133- Avanti, Indietro

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Avevo scritto parole ostili in lingue gentili

mentre i fiori sbocciavano in giardini surreali. 

Erano gli irrilevabili lamenti di un cieco

non erano stati scritti sulla pietra ma nell'acqua sfuggente

e non vedevo che con loro non mutavo solo io,

ma il mondo stesso si plagiava in una forma nuova.


Non seppi ciò che vidi finchè non lo smarrii.

Ciò che resta ora sotto la luce del lontano mercurio

è la pelle vecchia della serpe,

che non ricorda più se morse sè o gli altri

(o magari entrambi?).


Posso tornare a quel momento?

Ma cosa troverei lì se non le fredde ceneri dell'oblio?

Dove ho smarrito i fauni durante il cammino?

Sono ancora degna di correre coi lupi?

Non c'era, nemmeno una voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora