54: Un utile inganno

830 45 7
                                    


Contea di Istmil – Foresta

Rumore. La prima cosa che Ivy sentì non appena riprese conoscenza fu il rumore.

Il parlare sibilante degli uomini con i mantelli, i loro passi felpati, il fruscio delle foglie del bosco. Anche il più minuscolo dei suoni era una coltellata dentro il suo cranio dolorante e confuso.
Sapeva che gli uomini stavano dicendo qualcosa, ma era troppo rintronata per comprendere le loro parole.

Per quanto tempo era rimasta svenuta? Un'ora? Un giorno? Più tempo ancora? Non era più sul dorso del Mostro, di quello era certa. Non si sentiva più sballottata di qua e di là, con gli spuntoni conficcati nella schiena, ma era ancora legata.

La corda che le teneva stretti i polsi dietro la schiena aveva finito per ferirle la pelle, e le caviglie non erano messe molto meglio. Stare sulla schiena del Mostro, inoltre, le aveva procurato una serie di brucianti ferite.

Ivy era quasi felice di non potersi voltare: almeno non avrebbe guardato il proprio corpo macchiarsi di sangue. Era già abbastanza agghiacciante sentirlo scorrere lungo la schiena, in tiepido contrasto con l'aria gelida del primo mattino.

Primo mattino?

Sì, era decisamente mattina. Il sole aveva iniziato a rischiarare il cielo con i primi raggi scarlatti, sottili e deboli come le dita di un bambino.
Ivy fu felice di iniziare ad ottenere una qualche cognizione del tempo, dopo tutte quelle ore d'incoscienza.

Si sforzò di sollevare le palpebre, lentamente, senza fretta. La luce le fece immediatamente lacrimare gli occhi, ma li tenne aperti almeno una manciata di secondi, per capire dove si trovava.

Era ancora nel cuore della foresta. Dopo tutte quelle ore, erano ancora lì? O la foresta era sterminata, o i suoi rapitori si erano fermati per la notte.

Ivy non lo sapeva. Non ricordava nulla. Lo svenimento l'aveva trascinata in uno stato di tale confusione che era un miracolo che fosse riuscita a svegliarsi.

Il dolore, misto allo spavento, era quasi stato fatale per lei e il suo corpo minuto.

Gli uomini incappucciati l'avevano lasciata a terra senza alcun riguardo, legata per braccia, gambe e piedi, incapace di muoversi.
Era sdraiata su un fianco, con le membra intorpidite, su un tappeto di foglie secche e terra fresca, appena bagnata dalla pioggia.
Ivy cercò di rotolare su se stessa, tentando di ottenere una visuale più completa della prigione a cielo aperto in cui si trovava, con scarsi risultati. Quelle corde la facevano sentire come un povero salame .

Se solo avesse potuto usare i suoi poteri! Con i rampicanti, ormai, se la cavava abbastanza bene: quelli che riusciva ad evocare erano forti e robusti, e le permettevano di arrampicarsi, catturare e stringere oggetti e persone.

Ma con le mani bloccate e le forze non certo stabili, le sue dita producevano solo insulsi germogli.

Ivy strinse i denti, furiosa. Aveva fatto tutta quella strada, fin dalla Terra, per farsi catturare dalle spie di Grevor? Si guardò intorno di nuovo. Blez era sparita. Probabilmente gli uomini incappucciati l'avevano davvero portata al castello.

Avevano detto che non l'avrebbero uccisa, dato che era una Contessa, una personalità importante, di cui non potevano sbarazzarsi senza conseguenze. Ma Ivy non poteva non sentirsi enormemente preoccupata per lei. O per il suo fidanzato, Oflodor, rinchiuso nel castello di Grevor, perché quei fanatici pensavano che fosse Brian.

Cosa gli avrebbero fatto scoprendo che non era lui? Cosa avrebbero fatto agli altri sospettati? Ivy sentì una spiacevole morsa stringerle lo stomaco.

SILVER SOUL 1 (Gli incantatori)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora