Problemi

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Guardai il telefono: "e mo chi è sto qua?".  Decisi di rispondere sperando non fosse qualcuno di strano.
<<Pronto? >>, chiesi io agitato.
<<Federico? Sei tu?>>, sentii dire dall'altra parte dello schermo. Era una voce femminile un pò robotica per via del telefono. Però capii che era un pò vecchiotta, avrà avuto sessanta o massimo settanta anni.
<<Ci conosciamo?>>, chiesi io più confuso.
<<Figliolo!>>, strillò la donna.
<<Mamma?>>, chiesi io incredulo con le lacrime pronte a forarmi le guance.
<<Sì figliolo sono io, Cristina De Lucis! >>, disse con la voce tremolante. Probabilmente anche essa era un pò emozionata di sentire suo figlio dopo quattro anni che non si vedevano.
<<Mamma, dove sei adesso?>>, chiesi io speranzoso che un giorno sarei riuscito a vederla un'ultima volta.
<<Non posso darti questa informazione purtroppo>>, rispose con tono cupo.
<<E perchè?>>,chiesi io.
<<Le chiamate sono controllate, dovresti saperlo!>>, bisbigliò
<<Sei in Corea del Nord?>>, chiesi io scherzoso. Lei rise, ma smise subito.
<<Sono nella via di...tuo padre>>, disse bisbigliando le ultime parole.
<<Alla De Chat, a Parigi?>>, chiesi io.
<<Sì... Mi dispiace se avevi intenzione di raggiungermi ma, te sai come io sia messa economicamente...quindi...>>,
<<Basta!>>, la fermai io con le lacrime pronte ad uscire. La situazione economica di mia madre era abbastanza grave: da piccola vide morire sua sorella davanti ai suoi occhi solo perchè la sua famiglia povera non aveva abbastanza soldi per pagarsi le visite dal dottore. Ma dopo tutto per esseri come noi questo mondo è crudele. Mio padre a quel tempo era un gentiluomo... Ma per colpa di quell'evento ormai è sparito. L'anno dopo nacque mio fratello e dopo altri 5 anni nacqui io. Avevamo una vita tranquilla fino a quel 10 agosto...
<<Tesoro, stai bene?>>, chiese mia madre preoccupata.
<<Sì sì, tranquilla mamma>>, risposi ancora con la testa fra le nuvole.
<<Ci sentiamo...Ok?>>, continuai.
Non fece in tempo nemmeno per salutarmi che chiusi la chiamata. Subito dopo, però, ne arrivò un'altra:
<<Lyon?>>, chiesi stranito.
<<Stre, abbiamo bisogno che tu sia sullo stage>>, disse urgentemente mentre si sentiva la penna scrivere sulla carta dall'altra parte del telefono.
<<Ok, quando?>>, chiesi
<<Adesso!>>, gridò lui.
<<Arrivo>>, risposi sbuffando chiudendo la chiamata.
Mi alzai e svogliatamente andai verso la porta d'ingresso uscendo, quando mi ricordai di non sapere dove stracazzo fosse il posto.
<<Nicola!>>, dissi attraverso il telefono
<<Che vuoi gattino?>>, chiese annoiato
<<Mi devi venire a prendere da casa visto che non so dove cazzo stia il posto>>, dissi incrociando le braccia facendo cadere il telefono.
<<Merda!>>, dissi piegandomi riprendendo il telefono.
<<Che succede?>>, chiese Nicola.
<<Nulla, mi è caduto il telefono>>, dissi riappogiando il telefono vicino all'orecchio.
<<Quindi, mi vieni a prendere?>>, richiesi io
<<Va bene, arrivo tra un quarto d'ora>>, disse chiudendo la chiamata.

Dopo 10 minuti finalmente vidi la targa dell'auto da lontano.
<<Finalmente sei arrivato>>, dissi salendo in auto.
<<Muoviti che siamo in riardo>>, disse iniziando a rimettere in moto l'auto.
<<Siamo? Tu sei lo stronzo che è venuto a prendermi tardi!>>, dissi corrucciando la fronte.
<<Lo ammetto, ho fatto tardi, ma almeno sei in auto giusto?>>, chiese facendo il suo solito sorriso fastidioso.
Mi limito a fare una smorfia voltando lo sguardo verso il finestrino. Era notte non si vedeva nulla a parte le luci accecati dei lampioni.
<<Siamo arrivati>>, disse Nicola aprendo la portiera scendendo dall'auto.
<<Grazie per il passaggio>>, dissi io scendendo dall'auto.
Entrammo nel locale, appena entrai Anna mi saltò addosso dicendomi di dovermi parlare, allora salutai tutti e andai nei camerini.
<<Stre...>>, iniziò preoccupata.
<<Dimmi tutto Anna! C'è qualcosa che non va?>>, chiesi io preoccupato.
<<Cos'è quella fascia che hai attorno al torace?>>, chiese seria.
<<Oh, intendi questa>>, chiesi io alzandomi la maglia mostrando meglio la fascia.
<<È solo una ferita nulla di che>>, dissi io per non farla preoccupare.
<<Stre ascoltami bene>>, disse stringendomi le spalle.
<<Con quella fascia non puoi fare alcune mosse e poi con i 'vestiti' che ti devi mettere si vede quindi è un bel problema>>, disse.
<<E dove sarebbe il problema? Se c'è qualcuno con un kink per le ferite allora anche meglio!>>, risposi. Lei rispose con una smorfia divertita.
<<E comunque penso mi sia passata la ferita>>, dissi io togliendomi la fascia.
<< A quanto pare no>>, disse Anna vedendoa ferita ancora rossa.
<<Vai da Cico a chiederli se ha delle fasce>>, continuò lei.
<<Va bene>>, dissi io sbuffando.
Andai nella sala principale cercando Cico con gli occhi e appena vidi quei capelli rossi corsi verso quella direzione.
<<Cico!>, dissi.
<<Che c'è micetto?>>, chiese lui guardandomi stranito mentre asciugava un bicchiere di vetro.
<<Hai delle fasce?>>, chiesi io.
<<Certo, sono in bagno>>, rispose.
<<Perchè ti servono?>>, domandò lui.
<<Perchè a quanto pare la ferita non si è remarginata e quindi non posso ballare ne indossare quei 'vestiti'>>, dissi io tutto d'un fiato.
<<Per 'vestiti' intendi quelli là?>> chiese lui indicando il camerino aperto.
<<Sì>>, risposi.
Nicola scoppiò a ridere.
<<Che cazzo te ridi?>>, chiesi io infuriato.
<<Nulla nulla tranquillo, hai bisogno che ti accompagni in bagno o fai da solo? >>, chiese lui
<<Farei anche da solo ma il problema è che non so dove stradiamne stiano i bagni>>, dissi.
<<Quindi hai bisogno del mio aiuto, no?>> , disse divertito spostando lo sguardo sul bicchiere.
<<Sì, e ora muoviamoci che sono già le 22>>, dissi io.
<<Va bene principessa>>, rispose superandomi.
<<Stronzo>>, bisbigliai per non farmi sentire. Nicola ridacchiò.

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