Capitolo 17

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Micheal ha insistito per saltare questo giorno di lezione e passare la mattinata insieme, ha detto che voleva portarmi a Times Square e prendere qualcosa da Starbucks.

Per fortuna non dista molto, quindi abbiamo preso la metropolitana e dopo poche fermate siamo arrivati a destinazione.

Durante il tragitto ho anche sentito gli altri: oggi nessuno è andato in università, se non Rose e la sua ragazza, ma sono entrate tardi.
Sono parecchio belle insieme, mi ha presentato la sua ragazza qualche settimana fa e devo dire che mi è sembrata una con la testa apposto.

Sono felice per loro.

From: Michelle
Quindi come vanno le lezioni?

Guardo il messaggio confusa, poi ricordo di non averle detto che anch'io oggi non sono andata.

To: Michelle
Sono arrivata davanti all'università ma poi alla fine ho deciso di saltare anch'io, sono a fare colazione con Micheal.

Digito e premo invio.

From: Michelle
Mi sa che noi due dobbiamo parlare di questo ragazzo.

To: Michelle
Può darsi.

In realtà, nessuno del gruppo sa delle mie così frequenti uscite extrascolastiche con lui, se non Edoardo chiaramente.
Un po' mi dispiace non averlo detto a Michelle e Rose, ma non l'ho mai considerata come una cosa importante da dire e soprattutto come una cosa così importante per me.
Ho sempre pensato che Micheal non fosse nessuno per me, se non un semplice compagno universitario, ma ora non posso più dire lo stesso. Sento che tra di noi c'è qualcosa al quale piano piano inizio a pensare giorno per giorno. A volte mi chiedo se anche per lui è così.

È proprio quest'ultimo a farmi ritornare alla realtà, mentre mi mette una mano sulla spalla e mi spinge verso destra, facendomi sbattere contro i lati delle scale mobili.

«Togli quel cellulare e stai più attenta.» afferma, indicandomi la donna che voleva passare alla nostra sinistra e a cui ho impedito il passaggio.

«Scusami, hai ragione» ammetto mentre ripongo nella borsa il telefono «però potevi anche essere più delicato.»

«Smettila, parli come se ti avessi fatto male.» risponde sbuffando.

«Beh calcolando che mi hai spinto su una superficie di vetro, forse bene non mi hai fatto.» affermo toccandomi il braccio.

«Ti ho fatto davvero male?» domanda Micheal cambiando tono di voce.

Si è calmato e addolcito, mente mi guarda coi suoi grandi occhi preoccupati. Sembra davvero impaurito dal fatto che abbia potuto farmi del male.

«N-no, non mi hai fatto male. Stavo scherzando.» lo rassicuro, balbettando.

«Allora potevo spingerti anche più forte.» scherza lui.

Mi stupisco del suo particolare interesse e al contempo stesso della sua sensibilità nei mei confronti.

E sì, forse anche fin troppo.

Nel giro di due secondi mi ritrovo incastrata nel rullo della scala mobile, per colpa dei lacci delle mie scarpe che si erano slacciati poco prima.
Il momento "tenero" termina immediatamente quando smetto di guardarlo negli occhi e inizio a sbilanciarmi e inciampare, per terra.

Cazzo che figure devo sempre fare!

Cerco di alzarmi e di tirare la gamba il più possibile verso di me, cosicché da impedire al rullo di risucchiare ancora di più il laccio delle mie Air Force.

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