Piano Di Salvataggio -Pt. 1-

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Un'altro giorno in quella villa nella quale si trovavano tutti i ricordi della mia infanzia: non riuscivo ad immaginare per quanto altro tempo sarei dovuto stare in quello stato.
Scesi le scale per il piano terra senza vedere nessuno: nemmeno le "serve" erano lì. Iniziai a preoccuparmi ma appena sentii una porta aprirsi mi tranquillizzai, ma subito il mio battito riprese ad accelerare dopo aver visto la sua figura avanzare da oltre la soglia della porta: i suoi occhi verdognoli penetravano nei miei con uno sguardo di superiorità.
<<Da oggi farai lezione di pianoforte con il professor Roubaix>>,disse con voce ferma sempre guardandomi negli occhi.
<<Cosa?!>>, sbarrai gli occhi a tale affermazione.
<<Ami la musica, no? Allora ho deciso di farti fare lezioni private per imparare il pianoforte>>, rispose fermo.
<<Io...Grazie!>>, dissi quasi sorridendo ma smettendo subito ricordandomi chi fosse dinanzi a me.
<<Chiedo venia>>, dissi. rendendomi conto di aver strillato. Lui si limitò a fissarmi per poi rinchiudersi nel suo ufficio mentre io saltellavo dalla gioia.

Una settimana dopo...

<<Bene, ci serve un piano d'attacco!>>, affermò Lyon più deciso che mai.
<<Prima cosa: arrivare in Francia, più precisamente a Parigi. >>, continuò puntando il dito sulla cartina geografica posata sul tavolo puntando verso la Francia.
<<Ecco il primo problema>>, sbuffò seccato Nicola.
<<Areoporto?>>, chiese Giorgio borbottando, come suo solito.
<<Potrebbe essere un'idea, ma chi ha voglia di aspettare una certa data per poi essere rinchiusi in uno spazio chiuso con gente che spara i propri ormoni ovunque!>>, si lamentò Mario con tono acido.
<<Ah -sospirò- caro amico depresso, dovresti placare la tua frustrazione in momenti come questi>>, disse Stefano col suo soltio tono scherzoso mentre Mario, in risposta, si limitò a sbuffare buttando lo sguardo verso il pavimento.
<< Allora l'aeroporto è bocciato>>, sospirò Anna.
<<Auto?>>, propose Paga.
<<Sempre il solito Paga, hai visto quante cazzo di ore ci vogliono? Io personalmente non ho voglia di guidare per otto fottute ore!>>, esclamò Lyon mettendosi una mano sulla fronte.
<<Treno!>>, rispose Mattia alla fine.
<<Geniale!>>, gli rispose Nicola.
<<Basta solo prendere i biglietti per tutti>>, continuò.
<<Non me l'aspettavo da Alex>>, dichiarò Giorgio scherzosamente ricevendo un'occhiataccia da Alex.
E subito dopo aver pagato per i biglietti del treno realizzarono che sarebbe partito quel giorno stesso.
<<Muovete quei culi flaccidi!>>, sbraitò Lyon.
<<Sta zitto e corri!>>, rispose Anna.
Si buttarono malamente dentro al treno uno cadendo sull'altro.
<<Ah!>>, esclamò Alex il quale, poverino, si era subito il peso di tutti addosso.
<<Toglietevi teste di cazzo! >>, continuò gridando.
Tutti nel treno li guardarono male.
<<Stai zitto cretino!>>, lo sgridò Giorgio.
Il viaggio durò diverse ore ma riuscirono ad arrivare tutti interi.
<<Siamo arrivati!>>, esclamò Anna.
<<Beh, devo ammettere che Parigi non è niente male>>, ammirò Lyon.
<<Allora Alex...>>, disse Lyon mentre camminavano.
<<Dove abitavate te e Stre?>>, continuò.
<<È praticamente la villa più grande di tutta Parigi>>, rispose.
<<È la villa De Chat>>, concluse.
Lyon non esitò a prendere il telefono per cercare su Google maps la villa.
<<Tranquillo, non ci serve Google maps quando ci sono io>>, disse sicuro di sé Mattia
<<Allora mostraci la via>>, disse Lyon.
<<Seguitemi miei Prodi!>>, gridò Alex scherzosamente.
Dopo diverse ore di camminata arrivarono alla mistica villa.
<<Siamo arrivati>>, disse Alex.
Erano tutti a bocca aperta per la maestosità ed eleganza dell'abitazione.
<<Wow. È gigantesca!>>, esclamò Giorgio.
<<Lo so>>, rispose Mattia.
<<Come entriamo?>>, chiese Anna.
<<Di sicuro non dalla porta principale, ci sono delle telecamere di sicurezza>>, rispose con prontezza.
<<Allora andiamo dal retro?>>, chiese Giorgio indicando da una parte a caso.
<<No, ci sono telecamere ovunque>>,
<<Che palle>>, si lamentò Giorgio.
<<Entriamo dalla finestra?>>, propose Lyon.
<<Potrebbe andare>>.

Devo ammettere che suonare il pianoforte mi rilassa tantissimo, è come se le note mi abracciassero dolcemente cullandomi mentre dei martellinò picchiettanti su delle corde le fanno vibrare al mio tocco. Le mani sfiorano leggermente i tasti che formano un suono sublime a chi lo ascolta. Era ormai una settimana da quando il Mr. Roubaix si presentava alla villa con uno spartito nuovo ogni giorno. Diciamo che ero molto portato per il pianoforte e che lui mi metteva alla prova con ogni tipo di spartito. Mi sa che domani mi toccherà suonare un pezzo di Mozart.
<<Signorino!>>, mi chiamò Maria.
<<È pronta la cena, suo padre la aspetta a tavola!>>, continuò.
<<Arrivo!>>, gridai io in risposta sperando mi avesse sentito.
Mi vestii e scesi giù per fare colazione con mio padre, come ormai facevo ogni giorno.
<<Allora figliolo...>>, iniziò a dire lui appena mi sedetti sulla sedia.
<<Mi dica padre>>, detti in risposta pronto anche per una discussione.
<<Come stanno andando le lezioni di pianoforte col prof. Roubaix?>>, chiese con tono quasi dolce.
<<Sai, non posso sentire bene il pianoforte dal mio studio>>, continuò lui.
<<Bene suppongo>>, risposi quasi balbettando.
<<Se vuole le faccio sentire qualcosa dopo la colazione>>, dissi instintivamente. "Fede ma che cazzo dici?", mi sgridai.
<<Mi farebbe piacere>>, rispose accennando un sorriso.
Il tempo volò e mi ritrovai subito sullo sgabello del pianoforte a suonare uno spartito a caso che mi trovavo davanti dalla scorsa lezione. Iniziai a suonare. Sentivo gli occhi di mio padre puntati addosso con uno sguardo stupito mentre io mi facevo avvolgere dal dolce suono delle note musicali del pianoforte. Avevo gli occhi chiusi, come se sapessi lo spartito a memoria. Ma tutto si fermò quando sentì delle braccia abbracciarmi da dietro...

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