L'inverno quest'anno è arrivato in anticipo.
Il calore molle del sole ha arso l'estate in una fredda poltiglia di fango bruno
E ora ciò che ne resta sul mio manto lucente è solo la concrezione delle parole logore,
quelle tritate insieme a credenze d'infanzia, sogni giovanili, terrori senili.
Le mie zampe nel fango lasciano una scia
una traccia rossa scarlatta e pregna di vita, di morte,
come se pesassi troppo per la terra stessa, come se fossi solo pelle delicata e già lisa al primo sguardo
Pesante di urla affogo nel mare di sangue che mi tiene in vita dentro me
e come quelle urla mi sento salire al cielo, alta e finalmente libera
dispersa in miliardi di particelle irrecuperabili e sottili per non essere mai più trovata
C'è chi direbbe che questa è la morte,
ma quando mi muovo come una fiamma tra gli alberi spogli lo vedo nei loro sguardi
che non sono più un urlo o un pianto,
sono l'ululato del branco del quale appartengo:
Sono il suono della ruvida vita selvaggia che risuona di morte nella foresta
e allo stesso tempo ti fa voltare verso i fiori inaspettati nel fitto del tuo terrore da umano.
é con questo sentimento di vuoto abbandono nel cuore che arrivo dove nella foresta l'eco del mio ululato è più forte
il mio lupo, di fronte a me, mi corteggia nella sua antica danza
Ci annuseremo i mantelli nuovi
cercando sulle nostre pelli tracce si sangue marcio che qualcun altro ha lasciato su di noi,
segni del tempo che solo i nostri tartufi di lupo sanno riconoscere
Perchè noi,
noi siamo i licantropi che nessuno si aspetta.
E i segni rossi d'inchiostro che lasceremo sulla neve di quest'inverno
non ci condurranno a casa,
perchè "casa" è un posto che non esiste.
Raminghi gireremo mostrandoci le zanne
e da lì, cadrà altro sole.
STAI LEGGENDO
Non c'era, nemmeno una volta
PuisiDa piccoli tutte le storie iniziavano con "C'era una volta" e avevano un lieto fine. Quando crescendo le cose si sono complicate ci siamo resi conto che non tutto aveva un lieto fine e che molte cose non ci sono mai state, nemmeno una volta. è ban...