Capitolo 9

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Il profumo di mora e fragola del bagnoschiuma si diffonde lentamente nell'aria, mentre il getto d'acqua calda si infrange sul mio corpo facendomi immediatamente essere al settimo cielo.

Dopo circa mezz'ora passata a sfregare la mia pelle per lavarla e a tenere gli occhi chiusi godendomi l'acqua, esco dalla doccia più rigenerata di prima.
Questo pomeriggio mi sono data da fare e ho studiato qualche capitolo, giusto per stare al passo col programma e non perdermi in altro.

Non ho parlato con Edoardo di ciò che gli è successo, nonostante gli abbia scritto qualche messaggio non c'è stato verso di fargli sputare il rospo, anche se sicuramente riuscirò a scoprire la verità.

Mentre spalmo sulle braccia la mia lozione alla vaniglia, il mio telefono vibra e decido di andare a controllare.

Il mio cuore spera sia Edoardo che voglia raccontarmi tutto.

From: Micheal
Tra venti minuti sono sotto da te.

Sorrido spontaneamente al messaggio appena letto.

To: Micheal
Va bene, ti aspetto.

Nonostante abbia solo venti minuti per asciugarmi i capelli e rendermi decente, devo dire che sono felice di uscire con lui e non nascondo che il suo modo di fare, mi piace dannatamente troppo.
La sua non-chalance mi fa ritornare a vivere e a smettere di essere la ragazza iper responsabile e paranoica che in realtà sono sempre stata.

Riesco a farmi la piega liscia e a mettermi un filo di mascara appena in tempo, dato che il rombo della sua macchina suona forte appena davanti a casa mia.

Esco di casa e mando un messaggio a mia madre, avvisandola che non sarei tornata a casa a mangiare.

«Ciao!» esclama Micheal in italiano, appena salgo sul sedile affianco al suo.

Lo guardo stranito e poi gli sorrido.

«Stai iniziando a imparare l'italiano?» chiedo, allungando la cintura e allacciandola intorno alla mia vita.

«Credo che mi servirebbero delle lezioni, in realtà.» mi risponde, malizioso.

«Oh, non contare su di me.»

«Non le voglio da te infatti, ho già un amico italiano che potrebbe aiutarmi.» mi risponde con un sorriso ammiccante, prendendomi in giro.

«Ah, sì, credo di ricordarmelo. Per caso è l'amico che abbiamo in comune e che é ferito in viso proprio come te?» ironizzo senza essere troppo pesante, girandomi verso di lui.

Osservo il suo profilo e non posso far altro che scorgere e osservare ancora i suoi tagli sulla guancia, sul collo, e il suo livido violaceo attorno all'occhio che ora sembra essere più saturato.
Nonostante non sia nelle condizioni più smaglianti di sempre, noto con attenzione che i suoi ricci nonostante tutto sono come sempre ben domati e sistemati.
Non ha una ciocca fuori posto.

Il suo sguardo ritorna serio.

«Non sono passato a prenderti per parlare tutta la serata di questo, Cleofe.» risponde, serrando la mascella.

Il suo sguardo è profondo ed è dritto sulla strada, quindi decido di voltare la testa e di non guardarlo.

«Non intendevo questo, é solo che vorrei sapere cosa vi è successo.» rispondo con non chalance.

«Stasera andiamo in un posto.» afferma Micheal, totalmente ignorando il discorso prima.

Deciso di non insistere troppo.

«Tu devi essere quello intelligente della famiglia, vero?» scoppio a ridere «é ovvio che andiamo da qualche parte, potresti essere più specifico.» proseguo.

«So che ti piaccio così come sono, non ho bisogno di omologarmi agli altri e pianificare tutto.» proferisce lui.

La sua mano si appoggia sulla mia pelle scoperta della mia coscia destra, la strizza leggermente e poi subito dopo la riporta sul volante, come se nulla fosse successo.

Guardo le mie gambe e mi maledico per l'effetto che ha provocato su di me, dato che ora ho la pelle d'oca. Ne approfitto per abbassare il mio vestito e portarlo fino al ginocchio per coprirmi un po' di più.

«Credo che tu sia troppo convinto di te stesso per piacermi.» ribatto io, poco dopo.

«Probabilmente, mi mostro così convinto» fa una piccola pausa «ma sono tutt'altro.» afferma, deglutendo.

Mi volto verso di lui per guardarlo un'altra volta; ora i muscoli del suo viso sono più rilassati e i suoi occhi più pensierosi.

«Anche io, spesso con te mi mostro come una stronza, ma credo di essere tutt'altro che stronza. L'apparenza inganna.» confesso.

Finalmente, l'auto si ferma a un semaforo e Micheal ha l'occasione di voltarsi verso di me, osservando i miei grandi occhi neri.
Mentre io guardo i suoi color nocciola e scorgo le sue sfumature, mi chiedo se anche a lui piacciano i miei così scuri, quasi come la pece.

«Non ti ho mai giudicata, Cleo» risponde «anzi, in realtà mi piace la corazza che hai, e mi piacerà ancora di più togliertela.» prosegue.

A queste parole il mio stomaco si contorce, non essendo mai stata abituata ad essere capita e a ricevere parole gentili. Sorrido spontaneamente e vedo che anche lui cerca di accennare un sorriso.

Vedere Micheal in questo modo mi fa strano. Ma mi piace.

«Secondo me ti hanno rapito e ti hanno clonato, è impossibile che tu oggi sia così normale.» ridacchio.

«Che ne sai, magari sono un alieno.»

Volta la sua testa sulla strada e preme velocemente il pedale dell'acceleratore, che mi fa sobbalzare lentamente e ritornare alla realtà.

Guardo il contachilometri sfiorare i 130 km/h: nonostante io non lo conosca così bene, credo che non cambierà mai e dovrò abituarmi a stringere la cintura sempre di più.

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