1: Il fratello del conte

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Capitolo primo

E Ora so che il mio cuore
è una città fantasma"
(Adam Lambert - Ghost Town)

Terre di Alaron
FAOLAN

L'ultimo dei pensieri di Faolan dopo una lunga giornata trascorsa a combattere, era senza dubbio l'idea di dover prendere parte ad una festa.

Sebbene fosse decisamente più propenso a tirare dritto verso casa ed avere un meritato riposo, sapeva che il suo ruolo di capo dei cavalieri gli avrebbe precluso la possibilità di scampare alla cerimonia di fondazione dell'isola. Non sarebbe potuto mancare, per nessun motivo al mondo.

Aveva ricevuto almeno dieci inviti, primo tra tutti quello del suo fratellastro Grevor, futuro conte della regione. Ed era proprio da lui che Faolan si stava recando a passo svelto, più in fretta che poteva, con ancora i graffi inflitti dai mostri che bruciavano sulla pelle azzurra e che spiccavano nitidi come tracce d'inchiostro su carta. Era in ritardo e a nulla era servito correre per un'ora intera; il sole stava ormai finendo di tramontare, e a tratteggiare i contorni delle case era rimasto soltanto il bagliore dei falò e dei fuochi poco distanti.

Era solo di recente che Grevor si era trasferito nella capitale Cambria, ospitato in una stanza del palazzo reale. Per raggiungerlo Faolan stava attraversando la città baciata dagli ultimi deboli raggi del sole, attraversando i suoi ponti sottili e oltrepassando le abitazioni in legno e pietra. Nonostante il poco tempo a sua disposizione – trovandosi raramente a passare per le strade di Cambria – non poté fare a meno di guardarsi attorno con ammirazione; ogni volta si stupiva di come gli abitanti illuminassero al calar del sole quei vicoli spogli e di come nascondessero quello scarno ambiente dipingendo le strade di fiori variopinti ogni giorno dell'anno, addolcendo così le asperità tipiche delle zone di montagna.

Non vi era alcun dubbio che fosse il luogo perfetto per un regnante come suo fratello, colui che era destinato a salire al trono entro i successivi tre anni. Sotto ai suoi modi falsamente garbati, Grevor nascondeva infatti una natura dura e fredda come la roccia, allo stesso modo in cui sotto alle decorazioni calde e colorate dei cittadini si nascondeva il cupo grigio dell'arida pietra.

Faolan strinse i pugni in una morsa nervosa al solo pensiero di doverlo rivedere quella sera. Avrebbe dato qualunque cosa pur di evitare quel momento e il solo immaginarlo gli toglieva il respiro più di quanto non facesse già il ritmo veloce dei suoi passi. Nella sua mente erano infatti già apparsi quei suoi occhi scarlatti, nei quali ogni volta gli sembrava di rivedere specchiato il sé stesso del passato che ancora correva a rifugiarsi lontano dalla sua spietata crudeltà. Non era cambiato nulla: neanche ora che ormai aveva ventidue anni riusciva a non avere paura di lui.

Cosa sarebbe successo, quella sera? Come avrebbe fatto a sopportarlo per più di cinque ore al suo fianco? Mentre rallentava il passo con la sagoma della rocca che si stagliava all'orizzonte, si arrese al fatto che non aveva altra scelta che scoprirlo.

Il castello di Cambria, quel palazzo di pietra dipinta che sembrava incastonato tra le montagne, gli aveva sempre dato un'aria maestosa e incredibilmente rassicurante. Le sue alte mura e torri colorate erano come un arcobaleno nel cielo, un piacevole stacco contro l'uniformità di tutto quell'azzurro. Ora che però si preparava a dover restare solo insieme a Grevor al suo interno, l'imponenza della rocca lo faceva sentire soltanto come un animale pronto a gettarsi di propria volontà in una gabbia; ancora peggio fu quando raggiunse l'entrata del castello, davanti alla quale non potè più nascondere il proprio nervosismo.

– Comandante Grenwall, siete voi? –

Neanche si era reso conto di aver abbassato lo sguardo, finché quella voce non gli giunse alle orecchie. Nel voltarsi vide una guardia venirgli incontro, che lo squadrò con vago sospetto. Lo vide rilassarsi soltanto dopo aver distinto meglio la sua figura parzialmente nascosta dalla mancanza di luce: in fondo l'aspetto di Faolan era abbastanza inconfondibile, ben noto agli abitanti dell'isola. Chi era nato da due razze diverse aveva spesso tratti contrastanti tra di loro: la sua pelle color ghiaccio e il colore dei suoi occhi, cerchi dorati e vividi come lamine di fuoco tipici dei cavalieri di drago, non sembravano avere nulla a che vedere con il viso affilato da elfo, né con le orecchie a punta che tentava sempre di nascondere sotto ai capelli blu notte per scampare alle critiche. La razza di sua madre non aveva mai avuto una gran simpatia per gli elfi, e nemmeno il fratellastro Grevor, purtroppo, aveva mai fatto un'eccezione per lui.
– Già, sono proprio io – si limitò a rispondere Faolan, con un tono più seccato di quanto volesse. Forse proprio per questo la guardia esitò un attimo prima di rispondere.

SILVER SOUL 1 (Gli incantatori)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora