Capitolo 25

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Le nostre labbra si incontrano per un paio di secondi, poi si separano senza far approfondire il bacio. Da questo ne rimango un po' delusa, ma le emozioni che sto provando in questo momento sono troppo forti per potermi far lamentare. Se prima provavo brividi e scariche lungo tutto il corpo solo per delle mani sui fianchi, ora posso affermare saldamente che dentro il mio stomaco non ci sono farfalle ma interi elefanti che marciano velocemente l'uno dopo l'altro.

Micheal continua a non staccarsi da me e porta la sua mano più in basso dandomi uno schiaffo sul sedere, mentre io a quel gesto rabbrividisco notevolmente.

«Troppe libertà, Smith.» affermo sorridendo.

«Non parlare.» risponde con tono autoritario.

Le sue mani continuano a vagare per il mio corpo e si soffermano proprio sul mio fondoschiena, continuando a strizzarlo e palparlo. Potrei giurare di essere bordeaux in faccia; il suo tocco mi fa un effetto troppo strano e il mio corpo ne risente parecchio. Mentre lo lascio fare osservo le sue labbra e le bramo ancora una volta, sperando che si fiondi di nuovo sulle mie, ma un pensiero mi fa bruscamente cambiare pensieri e desideri.

«Andiamo in biblioteca.» affermo, allontanandomi da lui.

Nonostante siano stati i momenti più belli dell'intero mese, mi sono staccata da lui perché non so quanto sia giusto farlo. Non so quanto sia giusto baciare un ragazzo che non è nemmeno il mio ragazzo, non so quanto sia giusto baciare un ragazzo che prima ha ricevuto un bacio da un'altra e non so quanto sia giusto per me iniziare a provare qualcosa per lui. Mi sono già bruciata e scottata per amore e non è stato bello, probabilmente è stato come provare le pene dell'inferno. Non voglio rivivere di nuovo l'inferno.

Il suo viso cambia totalmente e diventa più freddo e cupo nel sentire la mia frase. Annuisce semplicemente senza dire nulla e si stacca dal muro per seguirmi. Prima di voltarmi verso il corridoio però, il mio sguardo cade sul suo petto e istantaneamente corrugo la fronte confusa nel vedere una chiazza rossa sulla sua maglietta bianca.

«Micheal, cos'è?» domando indicando il suo petto.

Lui abbassa lo sguardo e impreca sottovoce qualcosa simile a "cazzo."

«Non è niente, ma ho bisogno di una felpa o qualcosa del genere.» risponde lui visibilmente agitato.

«Posso vedere cosa ti è successo?» chiedo in tono dolce avvicinandomi a lui.

«Non ti riguarda.» afferma lui facendomi indietreggiare, «piuttosto prestami la tua giacca.»

Un lato di me in questo momento vorrebbe solamente urlargli le peggio cose addosso per il modo in cui mi ha risposto, l'altro invece vorrebbe comunque aiutarlo e calmarlo facendo uscire la sua parte più vera e sensibile.

«Vuoi la mia giacca? Va bene, ma prima devi dirmi cosa cazzo è quella macchia di sangue.» affermo seria incrociando le braccia.

«Lascia stare, tornatene pure in aula.» risponde lui fulminandomi con lo sguardo.

Rimango spiazzata dalla sua affermazione;  corrugo la fronte e dipingo il mio volto con un'espressione disgustata e confusa.

«Micheal andiamo in bagno.» ordino indicandogli la porta poco distante da noi.

Un'espressione maliziosa si fa largo sul suo viso.

E' incredibile come questo ragazzo sia in grado di cambiare umore e atteggiamenti in un lasso di tempo così ridotto, a volte penso che soffra di qualche disturbo di bipolarismo.

«Non pensavo volessi già fare determinate cose, piccola.» afferma mordendosi il labbro.

Nonostante sia divertente in sè, questa volta non mi fa per niente ridere. Il mio viso rimane impassibile e serio.

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