

Alle sue parole il mio battito cardiaco accelera, mentre entro in ascensore e stringo la mia borsa con una mano e la tazza con l'altra.

Avrei dovuto chiedere a Mikael, lui almeno mi avrebbe svegliata in tempo.

Con la mano tremante porto il caffè all'altezza delle labbra, dimenticandomi dei consigli della mia ginecologa o dei quattordici libri che ho letto sulla gravidanza.

Non voglio spostare di nemmeno un giorno l'appuntamento che ho lasciato con la dottoressa del North Shore Medical Centre qui a Miami.
Tornare in questo periodo a Miami non ci voleva, dato che tutto doveva avvenire secondo i piani a New York, dove nessuno avrebbe potuto sospettare di nulla.

Spero solo che mia sorella sia così distratta da suo figlio da non sospettare nulla, ma anche se dovesse venire a saperlo non potrebbe rimproverarmi di voler abortire, non solo perché lei mi ha nascosto a sua volta di portare in grembo mio nipote, ma anche perché non le piacerà il fatto che dentro di me c'è il figlio di Jason.

Figlio.

Non sarà mai un figlio perché non nascerà...
Non lo prenderò mai in braccio come fa mia sorella con quella piccola palla vivente.

Deglutisco rumorosamente quando le porte dell'ascensore si aprono, mostrando il familiare corridoio ludido davanti ai miei occhi.
Le mie mani iniziano a tremare per un misto di rabbia e preoccupazione al solo pensiero di dovermi dirigere nell'ufficio di quel bastardo in questo momento, al che getto in fretta la testa indietro per ingerire il caffè tutto d'un fiato, per poi alzare il mento e assumere un'espressione il più orgogliosa possibile appena mi trovo a due passi dal suo ufficio.

Per quanto un a parte di me vorrebbe sbattergli in faccia di essere un bastardo senza cuore, so che farlo infuriare non mi aiuterà a scappare da quest'azienda il prima possibile, anzi, conoscendolo potrebbe decidere  di non firmare il mio licenziamento solo per farmi un dispetto.

Non so dove troverò il coraggio di trattenermi, ma farò di tutto pur di andarmene da quest'azienda e allontanarmi da Miami. Allontanarmi da lui.

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Ex 2 // In Love With My Ex (SECONDO LIBRO) //  Sequel Di 'Ex'- New Adult Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora