51: Le spie

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Contea di Nevis

IVY

Da quando Ivy era arrivata sull'isola di Alaron, erano stati pochi i momenti in cui la Terra era mancata. A volte aveva nostalgia della campagna irlandese, di Dublino o di Cork, ma accadeva raramente.
In quel momento, però, immersa nel buio delle foreste insieme a Blez, Ivy si sentiva persa, e rimpiangeva la familiarità che aveva avuto con i boschi di villa Rosenfer.

Le ombre degli alberi, quella notte, gettavano inquietanti figure sul sentiero sassoso, e i racconti sui Mostri alaronesi di certo non contribuivano ad allentare la morsa di panico che avvertiva intorno al cuore.

Ma in fondo, c'era altro a distrarla dalla paura: un turbinio di pensieri e interrogativi a cui non poteva rispondere. Si chiedeva continuamente come Ayslin e Haol avessero preso la notizia del tentato rapimento di Grevor e della sua fuga con Blez.
Era triste di averli lasciati indietro, e dispiaciuta di non averli salutati di persona. Forse non li avrebbe più rivisti. Si chiese dove si trovassero in quel momento, se fossero riusciti a godersi più serenamente la fine della festa, al contrario di quanto aveva fatto lei.
Fissò la luna, pallida e luminosa tra le chiome degli alberi, e inspirò profondamente, quasi sperando di trarre forza da quel disco d'argento sospeso nel vuoto.

Non poteva abbattersi solo perché non conosceva la terra in cui stava camminando: poteva imparare a conoscerla, piuttosto.

Aprì bene gli occhi e riprese a guardarsi in giro, imponendosi di non tenere lo sguardo incollato a terra e di non spaventarsi per ogni rumore che sentiva.

La sua mente si focalizzò presto su pensieri più felici e speranzosi: Brian era vivo. Brian stava bene. Brian non ricordava tutto, ma neanche niente.

Si chiese come avrebbe reagito al loro incontro.

Quanto poco ricordava, in fin dei conti? Magari gli era familiare l'immagine del suo volto, e nulla di più.

Blez le camminava di fianco con passo spedito, e tra di loro era calato un placido silenzio.

Erano entrambe troppo stanche per continuare a discutere, e dovevano risparmiare fiato per muoversi in fretta verso il castello di Nevis.

La Contessa le aveva detto che i terratreni erano aperti anche in tarda notte, e che le fermate più isolate si trovavano in mezzo ai boschi. A Rairevan qualcuno avrebbe potuto intercettarle, ma ora, nascoste tra gli alberi, nessuno faceva caso a loro.

Senza contare che, ovviamente, nessuno girava da quelle parti a un orario simile.

Blez sembrava conoscere alla perfezione l'ambiente circostante, e di tanto in tanto faceva dei cenni ad Ivy, indicandole i sentieri giusti da seguire.

Ivy era grata di avere lei come compagna: era gentile e furba, sembrava quasi impossibile per lei concepirla come una "Contessa".

Il termine "Contessa", sulla Terra, le avrebbe fatto venire in mente una donna piena zeppa di gioielli, che di certo non governava un bel fico secco, se non il vestiario da mettere il giorno successivo e la cura della casa. Ma in fondo, non era un po' una sorte comune alla maggior parte delle donne terrestri del suo tempo?

Blez, invece, pur non essendo una guerriera né una combattente, si era buttata senza indugio in una missione, pur di proteggere il suo popolo, e la trattava come una vecchia amica. Il divario tra il proprio mondo e l'isola sembrò ad Ivy improvvisamente enorme, e si sentì stupida per aver rimpianto il suo paese d'origine soltanto per trovare dei sentieri più agibili.

-Ecco, ormai è questione di pochi minuti-, disse Blez, rompendo il silenzio con un sussurro. -La fermata è davvero a due passi. Va tutto bene?-

Ivy annuì. -Tutto a posto, grazie.-

SILVER SOUL 1 (Gli incantatori)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora