«Come hai fatto a vivere senza tacos per diciotto anni?!» urla Micheal stupito, mentre usciamo da Taco Bell.
«Ehi, ehi, ehi. Tu probabilmente non hai mai assaggiato una lasagna fatta per bene, non lamentarti!» replico dandogli una leggera spinta.
Il profumo di tacos invade le mie narici e non vedo l'ora di assaggiare un bel po' di cibo spazzatura americano. Anche se in realtà, i tacos credo siano messicani.
«Ritorniamo un attimo in macchina, mi sono dimenticato le sigarette.» mi avvisa lui.
Annuisco e piano piano ci avviamo.
«Comunque, credo che mi piacerann-»
Vengo interrotta da Micheal che mi zittisce con un sonoro "shhh", prima di scontrarsi con un ragazzo avanti a noi.
Credevo fosse una semplice distrazione, ma in realtà questo incontro si rivela tutt'altro, dato che i due ragazzi sembrano conoscersi.I loro sguardi si incrociano a lungo e vedo Micheal serrare la mascella, deglutendo di tanto in tanto, con i pugni ben chiusi e stretti.
«Smith, chi si rivede!» proferisce il ragazzo davanti a noi, in modo sarcastico.
È parecchio alto, supera perfino Micheal di qualche centimetro. Credo abbia i capelli scuri.
Nonostante la luce soffusa e spenta della sera non riesca ad aiutarmi particolarmente, riesco a scorgere più dettagli e a riconoscere la figura di: Axel.«Non è il momento.» risponde secco, fulminandolo con lo sguardo.
«Sei con la tua ragazza? Non volevo rovinarti la serata.» risponde il ragazzo con un sorriso superbo sulle labbra.
Sposta il suo sguardo su di me e lo vedo squadrarmi dalla testa ai piedi, soffermandosi in particolare sul mio fisico. Quando sembra riconoscermi, la sua espressione cambia totalmente.
«Cleofe, come stai?» chiede, addolcendosi.
«Bene.» riesco solamente a dire, senza alcun tipo di emozione o pathos.
Micheal si volta verso di me e mi guarda intensamente negli occhi, come a volermi comunicare un qualcosa che non può esprimere con la voce. Riesco a capire cosa mi sta dicendo il suo sguardo duro e infuocato.
«Come mai non hai più risposto ai miei messaggi?» mi chiede, ignorando totalmente il ragazzo accanto a me.
«Scusami, ho avuto da fare.» rispondo vagamente.
«Non mi sorprende che ti sia preso una ragazza così, Smith. So che ti sono sempre piaciute quelle con un carattere forte.» proferisce il ragazzo, ritornando a guardare Micheal.
«Non credo che tu sappia molto di me, Axel. A dir la verità non hai mai saputo un cazzo e hai sempre parlato troppo a vanvera, motivo per il quale ti ho allontanato da noi.» risponde Micheal, mostrandogli il suo sorriso più falso.
Noi chi? Di chi sta parlando?
Lo guardo confusa, mentre lui continua ad avere lo sguardo fisso su Axel, ignorandomi totalmente.«Cazzo, i Bloodyx ti hanno davvero marcato.» ribatte l'altro, scoppiando in una fragorosa risata guardando il viso ferito di Micheal.
Rimango immobile ad osservare la scena e a cercare di capire cosa si stiano dicendo, ma soprattutto perché sembrano odiarsi così tanto.
«Non ci metteranno molto a rovinare anche te.» risponde secco Micheal.
Mi stringe il polso e inizia ad avanzare trascinandomi con lui, ignorando le urla e le parole del ragazzo che ancora continua a parlargli.
Lo seguo facendo passi lunghi e veloci, per stargli dietro e non farmi trascinare del tutto.
«Micheal che succede?» gli chiedo gentilmente, mentre continuiamo ad avviarci verso la macchina.
Ignora la mia domanda.
Mi lascia finalmente il polso e inizia ad introfularsi in auto, cercando con grande foga e velocità le sigarette.
Le sue mani vagano velocemente per tutto il cruscotto, il sedile e anche il cassetto dell'auto, mentre tremano e fanno tutto di corsa.
Dopo pochi secondi trova le sigarette e non ci mette molto a portarsene una alla bocca, accendendola frettolosamente.
Osservo il suo volto e non posso far altro che notare preoccupazione e nervosismo, mentre osserva un punto indefinito nel vuoto.
Credo che sia un suo modo di fare, distogliere lo sguardo da me ed evitare di interagire, quando è nervoso.Nonostante tutto però, non riesco a non preoccuparmi.
«Micheal...» sussurro, appoggiando la mia mano sinistra sulla sua spalla e accarezzandola «va tutto bene.» proseguo.
«Non va un cazzo bene, Cleofe.» risponde freddo e scansando la mia mano dalla sua spalla.
Appoggio il sacchetto con dentro i tacos sopra la sua auto.
«Non farti più sentire, a meno che non sia per l'università.» gli rispondo seriamente, prima di voltarmi e andarmene.
Io che volevo solamente essere gentile, devo sempre essere trattata di merda ed essere presa in giro da tutti.
Ho sempre avuto l'istinto di aiutare le persone e di cercare di farle stare bene il più possibile, indipendentemente da chi esse fossero. Non riesco a fregarmene e non riesco a far finta di niente di fronte a delle situazioni del genere.
Ho cercato di rassicurarlo o per lo meno di fargli capire che in qualche modo poteva stare tranquillo con me e che non c'era bisogno di rovinarsi la serata per un incontro spiacevole.
Che poi, non mi sono neanche intromessa nei suoi affari e questo dovrebbe apprezzarlo ancora di più. Invece no, ha dovuto rispondermi male per forza.Con il viso più incazzato che mai, continuo a camminare per il parcheggio fino a trovarne l'uscita, finché una mano non mi blocca e mi stringe il polso.
«Non sono uscito per stare da solo.»
Mi volto e mi ritrovo davanti il viso di Micheal, che sembra essere meno teso rispetto a prima.
I suoi occhi nocciola trasmettono tranquillità.«E io non sono uscita per farmi rispondere male.» affermo, liberandomi dalla sua presa.
«Devi ancora assaggiare i tacos» mi risponde «o preferisci passare ancora altri anni senza mai averli mangiati?» domanda, alzando il sacchetto che ha in mano.
«Credo che starò benissimo anche senza, grazie.» ribatto io, voltandomi ancora una volta per andarmene via.
Improvvisamente, sento al mio orecchio un sussurro.
«Cleofe...»
La sua voce è calma e profonda, riesce a farmi rimanere immobile e a scaricarmi migliaia di brividi su tutto il corpo. Mi fermo all'improvviso e inizio a guardare un punto indefinito davanti a me, mentre sento le sue labbra sfiorare il mio orecchio.
«Lo faccio solo perché ho fame.» affermo, ritornando in me stessa e voltandomi verso di lui, che mi fa un sorriso compiaciuto.
«Non fare quella faccia, ho veramente fame.» ripeto.

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Unbelievable
Teen FictionCleofe ha un passato lungo e difficoltoso alle spalle; pieno di violenza, sofferenze ed estrema timidezza che l'hanno portata a provare un'odio rancoroso verso ciò che ha sempre avuto attorno. All'età di diciannove anni vede la sua vita capovolgersi...