Non Ti Avvicinare

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Andai a fare le consegne anche oggi, che cosa seccante il mio lavoro. Ripassai da Via Cristo del Mare e menomale che mi portai la mia katana, così vedrà che non deve più chiamarmi gattino. Arrivai al suo citofono.
<<Signor Tobbi, c'è posta per lei>>, dissi io.
<<Grazie gattino>>, rispose circondando la manopola della porta con le sue grandi mani.
Lui aprí la porta di casa sua e io cosa feci? Tirai fuori la katana ovviamente, come qualsiasi civile postino.
<<Nicola -ridacchiai- te lo chiedo in modo educato: Non chiamarmi mai più gattino o ti stacco quella bella testa che ti ritrovi>>, gli dissi mentre, tirando fuori la spada e gli sfiorai il collo.
<<Allora, adesso hai ancora intenzione di chiamarmi gattino?>>, dissi pietrificandolo con lo sguardo.
<<Sì>>, disse mentre guardava la lama della mia katana.
<<Oh davvero, non vorrei commettere un omicidio ma devo>>, dissi facendo spallucce.
Lui si avvicinò spostando la lama.
<<Non ti avvicinare>>, gliela posai sulla spalla destra vicinissima al collo, forse anche troppo.
<<Gattino, non c'è bisogno di essere violenti, è solo un semplice nomignolo>>, disse.
<<Ah sì? Allora smettila e basta e nessuno si farà male>>, dissi.
<<Aspe, mi hai chiamato ancora gattino, ma guarda che sei proprio fastidioso>>, dissi seccato. Stavo per dare un colpo con la katana quando la sua mano mi prese il braccio che teneva l'arma e me lo mise dietro la schiena.
<<Tu sai usare una katana ma io so difendermi >>, disse fiero.
<< Ahi! Sei proprio come una zanzara: fastidioso>>, dissi marcando l'ultima parola.
<<Sì,ma io non pungo, mordo>>, disse divertito mordendomi la spalla con forza.
Emisi un gemito di dolore e feci cadere la katana per il medesimo motivo. Appena riuscii a liberarmi dalla sua forte presa, lo guardai con sguardo omicida mentre riprendevo la katana con una mossa fulminea per colpirlo, ma mi bloccò il braccio e mi fece lo sgambetto facendomi cadere di faccia.
<<Mannaggia a te e alle tue mosse di difesa>>, dissi.
Feci una verticale a gambe aperte per dargli un calcio, per fortuna non riuscì a schivarmi, cosí cadde a terra e mi avvicinai mettendoli un piede sul petto in segno di vittoria.
<<Allora, la smetterai di chiamarmi gattino? >>, dissi io con un tono di superiorità.
<<Mai, Ahi! Madonna però i calci li tiri forte, eh>>, disse tenendosi la mascella dove lo avevo colpito.
<<Lo so>>, risposi mettendomi le mani sui fianchi.
Lo lasciai rialzare, alla fine non volevo ucciderlo, volevo solo ferirlo gravemente nulla di che. Prima di andare gli diedi la posta e lo guardai negli occhi: aveva uno sguardo divertito.
Me ne andai a casa e vidi mio fratello che mi disse una cosa che mi fece rimanere perplesso.

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