Capitolo 20

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Sono a casa di Micheal.
La prima impressione che mi ha dato è tutta il contrario di quella che mi ha dato la casa dei suoi genitori, mentre la loro era fredda e distante dall'avere un'identità, la sua sembra esprimere mille emozioni.
È una casetta a due piani non molto grande, ben organizzata e sui toni caldi che donano un'aria calorosa e di totale tranquillità, mettendo chiunque si trovi all'interno a suo agio. Non è la casa più moderna del mondo come può essere quella dei suoi genitori, direi più che la sua è una di quelle case dove vuoi metterti sul divano, accendere la stufa e stare sotto le coperte a leggere un libro.
Strano da dire e da pensare, visto il soggetto, ma le stanze sono piene di librerie e vari scaffali dove si trovano parecchi libri e oggetti scolastici come mappamondi e microscopi. Mi stupisce molto vedere tutto questo in casa sua, ho sempre visto Micheal come un ragazzo confusionario e soprattutto ben distante da questo tipo di vita.

La zona che però più mi ha stupita é il piano terra, in particolare il salotto, dove davanti al divano color mattone si trova un camino gigante, fatto di marmo antico. Credo che se avessi uno spazio così d'inverno non uscirei mai, ma rimarrei in casa a leggere un libro mentre mi gusto una cioccolata calda, accompagnata dal fuoco che scoppietta in sottofondo e che emette calore.
Vagamente la sua casa mi ricorda una casetta di montagna, solo un po' più grande e leggermente più moderna.

Nonostante sia la prima volta che mi trovo qua, non ci ho messo molto tempo per ambientarmi e sentirmi come se fossi a casa mia. Micheal é stato molto gentile nel farmi entrare a casa sua, mi ha subito fatto sentire a mio agio e mi ha detto che posso fare ciò che mi pare ogni volta che varco l'ingresso della porta principale.

Questo mi ha fatto riflettere.

Penso che la propria casa sia una cosa parecchio intima e personale, una cosa che non tutti possono vedere e soprattutto un mondo che non tutti sono liberi di esplorare e di farne parte. Personalmente nonostante io non ne abbia ancora una tutta per me, credo che questo discorso valga anche per la mia camera.
Io non faccio entrare chiunque in camera mia. É un mondo che solo io e chi amo può vedere, alla fine il posto in cui viviamo esprime noi stessi più di quanto possiamo pensare. Il fatto che lui mi abbia fatta entrare nel suo piccolo mondo lo apprezzo davvero tanto.

Sono seduta sul divano, o meglio dire, semi sdraiata nell'angolo del divano con sopra una coperta che mi tiene al caldo. Nonostante sia inizio novembre, le temperature continuano a scendere notevolmente e il freddo pungente si avvicina sempre di più.

«Vieni qua che decidiamo cosa mangiare.» afferma Micheal, facendomi cenno di andare da lui in cucina.

La cucina é collegata col salotto, un vero e proprio open space che rende il tutto ancora più confidenziale.

«Ero così comoda.» farfuglio mentre poi mi alzo con fatica dal divano.

Vado a sedermi sulla sedia del tavolo accanto a Micheal, mentre lui tira fuori il cellulare e inizia a scorrere il menù di un ristorante giapponese.

«Che sushi vuoi prendere?» mi domanda poi, girando verso di me il telefono.

«Guarda che non dobbiamo per forza prendere il sushi, non sono venuta qua per questo.» affermo riprendendo il discorso di questo pomeriggio.

Non voglio che pensi che ho accettato di venire da lui solo per questo.
Anche se sono ancora parecchio incazzata e spaventata da ciò che è successo qualche ora fa, ho voglia di passare del tempo con lui.

«Cleofe, scegli che sushi vuoi mangiare.» mi ordina mentre scuote la testa.

«Sei sicuro?»

«Lo so che non sei venuta qua per il sushi. Ammetto che è stata una bella trovata in realtà per convincerti in quel momento, ma non preoccuparti, anche io ho voglia di mangiarlo.» mi sorride.

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