9: Un libro speciale

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Cork, Irlanda, 5 Giugno 1927

Cork, Irlanda, 5 Giugno 1927

Ivy Tallis abitava a villa Rosenfer da quasi un anno. I mesi erano passati veloci, e giugno era arrivato in fretta. Neppure l'Irlanda era stata risparmiata dalla calura estiva, quell'anno.

Brian se ne stava appollaiato in cima a un albero, con le gambe penzolanti nel vuoto, ad osservare il sole invadere la campagna.
Da quell'altezza, aveva una visione quasi completa di Villa Rosenfer: le macchie di edera che interrompevano il candore della facciata, i cancelli neri come la pece e i domestici che entravano e uscivano in tutta fretta.

Peccato che il giardino non si vedesse così bene: Ivy doveva essere da qualche parte, in mezzo al verde, a lavorare con le piante, nonostante fosse domenica. Brian, invece, aveva un giorno di riposo: avrebbe fatto a meno degli studi, almeno per un po'.

Socchiuse gli occhi, cercando con lo sguardo la figura del padre. Non c'era la minima traccia di lui da tutta la mattina. Una carrozza era venuto a prenderlo, e lui, senza spiegazioni, se n'era andato. Vicino, lontano, Brian non lo sapeva, né sapeva il motivo preciso della sua partenza.
"Lavoro", gli aveva detto scocciata la matrigna, ma perché avrebbe dovuto lavorare di domenica, un uomo ricco come lui? Per accumulare altri soldi, probabilmente.
Brian a volte proprio non li capiva, gli adulti. Lavoravano come pazzi anche quando non ne avevano bisogno, guadagnavano soldi e bruciavano il tempo.

In ogni caso, che Stephen non ci fosse era soltanto una fortuna. Il piano di Brian poteva essere attuato. Poteva andare in città di nascosto, e portare Ivy con sé.
Ai piedi dell'albero, conservati in un cestino, c'erano gli spuntini che Brian aveva sgraffignato dalla cucina per l'amica, e il libro che lei gli aveva regalato l'anno prima: Incantesimi, barriere, e l'alba delle terre di Alaron.

Ivy aveva dovuto lavorare troppo, quell'anno, per svolgere gli incarichi che la sua debole madre non poteva ancora affrontare. D'altro canto, anche lui aveva dovuto studiare quasi tutto il giorno.
Il loro tempo libero di rado coincideva, e Brian aveva promesso all'amica di non leggere il libro fino a quando non sarebbero stati un po' di tempo insieme, con calma.

Ma, finalmente, il momento era arrivato.

Ivy avrebbe smesso di lavorare entro pochi minuti, constatò Brian, dopo aver dato un'occhiata al suo orologio tascabile. Scese agilmente dal tronco, aggrappandosi a rami e spuntoni.
Era diventato in così poco tempo così veloce ad arrampicarsi che, nei momenti in cui fantasticava più del solito, si era convinto di avere qualche parente elfo. Aveva persino inventato un fratello immaginario, qualche anno prima: l'elfo Oflodor, un musicista.

Se suo padre o la matrigna l'avessero visto appollaiato sui rami, sarebbero morti sul colpo. Lui amava stare nei boschi, ma due persone come loro non condividevano certo le sue passioni. Solo Ivy lo faceva: a lei non importava più di tanto di sporcarsi di fango o di rotolarsi nell'erba.

Brian corse per il giardino, cercando l'amica. Sapeva che ad Ivy non piaceva avere gente intorno mentre lavorava: sembrava renderla agitata e preoccupata.

Cosa la preoccupasse così tanto, Brian ancora non l'aveva capito. Lei era davvero brava con le piante, l'aveva vista: quel compito sembrava riuscirle facile, quasi la natura riuscisse a trasmetterle indicazioni precise per rendere il giardino sempre rigoglioso. Persino i fiori sembravano crescere più in fretta da quando era arrivata, come se avesse una magia speciale per la vegetazione, aveva pensato Brian ... ma probabilmente era solo lui a lasciarsi suggestionare troppo.

In ogni caso, Brian aveva deciso di rispettare il suo desiderio di stare da sola quando era alle prese con il giardinaggio, così andava a trovarla soltanto quando aveva finito.

La trovò immersa nel fango fino alle caviglie, in una zona appena irrigata. Le sue mani erano sporche di terra, ma ai suoi piedi meravigliose composizioni floreali ornavano le aiuole. Era girata di schiena, con il capo leggermente chino a terra, come a valutare l'operato appena compiuto.

Non era cresciuta molto in statura dall'anno prima, , ma la sua pelle aveva perso un po' del pallore invernale. Lavorando all'aria aperta, il suo incarnato chiaro era stato sostituito da una tinta più scura, tipica dei contadini o dei manovali: si notava subito che non era ricca.

Ivy voltò il capo verso Brian, avvertendo il suono dei suoi passi, e si aprì in un gran sorriso. Il sole le aveva regalato una manciata di lentiggini in più, che le addolcivano i tratti.

-Ehi, nanetta!-, la salutò lui, con quel soprannome che le aveva affibbiato una volta e che ormai gli veniva naturale utilizzare-
Lei gli rivolse una linguaccia, per poi chiedergli impaziente:

-Andiamo nei boschi?-

-Di più!-, sorrise Brian. -Andiamo a Cork! Ti va?-

-Se mi va? Certo!-, esclamò Ivy, ma subito si riscosse, scuotendo leggermente il capo.

-Ma, aspetta..come pensi di arrivarci?-

-Mio padre è andato via per lavoro, rincaserà tardi- le spiegò Brian, allegro, mentre Ivy finiva di raschiare via la terra da un rastrello e si puliva le mani nel grembiule. –Dato che sono gentile con i domestici, gli porto da mangiare e chiacchiero sempre con loro, sono riuscito a convincerli a parlare con il cocchiere. Ci porterà lui in città.-

-Cosa? Cosa?! Grazie!- Ivy si gettò il rastrello alle spalle e sollevò entrambe le mani. Brian le batté un palmo, del tutto incurante del terriccio che gli sporcò le dita. Ivy rise, continuando ad annuire.

Era più felice del previsto, in quel luogo, nonostante tutto. Si trovava da mesi in quella villa, trascorrendo la maggior parte del suo tempo a lavorare. Sua madre si stava riprendendo, ma non era ancora abbastanza forte da alleggerirle i compiti. Stava tenendo duro, le piante le piacevano ed era notevolmente migliorata nel controllo dei suoi poteri. E i momenti come quello, le camminate con l'amico in ambienti diversi dai soliti, erano un vero e proprio toccasana.

-Vado a cambiarmi e arrivo!-

Brian la salutò con un cenno della mano e un sorriso. Non le aveva ancora detto del libro. Aspettò impaziente che tornasse, curioso della sua reazione.

SILVER SOUL 1 (Gli incantatori)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora