Capitolo 22

8 0 0
                                        

Canzone che ho ascoltato durante la stesura del capitolo:
Ferite - Neima Ezza feat. Jake La Furia

La mia mano rimane paralizzata mentre sento la disperata voce femminile che continua a parlarmi al telefono. La mia bocca piano piano si lascia andare fino a spalancarsi e gli occhi iniziano a diventare lucidi, in procinto di affrontare quello che tra poco dovranno subire.
Se fino a poco tempo fa la mia mano era rigida e immobile, ora mentre chiudo la chiamata è del tutto tremolante e sudata per via di ciò che ho appena sentito e di ciò che ho appena realizzato. Le mie gambe iniziano a tremare mentre la mia mente inizia a dettarmi miliardi di cose orribili e ipotesi del tutto angoscianti.

Lascio cadere il cellulare sulle mie gambe e intanto entro nel panico più totale.

«Cosa sta succedendo?» mi domanda Micheal.

Capisce subito che c'è qualcosa che non va.

Si apposta in un parcheggio e spegne il motore dell'automobile, mentre poi mi obbliga a guardarlo mettendomi la mano sotto il mento e facendomi delicatamente voltare verso di lui. Ma non riesco a guardarlo e non riesco a provare nessun tipo di emozione o sensazione in questo momento.

«Ti prego dimmi cosa sta succedendo.» mi ripete poi con tono più deciso.

I miei occhi assenti sbattono più e più volte le palpebre, la mia gola va a fuoco ma cerco comunque di fare un tentativo e di sciogliere il nodo che si trova all'interno.

«Elisa, la mia amica italiana..» faccio una piccola pausa, «è in coma.»

Nel pronunciarlo, il mondo mi crolla addosso e con esso crollo anch'io, liberando le lacrime che in questo minuto ho cercato in ogni modo di trattenere. Mi allontano il più velocemente possibile da Micheal e mi giro dall'altro lato, dandogli le spalle.
Non mi piace mostrare a nessuno questa parte di me, non mi è mai piaciuto condividere i miei dolori con nessuna persona che avevo accanto, spesso anche con Elisa cercavo di non farlo. Cercavo di non far preoccupare nessuno e di rinchiudermi in me stessa affrontando tutto da sola, per poi uscirne a testa alta. E ci riuscivo bene, ma cazzo, quanto mi faceva male fare così.

«Guardami.» mi ordina Micheal con tono autoritario.

«Ho bisogno di pace, ti prego.» gli rispondo mentre cerco di limitare i singhiozzi.

Con il palmo della mano asciugo le mie lacrime e il mio viso bagnato, tiro su col naso e poi piano piano mi giro verso di lui, cercando di trattenermi il più possibile. Odio piangere davanti alle persone.

«Com'è successo?» mi chiede poi, prendendomi una mano e stringendomela.

Rimango sorpresa dal suo gesto ma non gli do parecchia importanza in questo momento. I suoi grandi occhi mi guardano insistentemente, mentre mi pregano di parlargli.

«Mi ha chiamata sua madre, era del tutto terrorizzata nel mentre che stava parlando. Mi ha detto che ieri sera Elisa è uscita e che l'auto su cui era seduta ha subito un frontale da parte di un'altra macchina, che andava in contromano.» racconto, con voce tremolante.

Faccio una lunga pausa e stringo più forte la mano di Micheal, che è circa il doppio della mia.

«Lei era cosciente, ha perso coscienza solo dopo quando sono arrivati i soccorritori ed è svenuta, da quanto ho capito ha avuto un'emorragia interna che le ha fatto perdere i sensi..» riprendo a spiegare.

«Il fatto che non abbia perso i sensi subito al momento dell'impatto significa molto, significa che avrà sicuramente più possibilità di svegliarsi prima e di sopravvivere.» afferma Micheal accennandomi un debole sorriso.

UnbelievableDove le storie prendono vita. Scoprilo ora