142- Incubo

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Non è il risveglio da un incubo a riportarmi in vita

ma una fitta lancinante al petto


dalla crosta delicata trasuda sangue secco

che cupo come questa notte imbratta i miei cieli e questi muri


di fronte al giaciglio un'immagine riflessa

come l'acqua s'increspa e diventa cerchio


occhi stanchi vedono contorni sfilacciati di immagini che si confondono 

i contorni persi nell'etere

e con orrore l'animo riconosce la vera essenza di quella


una vita contorta e sbilenca e morente ed emaciata e stanca 

s'ostina a rimanere in questa terra nonostante i giuramenti


pur essendo una vita morta ancora cammina su strade 

che non permeano di alcun significato.


Nell'orrore di questo buio

col fiato accorciato dalle troppe poche parole,

 quell'ombra mi tende la mano.

Non c'era, nemmeno una voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora