VI - ʙʀᴇᴀᴛʜᴇ

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Nel momento in cui una lama affilata da otto libbre si abbassò sulla sua testa, Akaashi pensò che avrebbero dovuto seguire il sentiero di destra.

Cacciò un urlo di terrore e piegò il collo in avanti.

La spada si conficcò nella testiera del letto e il moro realizzò di essersi salvato per miracolo e che, probabilmente, l'intenzione del nemico era quella di trasformarlo in uno spiedino inchiodolo al letto.

Le schegge di legno gli sfiorarono la pelle.

Il cavaliere cercò di liberare l'arma rimasta intrappolata e Akaashi si aggrappò istintivamente al suo braccio.

La corporatura esile fin dall'infanzia non gli impediva di sfruttare a pieno la forza dei muscoli.

Aumentò la stretta e costrinse la guardia ad abbandonare la presa sull'elsa.

Il vecchio letto scricchiolò sotto peso di entrambi.

L'intenzione di Akaashi era quella di sgusciare sotto il braccio e darsela a gambe, ma il cavaliere lo precedette.

Una mano callosa gli afferrò il collo e il ragazzo annaspò a vuoto.

Si agitò terrorizzato tra le lenzuola e iniziò a scalciare furiosamente.

Non posso morire.

Sapeva solo questo.

Non lo avrebbero ucciso.

Si avventò sulla mano del cavaliere e provò a spingere lontano le dita che lo stavano strozzando, ma la guardia non si smosse di un millimetro.

Si dimenò come un forsennato fino a quando la vista non iniziò ad appannarsi.

Gli mancava troppa aria nei polmoni.

Sarebbe svenuto nel giro di pochi secondi e la guardia lo avrebbe catturato.

I nemici lo avrebbero legato ad un tronco e torturato fino a fargli rivelare il nascondiglio della chiave.

Una chiave di cui lui non conosceva nemmeno la forma.

Una volta accortosi che non possedeva informazioni utili, Wakatsu avrebbe dato l'ordine di farlo fuori.

E Akaashi avrebbe raggiunto i suoi amici, trucidati sicuramente prima di lui.

Il braccio gli ricadde lungo un fianco.

Non voleva arrendersi, ma delle macchioline bianche stavano iniziando a danzargli davanti alle pupille.

Non aveva più energie per combattere.

-ATTENZIONE LA' SOTTO!-

Un guizzo nell'oscurità costrinse Akaashi a sgranare gli occhi.

Il cavaliere si pietrificò di colpo e si riversò sopra di lui, mollando la presa sul suo collo.

Il ragazzò respirò affannato quel poco ossigeno che ebbe a disposizione prima di sentirsi schiacciato dal corpo della guardia.

Spinse via l'uomo e si mise seduto.

Il suo petto si alzava e abbassava in maniera irregolare ma a lui non poteva importare di meno.

-Cerca di respirare.- Gli ricordò amorevolmente Kuroo, staccando la freccia avvelenata dal braccio scoperto del cavaliere.

Akaashi era troppo stanco per rispondergli a tono.

Il ragazzo del Nekoma rigirò tra le dita l'asticella di legno e sorrise.

-La punta è quasi intatta. Posso riutilizzarla.-

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