Capitolo 8

16 0 0
                                        

Saluto mio padre con un bacio sulla guancia mentre esco di casa frettolosamente, per cercare di non arrivare tardi in università.
Questa mattina però a differenza delle altre, non mi metto le cuffiette e non ascolto alcun tipo di canzone, ho solamente bisogno di riflettere e di fare mente locale su alcune cose.

Prima di salutare mio padre, ho dato un'occhiata in giro al salotto e ho visto un completo davvero fine ed elegante di Louis Vuitton, insieme ad un paio di scarpe Prada di certo molto costose. Credo che lo indosserà oggi per andare a lavoro.

Questi vestiti, la nostra villetta, l'Audi più nuova sul mercato, il Rolex che ho scorto l'altro giorno al suo polso e il suo voler pagarci il volo mi risultano parecchio inusuali.
Non siamo mai stati così.
La mia famiglia non è mai stata così, nemmeno quando i miei genitori ricevevano un aumento dai loro principali al lavoro.

Nonostante mio padre ci abbia spiegato che qua è tutto diverso e che lui è a capo di un'azienda importante di arredamenti, io stento a credere che questi soldi siano merito solamente del suo lavoro in azienda.

Cerco di scacciare via questi pensieri e di convincermi che forse sono solamente mie paranoie dato che devo ancora ambientarmi e forse i soldi hanno un valore differente qua.

Come di routine da ormai una settimana, arrivo in università e aspetto i ragazzi davanti alla fontana al centro del viale interno del giardino universitario, che porta verso il nostro padiglione di giurisprudenza.

Vedo arrivare solamente Rose e Michelle che mi salutano entrambe dandomi un bacio sulla guancia. Mentre chiacchieriamo del più e del meno, ci incamminiamo verso la nostra aula dato che tra cinque minuti dovrebbero iniziare le lezioni.

«Quindi alla fine andava bene il vestito che abbiamo comprato ieri insieme?» mi domanda Michelle, mentre gioca con una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi.

«Sì, mi stava bene ed è andato più che bene per l'occasione, grazie Paris.» ridacchio paragonandola alla Hilton. «Secondo me siete quasi uguali, sai?» proseguo io facendoglielo notare.

«Oh, così però mi emozioni! Lo prendo come il complimento più bello che mi abbiano mai fatto in tutta la mia vita.» sorride divertita.

«Cleofe, ma che tipo di cena era? Chi ti ha invitata?» chiede Rose, mentre la sua pelle mulatta brilla sotto i raggi del sole caldo.

«Umh, niente di che in realtà. Ho dovuto far un favore a un mio amico e accompagnarlo a una cena, nulla di importante.» taglio corto, senza voler dar troppi dettagli.

«E chi sarebbe questo tuo "amico"?» mi da un piccolo colpetto di gomito sul braccio, sorridendomi maliziosa.

«Rose, smettila! Ve lo direi se qualcuno mi avesse invitato seriamente a cena, ma così non è stato. Comunque è il mio tutor universitario, il prof di diritto privato me l'ha assegnato qualche giorno fa, si chiama Micheal.» faccio spallucce senza darci troppo peso.

Le mie amiche fanno lo stesso ed entriamo in aula, sedendoci sempre ai nostri soliti posti.
La sedia accanto a me rimane vuota, ricordandomi ancora una volta che questa mattina non potrò passarla in compagnia di Edoardo che di tanto in tanto, mi fa le peggio battute durante le piccole pause tra una spiegazione e l'altra.

Mi concentro ad ascoltare il prof di diritto internazionale nel mentre che il mio quaderno a quadretti si riempie sempre più di appunti, sottolineati in fretta dai miei evidenziatori accesi.
Più li osservo più li odio e li trovo parecchio confusionali, dato che alcune frasi sono in inglese e molte altre in italiano.

UnbelievableDove le storie prendono vita. Scoprilo ora