Capitolo 19

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«Che cazzo succede!» esclamo stringendo il braccio di Micheal, probabilmente facendogli anche male.

Ma in questo momento fargli diventare il braccio rosso é l'ultima delle mie preoccupazioni.

Non so come ma siamo riusciti a spostarci in fondo alla sala del ristorante, nel tavolo più lontano dall'ingresso mentre i due uomini stanno continuando a sparare all'impazzata. O meglio dire, siamo riusciti a spostarci dietro il tavolo.
In men che non si dica prima Simba ha ribaltato il tavolo e l'ha messo in piedi, facendo sì che così sia il nostro scudo, o comunque il nostro riparo dai proiettili che incessantemente continuano a vagare da minuti.

«Io non voglio morire..» piagnucolo, tappandomi le orecchie. Il mal di testa si sta facendo spazio in me.

«Non ti succederà niente.» mi rassicura Micheal, stringendomi tra le sue braccia.

Ci riuniamo in un tenero abbraccio, mentre siamo entrambi accasciati per terra dietro a uno stupido tavolo che probabilmente ha in pugno la nostra sorte. Non avrei mai pensato di trovarmi in una situazione del genere. Ma quello che mi fa veramente ridere è che abbiamo dovuto aspettare una sparatoria per abbracciarci?

Le braccia forti e grandi di Micheal circondano il mio minuto corpo, mentre io appoggio la mia testa sul suo petto e cerco in tutti i modi di non guardare ciò che ho attorno, mentre smetto piano piano di piagnucolare.

Il suo profumo si fa spazio tra le mie narici e non posso far altro che sorridere a questo piccolo dettaglio, anche se siamo nel bel mezzo di una sparatoria, un grande sorriso si fa largo sulle mie labbra.

«Micheal, questo non è un caso vero?» domando alzando un po' di più il mio viso e facendolo incontrare col suo.

«Cleofe io non ho la minima idea di cosa stia succedendo.» risponde guardandomi coi suoi profondi occhi.

«E perché tu non sei spaventato?» chiedo, «anzi, perché voi non siete scossi da tutto questo?» mi correggo indicando i suoi amici.

Proprio nel momento in cui li indico, li vedo tutti e tre con delle pistole in mano, pronti a rispondere al fuoco sporgendosi dal tavolo.

Come non detto, non è un caso.

«Cazzo perché mi menti?!» urlo a Micheal iniziando a distaccarmi da lui.

Non lo permette e mi stringe di più a sé.

«Non ti succederà niente ma devi stare ferma!» mi risponde col mio stesso tono.

Micheal smette di tenermi vicina a sé per tapparmi le orecchie, mentre Simba e Jackson iniziano a sparare a loro volta. Tutto questo mi sembra un vero e proprio film d'azione.

«Andiamocene!» urla Edoardo, alzandosi in piedi e invitando anche noi a farlo.

Micheal ed io facciamo lo stesso e mentre Edoardo ci copre con diversi spari, riusciamo a trovare l'uscita sul retro e ad uscire da quel posto infernale.

Fuori piove e la pioggia inizia a farsi spazio tra di noi, ma in questo momento la pioggia è l'ultimo dei miei problemi.
Guardo immobile la strada davanti a noi, grigia, come il tempo che c'è a New York ora e probabilmente anche come ciò che ho dentro io. Da quando sono arrivata qua la mia vita non ha fatto altro che cambiare drasticamente e diventare frenetica tutto d'un tratto, mentirei se dicessi di riconoscerla. Perché non la riconosco minimamente, fino a qualche mese fa era piatta e spenta.
E sì, non nego che sia parecchio migliorata da quando sono qua, ma a che prezzo?
Ho appena rischiato di morire e in realtà ancora rischio di farlo.

Osservo la pioggia che si infrange contro l'asfalto e mi stringo di più dentro la mia felpa, mentre Micheal mi farfuglia qualcosa che però non voglio sentire e a cui non voglio prestare attenzione.

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