Il posto dove stiamo andando a mangiare é abbastanza elegante, ma nonostante questo Micheal non ha voluto fermarsi a casa mia per farmi cambiare e per prendere i soldi necessari.
L'ho abbastanza odiato per questo, dato che ora dovrò andare a pranzare in un ristorante elegante in leggins e felpa oversize come se fossi una vera e propria scappata di casa. Inoltre mi ha dato fastidio anche il fatto che non abbia voluto saperne niente dei soldi, dicendomi che non avrei dovuto preoccuparmi di nulla e che non sarebbe stato un problema.
So benissimo che i soldi siano l'ultimo dei suoi problemi, ma ciò non giustifica il fatto che debba pagare lui e mi dispiace comunque fargli pagare il mio conto.Durante il tragitto mi ha anche detto che in realtà questo più che un pranzo sarebbe una riunione; si era messo d'accordo con Edoardo e gli altri suoi due amici per andare a mangiare fuori ma poi ha voluto invitare anche me. Non mi ha detto granché, solamente che ci sarà una parte del pranzo dedicato ai loro affari.
Spero che quei due omoni che mi odiano fino allo sfinimento questo pomeriggio possano ricredersi su di me.Finalmente dopo circa venti minuti di viaggio, passati rigorosamente ad ascoltare Travis Scott, arriviamo al ristorante.
Scendiamo dalla macchina e osservo da fuori l'entrata; ha uno spazio anche fuori, curato da un gazebo moderno con dei dettagli in oro e un servizio di tavoli fin troppo lussuoso.
La grande porta vetrata d'ingresso é imponente e lucida.«Mi sto pentendo di aver accettato di venire.» dico a Micheal.
«Perchè mai?» risponde confuso.
«Micheal ti rendi conto di come sono vestita?» gli domando, indicandomi.
«Cleofe io sono in tuta.» risponde con tono annoiato.
Cazzo, questo non me l'ero ricordato effettivamente. L'importante è fare schifo insieme insomma.
«Cosa mi sta succedendo? Ti ho chiamato Micheal e non Smith.» affermo d'un tratto, sgranando gli occhi.
«Era ora.» si limita a dire il ragazzo.
Lo osservo e non posso far altro che pensare a quanto sia affascinante anche con una stupida tuta grigia della Nike.
Micheal ha un'eleganza che non si può tracciare tramite i vestiti o il modo in cui si presenta, é quel tipo di eleganza che ha negli occhi, nei modi di fare.
Non so se vi sia mai capitato di osservare una persona e pensare a quanto sia raffinata e pura, nonostante l'abbigliamento probabilmente centrasse ben poco con l'immagine che vi siete fatti di essa. Ecco, lui è quel tipo di persona.«Entriamo o vuoi continuare a lamentarti?» mi domanda poi, in modo abbastanza freddo.
Annuisco e lo seguo fino all'entrata, dove un signore ci apre la porta e ci fa accomodare all'interno, guardandoci però un po' confuso.
«Signori, mi dispiace ma purtroppo il nostro dress-code non ammette il vostro tipo di abbigliamento. Sono mortificato.» ci interrompe subito, sistemandosi la sua giacca nera.
Osservo Micheal non sapendo che fare o cosa dire e lo vedo irrigidirsi, mentre con fretta e rabbia cerca qualcosa nella sua tasca destra. Tira fuori il portafoglio e mostra la carta di identità all'uomo.
«Così va meglio?» gli chiede poi, in modo glaciale.
L'uomo prende la sua carta di identità tra le mani ricoperte da dei guanti bianchi e inizia a leggerla, mentre un'espressione sorpresa si fa largo sul suo viso.

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Unbelievable
Novela JuvenilCleofe ha un passato lungo e difficoltoso alle spalle; pieno di violenza, sofferenze ed estrema timidezza che l'hanno portata a provare un'odio rancoroso verso ciò che ha sempre avuto attorno. All'età di diciannove anni vede la sua vita capovolgersi...